“Andate a vedere i numeri della Polizia Stradale” così il ministro dei Trasporti Matteo Salvini ha risposto nella giornata di ieri, 5 gennaio 2025, alle associazioni che hanno contestato i numeri degli incidenti stradali da lui diffusi a inizio anno. Secondo un report condiviso da alcune organizzazioni per la sicurezza sulle strade, i morti non sono diminuiti rispetto al 2024 grazie alla riforma del codice della strada voluta dal vicepremier.
Nei primi giorni del 2025, il codice della strada è stato al centro di tante polemiche. Il testo della riforma è sembrato sin da subito troppo severo e a tratti incoerente con l’obiettivo di aumentare la sicurezza stradale. Lo stesso ministro è dovuto tornare sui suoi passi e ora, entro il 20 gennaio, dovrà convocare un tavolo tecnico per affrontare le questioni irrisolte. Tra tutte, quella dei pazienti che fanno uso di cannabis terapeutica e non possono mettersi al volante.
Recentemente si sono registrati attriti tra il Mit e i movimenti per la sicurezza sulla strada. Negli scorsi giorni l’Associazione sostenitori e amici della polizia stradale (Asaps), in collaborazione con l’Associazione Lorenzo Guarnieri, ha pubblicato sul proprio sito un articolo titolato “Ma gli incidenti stradali sono davvero diminuiti dopo l’entrata in vigore del cds” dove analizza i dati in merito ai sinistri verificatisi recentemente. La conclusione? Rispetto a un anno fa, il numero è stabile.
Ha parlato in esclusiva a Tag24 la presidente del Movimento Diritti dei Pedoni, Francesca Chiodi, esprimendo un parere negativo in merito al nuovo codice della strada. Oggi, 6 gennaio 2025, ben 30 associazioni hanno mostrato vicinanza all’Asaps e all’Associazione Lorenzo Guarnieri dopo una nota del ministero dei Trasporti.
La presidente del Movimento Diritti Pedoni sul codice della strada
Due dirette e una nota ministeriale per ribadire il successo del nuovo codice della Strada. Il 3 gennaio è comparso sul sito del ministero dei Trasporti e delle Infrastrutture un comunicato all’interno del quale sono stati riportati i numeri sulla mortalità sulle strade a causa degli incidenti. Stando ai dati diffusi, a Capodanno 2025 c’è stato un calo del 21% dei sinistri stradali (429 contro i 482 dell’anno precedente). Diminuiscono anche i feriti: da 305 a 240.
Ma i numeri non finiscono con il comunicato del ministero dei Trasporti. In una diretta social, Salvini ha parlato di un calo del 25% delle vittime: 50 contro le 67 dell’anno prima. Un dato, quello citato dal ministro, preso dalle rilevazioni della Polizia Stradale e dei Carabinieri che coprono il 34% degli incidenti con lesioni, il restante 66% invece è rilevato dalla polizia municipale. A smentire i dati diffusi dal ministro è l’associazione Asaps che ha bollato le recenti dichiarazioni come “fuorvianti”. Emerge inoltre dal report al quale ha lavorato anche l’Associazione Lorenzo Guarnieri che i morti dall’entrata in vigore della riforma potrebbero essere 111. Si tratterebbe di un dato stabile rispetto all’anno precedente.
Sta arrivando la Befana 🧙♀️ 😊 https://t.co/udupA31YcT
— Matteo Salvini (@matteosalvinimi) January 5, 2025
Salvini non demorde. In una nuova diretta, il ministro risponde alle insistenti domande sul codice della strada ripetendo che ha evitato decessi. Il vicepremier, stando a quanto emerge dal sito dell’Asaps, avrebbe anche contestato le associazioni dicendo che sminuiscono il lavoro delle forze dell’ordine. Oggi in un comunicato, all’interno del quale altre 30 organizzazioni esprimono la loro solidarietà ad Asaps dopo la replica di Salvini, è possibile leggere:
La replica del Ministro è peggiore del buco, poiché dimostra di usare dati incompleti spacciandoli per generali, facendo quindi disinformazione, o, anche peggio, di non conoscere come vengono raccolti i dati sull’incidentalità stradale. Appare fuori luogo l’accusa di svilire l’opera delle Forze dell’Ordine, quando da tempo si chiedono maggiori controlli e soprattutto maggiori risorse, negate dalle politiche di governo nonostante le note carenze di organico. Non solo, il MIT ha usato verso chi ha svolto un necessario lavoro di verifica da fonti pubbliche, un approccio al limite dell’intimidatorio, lamentandone l’ufficiosità e richiamando ad approfondimenti legali non meglio definiti.
Tra le associazioni c’è anche Movimento Diritti dei Pedoni. La presidente Francesca Chiodi ha parlato in esclusiva a Tag24 e ha biasimato le recenti dichiarazioni di Salvini: “I dati sono prematuri” spiega “per valutare un fenomeno come la sicurezza stradale due settimane non bastano, come osservato da Asaps e dall’Associazione Guarnieri si tratta di una parte di un dato…la dichiarazione è molto fuorviante“.
“Come emerge dai dati Istat, Polstrada e carabinieri rilevano solo un terzo delle vittime” prosegue la presidente del Movimento Diritti dei Pedoni “dare un’informazione dicendo che è generale quando in realtà è solo una parte della rilevazione è molto inquietante: o il ministro dei Trasporti ha espresso una posizione su dati parziali o forse non sa come vengono raccolti dal suo ministero“.
