Sembra essere arrivato ad una svolta, dopo 45 anni dai fatti, il caso di Piersanti Mattarella, ucciso nel gennaio 1980 in un agguato a Palermo. Stando a quanto riporta La Repubblica, la Procura competente avrebbe da poco iscritto nel registro degli indagati il nome di due uomini: sarebbero accusati di essere stati gli esecutori materiali del delitto.

Due nuovi indagati per l’omicidio di Piersanti Mattarella

Si tratta, secondo il quotidiano romano, “di soggetti legati alla mafia“. I loro nomi non sono stati resi noti. Si sa, però, che sono sospettati di “essere stati i sicari dell’esponente della Democrazia Cristiana” Piersanti Mattarella, fratello dell’attuale Presidente della Repubblica.

A portare a loro sarebbero state “nuove rivelazioni, nuovi dati e riscontri” della Procura di Palermo, che in passato aveva indagato come esecutori materiali del delitto i terroristi neri Valerio “Giusva” Fioravanti e Roberto Cavallini, alla fine assolti in via definitiva.

La svolta a quasi 45 anni dall’agguato di Palermo

I fatti di cui si parla risalgono al 6 gennaio 1980, una domenica. Mattarella, all’epoca Presidente della Regione Sicilia – molto impegnato nella lotta alla mafia – fu colto di sorpresa davanti alla sua abitazione nel centro di Palermo.

Si stava recando in chiesa insieme alla moglie Irma Chiazzese e ai figli Bernardo e Maria, quando un giovane a volto scoperto, armato di una Colt Cobra calibro 38, gli sparò quattro colpi attraverso il finestrino della sua auto. L’arma si inceppò; un complice, a quel punto, gli passò un’altra pistola, una Smith & Wesson.

Furono sparati altri quattro colpi; alcuni ferirono Chiazzese. Mattarella, invece, morì. La vedova riconobbe l’ex Nar Fioravanti come una persona “somigliante” al killer. Un giovane “con l’aspetto da bravo ragazzo, alto circa un metro e settanta, corporatura robusta, capelli castani, occhiali scuri”.

Poi, alla fine degli anni Novanta, il collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo fece il nome del boss di Resuttana Antonino “Nino” Madonia, primogenito di Francesco “Ciccio” Madonia, sostenendo che fosse stato lui a sparare. E mise in evidenza come fosse “praticamente un sosia di Fioravanti”.

Che il delitto si sia consumato nel territorio della sua famiglia – come la strage di via d’Amelio – è indubbio. Così come indubbio è il ruolo ricoperto dai Madonia in vari agguati di mafia (“Nino” sta scontando sette ergastoli). “Forse non è solo una coincidenza”, scrive La Repubblica.

I mandanti sono già stati condannati

Per l’omicidio Mattarella sono stati condannati solo i mandanti, i componenti della cosiddetta Cupola di Cosa Nostra Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nené Geraci.

Con l’iscrizione dei nuovi nomi nel registro degli indagati, dopo tanti anni si potrebbe finalmente aprire un processo a carico dei killer. La speranza è che si ponga così fine a un caso che resta, in parte, un giallo irrisolto.

Gli eventi in programma per il 6 gennaio

In occasione del 45esimo anniversario della sua morte, Mattarella sarà ricordato dalla Rai con un doppio appuntamento. Domenica 5 gennaio alle 23.00 sarà trasmesso su Rai 3 lo speciale “Piersanti Mattarella, 6 gennaio 1980”, che ricostruisce il contesto in cui è maturato il delitto e le successive indagini.

Lunedì 6 gennaio, Paolo Mieli e il prof. Salvatore Lupo si concentreranno, invece, in “Passato e presente” (Rai Storia, ore 13.15) sull’ascesa politica di Mattarella, parlando della sua lotta contro la mafia. Un “sogno spezzato” nel giorno dell’Epifania di tanti anni fa.

Cosa sappiamo del caso Mattarella, fino ad oggi

  • Svolta nelle indagini: dopo 45 anni dall’omicidio di Piersanti Mattarella, ex presidente della Regione Sicilia, la Procura di Palermo ha iscritto nel registro degli indagati i nomi di due “soggetti legati alla mafia”. Sono accusati di essere gli esecutori materiali del delitto.
  • Dettagli dell’omicidio: Mattarella fu ucciso il 6 gennaio 1980, mentre si recava in chiesa con la famiglia a Palermo. La vedova aveva riconosciuto una somiglianza tra l’assalitore e il terrorista Fioravanti, ma successivamente il collaboratore di giustizia Francesco Di Carlo indicò il boss Antonino “Nino” Madonia come possibile sicario.
  • Nuove indagini e memoria storica: nonostante i mandanti dell’omicidio siano stati condannati, il caso rimane parzialmente irrisolto. In occasione del 45° anniversario, la Rai trasmetterà programmi speciali per ricordare la vittima e il suo impegno contro la mafia.