Nelle prossime settimane si scoprirà se ci sarà un referendum contro l’autonomia differenziata. La discussa riforma che porta il nome del ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli è stata per gran parte bocciata dalla Consulta lo scorso dicembre e adesso rischia di non vedere la luce. Il pacchetto di misure, fortemente voluto dalla Lega, aumenterebbe l’autonomia regionale sulle materie concorrenti ed è stato contestato per l’impatto che potrebbe avere sul Sud.
In un contesto dove il gap tra regioni meridionali e settentrionali è ancora molto evidente, il dl Calderoli potrebbe portare a una maggiore spaccatura arrivando addirittura a mettere a repentaglio l’unità nazionale. Questa è la denuncia che arriva dai partiti di opposizione che si sono detti contrari all’autonomia differenziata ribattezzandola “decreto Spacca Italia“.
Contro l’autonomia differenziata non è scesa in campo solo la politica. Il mondo delle associazioni e dei sindacati si è mobilitato, da un anno a questa parte, per chiedere il ritiro del dl Calderoli. La scorsa estate è partita una raccolta firme contro l’autonomia differenziata e nel mese di settembre sono state consegnate alla Corte di Cassazione oltre un milione di adesioni. La data decisiva sarà il 20 gennaio 2025, giornata entro la quale la Consulta valuterà se andare o meno al referendum. Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid, ha parlato in esclusiva a Tag24 del futuro del dl Calderoli e dei rischi per il Paese.
De Ponte su autonomia differenziata e referendum
La riforma sull’autonomia differenziata deve cambiare, e non poco. Questo in estrema sintesi è quanto stabilito dalla Consulta lo scorso dicembre, quando ha ritenuto il dl Calderoli per larga parte incostituzionale. La Corte ha esaminato i ricorsi da parte delle Regioni Puglia, Toscana, Sardegna e Campania e la difesa di Lombardia, Piemonte e Veneto. Alcuni dei punti più importanti della legge Calderoli, che avrebbe dovuto dare una cornice unitaria per l’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione, saranno oggetto di modifiche.
Una sentenza attesa ma non scontata, quella della Consulta. Già lo scorso novembre, erano stati individuati sette punti critici nel dl, tra cui quello riguardante i Livelli essenziali delle prestazioni che lo Stato deve garantire su tutto il territorio. Ora non resta che attendere l’ultima parola da parte della Corte Costituzionale che potrebbe dare il via libera al referendum nei prossimi giorni: il voto popolare potrebbe mettere la parola fine al dl Calderoli e far incassare al governo una sonora sconfitta su una delle sue più importanti proposte da quando Meloni si è insediata a Palazzo Chigi. C’è però un “ma”: la legge è stata in larga parte bocciata, se la Consulta si è già espressa a riguardo avrebbe davvero senso un referendum? Non resta che attendere.
Tra le realtà che si sono espresse contro l’autonomia differenziata c’è anche Forum Disuguaglianze e Diversità che raccoglie al suo interno diverse associazioni, tra cui ActionAid Italia. Il segretario generale Marco De Ponte ha parlato in esclusiva a Tag24 dei danni che potrebbe comportare l’autonomia differenziata. “Bisognerebbe separare l’impianto della legge Calderoli da quello che ne sopravvive oggi” racconta De Ponte “alla base della scelta di essere contro le misure previste dalla riforma c’è la gestione dei servizi pubblici che porterebbe a un peggioramento dei disequilibri che esistono“.
Le preoccupazioni sull’autonomia differenziata
Un dato fondamentale per capire quali danni potrebbe comportate l’autonomia differenziata è la capacità contributiva dei cittadini, molto diversa di Regione in Regione. “Ci sono questioni” spiega De Ponte “che possono essere affrontate solo su scala nazionale o addirittura internazionale“. L’esempio più facile da comprendere è quello della fornitura delle dosi dei vaccini durante la pandemia del 2020, racconta il segretario di ActionAid, spiegando come i negoziati per il siero anti-Covid potevano essere condotti solo a livello nazionale e internazionale e non regionale.
