Ci sono casi di omicidio che per loro natura scuotono più di altri, come quello di Francesca Alinovi, la critica d’arte di fama internazionale uccisa in via del Riccio, a Bologna, nel giugno 1983. Un caso che, per diverso tempo, è stato soprannominato “il giallo del Dams”, dal nome del dipartimento universitario in cui la donna insegnava, e su cui ancora in tanti nutrono dubbi. L’uomo condannato, infatti, si è sempre proclamato innocente. Ecco la storia.
Chi era Francesca Alinovi
Nel 1983, Francesca Alinovi ha 35 anni. È una critica d’arte brillante e una talent scout di fama internazionale. Scopritrice di tendenze e innovazioni, ha fondato, da poco, la corrente dell’enfatismo, che mescola arte e vita, vita e arte.
Al Dams di Bologna, il Dipartimento di Arte, Musica e Spettacolo della Facoltà di Lettere, dove insegna anche lo scrittore Umberto Eco, è ricercatrice di estetica e tiene seminari. È una donna forte, ma anche fragile.
“Francesco […] ha il mio nome e mi assomiglia. Assomiglia alla mia versione al maschile. Quella che avrei voluto essere”, scrive nel suo diario. E ancora: “Sono innamorata di Francesco”. Francesco è un suo allievo, un pittore 23enne di Pescara che ha contribuito a lanciare. Un ragazzo bello e tormentato: Francesco Ciancabilla.
Anche lui frequenta il Dams, che al tempo è un punto di riferimento per la cultura progressista e non convenzionale. Come Francesca, ama l’arte in tutte le sue forme. È vivace, ma è anche problematico: non di rado, secondo chi lo conosce, fa uso di eroina.
Il ritrovamento del cadavere e le indagini per omicidio
Il 15 giugno 1983, gli inquirenti scoprono il cadavere della Alinovi nel suo appartamento al secondo piano di via del Riccio 7. È adagiato su un lato, martoriato da 47 coltellate, una quelle quali ha reciso la giugulare, facendola annegare nel proprio sangue. Sulla finestra del bagno c’è una scritta:
Your not alone any…way (Non sei sola, comunque).
Le prime indagini rivelano che Ciancabilla era stato l’ultimo a vederla viva, il 12 giugno. Intercettato dai suoi genitori a Pescara, il ragazzo conferma tutto, aggiungendo però che quando ha lasciato casa sua, alle 19.30, Francesca era ancora viva.
Le sue dichiarazioni non convincono. Soprattutto perché il medico-legale che ha eseguito l’autopsia ha collocato il decesso in un arco temporale compreso tra le 17.30, orario dell’ultima telefonata di un allievo alla vittima, e le 22-23 della stessa sera.
Gli indizi a carico di Francesco Ciancabilla
Una serie di indizi portano gli inquirenti a concentrarsi su Ciancabilla. Non ci sono solo le discrepanze sugli orari, ma anche i litigi documentati tra lui e la vittima. Il fatto che, secondo alcuni, non sopportasse le attenzioni che lei gli riservava e le sue richieste di smettere di drogarsi. Il 21 giugno, alla fine, il ragazzo viene arrestato.
Il processo e la latitanza, fino alla cattura nel 1997
Il processo a carico di Ciancabilla si apre a Bologna il 3 gennaio 1985. I suoi avvocati sostengono che sia completamente estraneo ai fatti, basando la loro difesa su vari elementi, come il fatto che sulla scena del crimine e sui suoi vestiti non fossero state trovate sue tracce.
Gli avvocati contestano anche le perizie, come quella sul Rolex della vittima, che aveva fissato l’orario del decesso alle 18.12 del 12 giugno. Nonostante la richiesta di condanna da parte dell’accusa, Ciancabilla viene inizialmente assolto “per mancanza di prove”.
Il 3 dicembre 1986, la Corte d’Assise d’Appello ribalta la sentenza e lo condanna a 15 anni di reclusione. Durante la lettura del dispositivo, Ciancabilla non è in aula: è fuggito. È ancora latitante quando, due anni dopo, la Cassazione conferma la condanna.
Viene arrestato in Spagna oltre dieci anni dopo, sotto falso nome, ed estradato. Ha scontato 9 anni di prigione, continuando a dirsi innocente. Oggi vive nel Pescarese e negli ambienti artistici si fa chiamare con lo pseudonimo di “Frisco”.
I punti salienti del caso Alinovi
- Il profilo di Francesca Alinovi: Critica d’arte e docente al Dams di Bologna, Francesca Alinovi era una figura di spicco nel panorama culturale degli anni ’80, nota per aver lanciato la corrente dell’enfatismo. La sua tormentata relazione con l’allievo Francesco Ciancabilla, aspirante pittore, è centrale nel caso.
- Il ritrovamento del cadavere e le indagini: nel giugno 1983, Francesca Alinovi viene trovata morta nel suo appartamento. Il medico-legale stabilisce che è stata colpita con 47 coltellate e le indagini si concentrano su Francesco Ciancabilla, l’ultimo ad averla vista viva. Una serie di indizi portano al suo arresto.
- Il processo e la latitanza: Ciancabilla viene inizialmente assolto per mancanza di prove, ma la condanna viene successivamente ribaltata in Appello. Fuggito all’estero, viene arrestato in Spagna nel 1997. Nonostante la condanna, continua a dichiararsi innocente. Oggi è un uomo libero.