La Befana ha lasciato la classica sorpresa nella calza: Elisabetta Belloni, direttrice del Dis, il Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, si è dimessa cinque mesi prima della scadenza naturale del suo mandato.
Romana, 66 anni, Belloni aveva preannunciato alla premier Giorgia Meloni la sua scelta. Ma non solo a lei, evidentemente. Perché la notizia dell’addio ai Servizi si è diffusa già nella serata di ieri e sarà operativa dal 15 gennaio.
Ma ora che futuro attende la prima donna che ha guidato il comparto delle informazioni in Italia? Il primo incarico che potrebbe avere è a livello europeo, da tecnica al fianco della presidente della Commissione Ursula von der Leyen. Tuttavia, è già da qualche anno, precisamente dal 2022, che la sua figura è entrata di diritto nella rosa delle cosiddette riserve della Repubblica.
Belloni, via dai Servizi futuro da riserva della Repubblica
Elisabetta Belloni ha un curriculum davvero ricco, che ha messo d’accordo centrodestra e centrosinistra a proposito delle sue capacità. Dal 2004 al 2008, ha guidato l’Unità di crisi della Farnesina che si occupa della sicurezza degli italiani all’estero. Nel 2014, è stata promossa ambasciatrice. Due anni più tardi, è diventata segretaria generale del ministero degli Esteri. Fu Paolo Gentiloni a volerla in quella veste. Mario Draghi, invece, la promosse, nel maggio 2021, a dirigere il Dis, ruolo in cui Giorgia Meloni l’ha confermata per ben due volte: appena insediata a Palazzo Chigi, nel 2022, e quando, lo scorso anno, prolungò per un anno la sua permanenza alla guida dei Servizi.
Sta di fatto che il nome di Elisabetta Belloni è entrato di prepotenza nello scenario politico a gennaio del 2022, quando era scaduto il primo settennato di Sergio Mattarella al Colle e ci fu la possibilità concreta che fosse eletta lei prima donna Presidente della Repubblica.
A suo favore, uscirono allo scoperto la Lega di Matteo Salvini e il Movimento Cinque Stelle di Giuseppe Conte. Ma anche Giorgia Meloni, con la quale ha conservato un ottimo rapporto in questi anni, era pronta a far convergere su di lei i voti di Fratelli d’Italia. Pure una parte del Pd si stava convincendo della bontà della sua scelta, ma alla fine l’accordo saltò: a Matteo Renzi non convinceva il salto dai Servizi segreti al Quirinale, così le forze politiche decisero di convergere di nuovo su Sergio Mattarella affidandogli un nuovo mandato.
In ogni caso, non fu quella la sola occasione in cui si è fatto il nome di Belloni per ricoprire un incarico più prettamente politico. Quando, ad esempio, Raffaele Fitto è stato nominato commissario a Bruxelles, fu fatto anche il suo nome come nuovo ministro al Pnrr.
Il ruolo di riserva della Repubblica
Come dire: quello di Elisabetta Belloni è un nome che, prima o poi, verrà buono per un incarico di primo piano. Ma già da oggi, con l’addio al Dis, si può considerare ufficialmente una riserva della Repubblica, vale a dire nel Pantheon dei grandi nomi che il Paese può spendere alla bisogna perché con tutta probabilità metterebbe d’accordo la maggioranza delle forze politiche.
Ma, se si vuole dare una definizione di riserva della Repubblica, non si può partire che da Charles De Gaulle: fu il presidente francese a coniare l’espressione, nel 1968, quando impose al primo ministro Georges Pompidou di lasciare la carica:
“Voi non siete più primo ministro, ritenetevi riserva della Repubblica”
Il requisito essenziale per entrare nel novero dei nostri “riservisti”? Di sicuro, essere avvertiti sostanzialmente al di sopra delle parti politiche. Meglio se con una carriera di primo piano spesa nelle istituzioni da tecnico. Meglio ancora se nel campo economico: Banca d’Italia è stata (ed è) l’istituzione che ne ha allevati senz’altro più riserve: da Carlo Azeglio Ciampi a Mario Draghi.
La rosa delle riserve
E allora, facendo un rapido excursus, chi si può considerare riservista doc, come da oggi Elisabetta Belloni? Abbiamo già detto che conquista delle credenziali privilegiate chi cresce nella nostra istituzione economica per eccellenza, Banca d’Italia. Così, oltre a Ciampi e Draghi, si può fare il nome dell’attuale Governatore di via Nazionale, Fabio Panetta.
Ma, rimanendo nel campo dell’economia, senz’altro ha giocato nel ruolo di riserva della Repubblica Carlo Cottarelli, prima della sua avventura politica da senatore eletto tra le fila del Pd (carica da cui si è dimesso dopo nemmeno un anno, nel 2023).
Cottarelli si è fatto apprezzare all’interno del Fondo Monetario Internazionale. Nel 2013, fu nominato dal governo Letta commissario straordinario alla spending review. Nel 2018, prima che Lega e Movimento Cinque Stelle trovassero l’accordo su Giuseppe Conte, fu presidente del Consiglio incaricato per cercare di levare le castagne dal fuoco a un Parlamento in stallo dopo l’esito incerto delle elezioni.
Ma tant’è: riserva della Repubblica possono considerarsi già da qualche anno almeno tre personalità eminentemente politiche.
La prima risponde al nome di Pierferdinando Casini, democristiano di formazione, protagonista dei primi centrodestra targati Berlusconi ma da qualche anno più vicino al centrosinistra (l’ultima volta è stato eletto in Parlamento tra le fila del Pd).
Poi c’è Paolo Gentiloni, che ha già fatto il premier da dicembre del 2016, all’indomani della sconfitta referendaria della riforma costituzionale Renzi-Boschi, a giugno del 2018 e, soprattutto, è stato un commissario italiano a Bruxelles sostanzialmente apprezzato in maniera bipartisan.
E c’è anche Gianfranco Fini, il quale ha il merito storico, con il congresso di Fiuggi del 1995 che sciolse il Movimento Sociale, di aver traghettato la destra postfascista nell’alveo delle forze conservatrici moderne e di aver condannato, in un viaggio a Gerusalemme del 2003, il fascismo (anche se ancora oggi è controverso se abbia utilizzato la dicitura di “male assoluto”).
Tuttavia, Elisabetta Belloni non è l’unica donna che può considerarsi riserva della Repubblica. La virologa Ilaria Capua e l’ex ministra della Giustizia Marta Cartabia possono essere considerate, ad esempio, altre due personalità su cui l’Italia può puntare a occhi chiusi. Anche se quest’ultima, nel 2020, dopo che già aveva ricoperto il ruolo di presidente della Corte Costituzionale, a Tv2000, disse di non considerarsi tale
Ma, in fondo, quale riserva si autodefinirebbe tale?