Chiodi ribadisce poi che esiste un osservatorio per la Sicurezza stradale, parte del dicastero di Salvini, che a oggi non ha prodotto alcun dato ufficiale sulla mortalità: “Doppiamente grave che il MIT abbia quasi con tono intimidatorio richiamato a possibili verifiche legali su un osservatorio indipendente che supplisce alle mancanze del ministero stesso” spiega Chiodi “non esistono dati ufficiali aggiornati e completi ma solo quelli Istat disponibili con un anno e mezzo di ritardo rispetto all’attualità“.
La necessità di modifiche
Quella degli ultimi giorni non è certo la prima polemica innescata dal codice della strada fortemente voluto da Matteo Salvini. La riforma è stata elogiata dalla maggioranza di governo ma presenta molti aspetti critici. Qualche giorno prima del voto in Senato, è intervenuto su Tag24 il consigliere nazionale della Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta Luca Polverini spiegando che le misure erano troppo restrittive e che il ministero aveva dato poco spazio alle associazioni e alle loro istanze.
Dopo l’entrata in vigore, il 14 dicembre 2024, sono iniziate a emergere non poche polemiche. Le novità previste nel testo sono sembrate da subito agli occhi degli italiani troppo severe. La riforma ha introdotto l’ergastolo della patente per chi guida sotto l’effetto di sostanze o commette gravi reati. Prevista inoltre la sospensione da 7 a 15 giorni del documento per la guida assieme alla decurtazione di venti punti per chi commette diverse infrazioni.
Il codice della strada contiene misure molto severe per chi si mette alla guida sotto l’effetto di alcool o di sostanze stupefacenti. Nel primo caso sono state disposte sanzioni anche per gli “ubriachi recidivi” con l’introduzione dell’alcoolock. Per quanto riguarda l’assunzione di sostanze, si è creato invece un dibattito che vede coinvolti i pazienti che fanno uso di farmaci a base di THC. Entro il 20 gennaio dovrebbe essere convocato un tavolo tecnico per eventuali modifiche.
“Noi abbiamo espresso critiche sui fondamenti della riforma stessa e altri decreti ministeriali che viaggiano sullo stesso impianto” spiega Chiodi parlando del codice della strada “va cambiato, vanno aumentati gli strumenti di prevenzione come i controlli automatici e, sapendo che la maggior parte dei morti avviene nelle città, regolare la velocità“.
Le pene e la prevenzione
La presidente del Movimento Diritti dei Pedoni ha spiegato a Tag24 che chi ha lavorato al testo del codice della strada si è concentrato maggiormente sulle sanzioni prestando poca attenzione alle reali necessità degli utenti della strada: “Servono aumenti degli strumenti automatici o finanziamenti alle forze dell’ordine per il controllo delle strade” prosegue “nessun inasprimento senza controlli può funzionare, all’inizio potrà anche esserci timore ma è – e resta – un successo molto labile“.
Cosa chiedono quindi i movimenti per la sicurezza delle strade? Una maggiore tutela della mobilità attiva e della sicurezza a partire dalla riduzione della velocità e promuovendo la prevenzione. “Bisogna aumentare le infrastrutture per ciclisti e pedoni” spiega Chiodi “purtroppo però sappiamo anche qual è la prospettiva di questo ministero sui controlli e sulla velocità…“.
I prossimi passi
La solidarietà delle trenta associazioni per la sicurezza stradale nei confronti dell’Asaps è un messaggio molto forte: le parti sociali ci sono e continueranno il loro lavoro per la modifica del codice della strada. “Siamo stati presenti e abbiamo alzato la voce” spiega Chiodi a Tag24 “non solo nelle audizioni ma anche nelle piazze, resteremo vigili e monitoreremo quanto sarà fatto: continueremo a essere presenti e chiederemo l’applicazione delle giuste misure per correggere il tiro“.
Le associazioni si batteranno soprattutto sulla delega al governo per la riscrittura del codice della strada che era parte della riforma: “Ci batteremo su questa parte perché è una riscrittura che non passerà nemmeno per il Parlamento, dal punto di vista formale è una forzatura” prosegue la presidente di Movimento Diritti dei Pedoni “il codice è ostile alla mobilità attiva e non costituisce un buon biglietto da visita…continueremo a fare pressione anche sulla lettura dei dati poiché questi ultimi sono fondamentali“.
Infine Chiodi specifica che dopo la nota del MIT all’indirizzo di Asaps il ministero deve delle scuse alle associazioni: “Svolgono un servizio per la cittadinanza e il ministero competente al posto di mettersi al lavoro ha questo approccio…è inaccettabile“. Le associazioni si sono mobilitate e continueranno a battersi per cambiare in meglio il nuovo codice della strada.
La polemica tra Salvini e le associazioni in tre punti
- Polemiche sui dati sugli incidenti stradali: Il ministro Matteo Salvini ha annunciato una diminuzione degli incidenti stradali e delle vittime grazie al nuovo codice della strada, ma associazioni come Asaps e altre contestano i dati, sostenendo che la riduzione sia irrilevante o inesistente e che il ministero abbia usato numeri parziali.
- Critiche al nuovo codice della strada: La riforma è stata definita troppo severa e priva di misure preventive adeguate. Sono emerse problematiche legate ai pazienti che fanno uso di cannabis terapeutica e alla mancanza di infrastrutture e risorse per aumentare la sicurezza stradale. Le associazioni chiedono modifiche al testo e maggiori investimenti in prevenzione.
- Solidarietà delle associazioni e richieste di revisione: Trenta associazioni, tra cui il Movimento Diritti Pedoni, sostengono Asaps e chiedono un approccio più inclusivo e basato su dati completi per migliorare il codice della strada, auspicando una maggiore tutela della mobilità attiva e scuse ufficiali dal ministero per il tono intimidatorio adottato.