“Non può essere negoziato a livello regionale tutto l’investimento che il pubblico fa in ricerca per la produzione dei vaccini. E nemmeno l’investimento in competenze per poter arrivare ad avere opportunità d’accesso uguali per tutti” prosegue De Ponte “l’autonomia differenziata invece porterebbe a molti piccoli Stati o giurisdizioni che affronterebbero questioni non di loro competenza“.
ActionAid si è concentrata soprattutto sull’aspetto dell’istruzione, uno dei punti maggiormente minacciati dalla riforma dell’autonomia differenziata. “La legge Calderoli è stata quasi completamente svuotata e c’è da chiedersi se il referendum avrà senso. A riguardo dovrà esprimersi la Consulta, lì entreranno in gioco valutazioni anche politiche” spiega il segretario di ActionAid.
La battaglia referendaria andrà avanti
Al di là dell’attesa sentenza della Corte Costituzionale, la battaglia contro l’autonomia differenziata andrà avanti. “Le forze politiche e le associazioni vogliono continuare a contrastare questa legge che si nutre di una narrativa pubblica secondo cui molte questioni possono essere affrontate in maniera locale” spiega De Ponte “a fronte di questa narrazione vale la pena andare avanti per impedire l’avanzamento di una riforma svuotata ma ancora pericolosa“.
Il segretario denuncia anche l’assenza nella riforma di procedimenti essenziali. Nel dl è infatti stabilito come chiedere maggiore autonomia ma mancano parametri per determinare se va a vantaggio dei cittadini o meno: “Alcune questioni di fondo vanno affrontate diversamente, a volte l’autonomia può andare a vantaggio dei potentati locali ma non necessariamente dei cittadini. Nemmeno di quelli del Nord, come si tende a semplificare“.
L’anno dei referendum
Non c’è solo il dl Calderoli, quest’anno si voterà per altri cinque referendum: quattro sul lavoro e uno sulla cittadinanza. Proprio quest’ultimo ha, secondo De Ponte, un carattere più simbolico che sostanziale: il quesito che sarà votato in primavera prevede che gli anni di residenza continuativa in Italia siano cinque prima di chiedere di diventare cittadini.
“Le battaglie per questi due referendum” spiega De Ponte “attirano una parte del Paese che non si sente rappresentata dalle forze di maggioranza e pertanto andrebbero viste insieme“. La grande coalizione che ha organizzato l’opposizione all’autonomia differenziata costituisce un esempio: ci sono grandi associazioni del mondo cattolico e laico. “Si è trovato un canale attraverso il quale convogliare un disagio piuttosto diffuso” conclude De Ponte.
Il referendum sull’autonomia differenziata in tre punti
- Il futuro dell’autonomia differenziata: La riforma Calderoli, proposta per ampliare l’autonomia regionale, è stata in gran parte bocciata dalla Corte Costituzionale per profili di incostituzionalità e rischia di aumentare il divario tra Nord e Sud. La Consulta si pronuncerà entro il 20 gennaio 2025 sull’eventualità di un referendum, mentre opposizioni e associazioni denunciano i rischi di una frammentazione dell’unità nazionale.
- Critiche e mobilitazione contro la riforma: Forum Disuguaglianze e Diversità, ActionAid, sindacati e associazioni hanno espresso forte opposizione, evidenziando che l’autonomia differenziata peggiorerebbe i disequilibri regionali, in particolare in settori come sanità e istruzione. Un esempio citato è l’impossibilità di gestire adeguatamente temi di portata nazionale, come la distribuzione dei vaccini, a livello regionale.
- Battaglia referendaria e contesto politico: Nonostante lo svuotamento della riforma, la mobilitazione continua per evitare che misure potenzialmente dannose avanzino. Questo si inserisce in un anno di intensi dibattiti su referendum, che includeranno anche temi come il lavoro e la cittadinanza, coinvolgendo parti della società non rappresentate dalla maggioranza.