Sono tre i grandi temi contenuti nei referendum del 2025 in attesa dell’ammissibilità che potrebbe arrivare dalla Corte Costituzionale nei prossimi giorni. Il più atteso potrebbe essere quello sull’autonomia differenziata che è tornata a far discutere dopo la sentenza della Consulta che completamente ridimensionato la legge Calderoli. Toccherà poi a quello sull’integrazione dei migranti, con la proposta di referendum lanciata da diverse associazioni e partiti per rendere minori i tempi per l’ottenimento della cittadinanza italiana.

Passa quasi in sordina il voto sul Jobs Act, la riforma del lavoro voluta fortemente dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi. Il referendum chiede l’abolizione di alcuni dei punti più controversi contenuti nella legge, come il contratto a tutele crescenti. All’interno è previsto un quesito sul lavoro sicuro contro i licenziamenti illegittimi e a tutela dei lavoratori delle piccole imprese. Non resta dunque che attendere il giudizio della Corte Costituzionale: in caso di esito positivo, gli elettori potranno recarsi alle urne nelle date tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025.

Al di là del voto e della sentenza della Consulta, è interessante osservare come questi referendum siano – nella maggior parte dei casi – catalizzatori del dissenso contro il governo di Giorgia Meloni. Fatta eccezione per il voto contro le misure del Jobs Act, i referendum sulla cittadinanza e contro l’autonomia differenziata potrebbero infliggere un duro colpo all’esecutivo nazionale. Non resta che attendere cosa dirà la Consulta.

Il governo Meloni e i referendum del 2025

Quello che è appena iniziato sarà un anno fondamentale per il governo Meloni. Nel corso del 2025 potrebbero esserci diversi referendum concentrati in primavera: uno sul lavoro sicuro e sul Jobs Act, uno contro l’autonomia differenziata e infine uno per facilitare il processo di ottenimento della cittadinanza. Sfide che coinvolgono il governo Meloni: mentre da una parte il primo referendum prevede l’abrogazione di aspetti della riforma del lavoro voluta da Renzi e l’istituzione di norme per tutelare i lavoratori, dall’altra parte saranno toccati temi cari all’esecutivo nazionale.

Il governo non intende fare passi indietro sulla cittadinanza e ritiene che le misure attuali siano adatte, ma non tutta la maggioranza è d’accordo. Forza Italia, negli scorsi mesi, si è detta favorevole allo ius scholae e – assieme a Noi Moderati – ha ribadito la necessità di modificare le norme vigenti per l’ottenimento cittadinanza.

Più preoccupante lo scenario intorno all’autonomia differenziata. La riforma voluta da Calderoli, che porterebbe a una maggiore autonomia delle regioni, resta uno dei punti fondamentali del programma di centrodestra. Il ddl, appoggiato dalla Lega e sostenuto con scetticismo da Forza Italia e Fratelli d’Italia, è già stato sottoposto alla Consulta che ne ha bocciato alcune parti ritenute incostituzionali. Un eventuale referendum potrebbe mettere la parola fine a una legge già fortemente ridimensionata e segnare la fine di uno dei cavalli di battaglia della maggioranza di governo.

Cosa si vota nel 2025?

Lavoro, autonomia differenziata e cittadinanza. Sono questi i macro temi sui quali i cittadini potranno esprimersi nel 2025, Consulta permettendo, e che preoccupano in parte il governo Meloni. Lo scorso settembre erano sette le proposte di referendum che erano riuscite a superare la soglia delle 500mila firme previste. Due riguardano l’autonomia differenziata, uno la legge sulla cittadinanza e quattro contro il Jobs Act. Il risultato è che nella prossima primavera gli italiani potrebbero votare per tre referendum diversi. Ma cosa riguardano i quesiti e quali ripercussioni potrebbero avere? Partiamo da quello più discusso riguardante l’autonomia differenziata.

Il referendum contro il ddl Calderoli ha raccolto i consensi di una larga parte della popolazione ed è probabilmente il più sentito dei tre. I firmatari sono contrari alla legge perché ritengono che la maggiore capacità delle regioni di chiedere maggiori competenze in alcune materie possa creare ulteriori disuguaglianze tra Nord e Sud. Altro referendum particolarmente sentito è quello sulla cittadinanza che potrebbe portare a una riduzione degli anni di residenza in Italia da 10 a 5 per l’ottenimento. L’obiettivo è quello di facilitare l’integrazione degli immigrati irregolari, il voto coinvolgerebbe oltre 2,5 milioni di persone – stando ai dati dei promotori.

Il referendum sul lavoro

Spazio anche al mondo del lavoro, quasi eclissato dai referendum già citati per via del loro peso politico. Nel 2025, il Jobs Act potrebbe conoscere una nuova modifica: la riforma del lavoro voluta da Matteo Renzi potrebbe essere stravolta con un referendum da tre quesiti. Il primo riguarda l’abrogazione del contratto a tutele crescenti, il secondo l’estensione dell’articolo 18 alle piccole medie imprese e il terzo la reintroduzione della causale per i contratti a termine. Promotrice di questo referendum è la Cgil che da sempre si è opposta alle misure previste nella riforma ormai undici anni fa.

Un ultimo voto riguarda la sicurezza sul lavoro e chiede l’abrogazione delle norme che limitano la responsabilità dell’impresa che appalta in caso di infortuni sul lavoro. Questo quesito è stato proposto a fronte dell’alto numero di infortuni sul lavoro e degli incidenti mortali verificatisi negli ultimi anni.

L’attesa per la sentenza della Corte Costituzionale

Lo scorso dicembre la Corte di Cassazione ha verificato che i quesiti contenuti all’interno dei referendum rispettino la Costituzione. Adesso tocca alla Consulta che entro il mese di febbraio – quindi auspicabilmente nei prossimi giorni – potrebbe esprimersi riguardo al voto popolare. La Corte Costituzionale deve infatti verificare se i requisiti sono ammissibili o meno e che rispettino i limiti stabiliti dalla Costituzione. Si voterà probabilmente tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025.

Nella giornata di ieri, 4 gennaio 2024, ha parlato a Tag24 il segretario generale di ActionAid Marco De Ponte in merito al referendum che potrebbe riguardare l’autonomia differenziata sottolineando come il ddl Calderoli presenti aspetti critici.

I referendum in tre punti

  • I referendum del 2025 e i temi principali: Sono in attesa dell’ammissibilità dalla Corte Costituzionale tre referendum che affrontano temi chiave: autonomia differenziata, cittadinanza, Jobs Act e sicurezza sul lavoro. Particolarmente dibattuti sono l’autonomia differenziata, criticata per le potenziali disuguaglianze tra Nord e Sud, e la cittadinanza, che mira a ridurre i tempi di residenza richiesti da 10 a 5 anni.
  • Implicazioni politiche: I referendum potrebbero influire significativamente sul governo Meloni, poiché toccano argomenti divisivi. L’autonomia differenziata e la cittadinanza rappresentano sfide per l’esecutivo, mentre il Jobs Act e il lavoro sicuro riflettono il dissenso contro riforme precedenti.
  • Attesa della Consulta: La Corte Costituzionale si esprimerà entro febbraio 2025 sull’ammissibilità dei quesiti. In caso di esito positivo, il voto potrebbe avvenire tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025, rappresentando un momento cruciale per le politiche sociali e lavorative italiane.