La Transnistria è una regione separatista della Moldavia, situata lungo il fiume Dniester, che ha dichiarato unilateralmente la propria indipendenza nel 1990. Nonostante ciò, non è riconosciuta a livello internazionale ed è ufficialmente considerata parte della Moldavia.

Dal punto di vista politico e militare, la Transnistria è strettamente legata alla Russia, che mantiene una presenza militare nella regione attraverso le forze di pace e il supporto a un piccolo contingente armato locale. Questo legame con Mosca rende la Transnistria un punto di tensione geopolitica tra la Russia e l’Occidente, specialmente nell’ambito del conflitto ucraino.

La regione vive una situazione di stallo politico, con un’economia fragile che dipende in gran parte dagli aiuti russi. Negli ultimi anni, la Moldavia ha cercato di avvicinarsi all’Unione Europea, ma il conflitto irrisolto con la Transnistria continua a rappresentare un ostacolo per la stabilità e lo sviluppo del Paese.

La carenza di gas in Transnistria

Lo stop delle forniture di gas da parte di Gazprom ha aggravato le difficoltà energetiche della Moldavia, già provata da una crisi economica e dall’aumento dei prezzi globali. La Transnistria, che dipende dal gas russo, si trova in una posizione critica: la regione ospita la principale centrale elettrica che fornisce energia alla Moldavia, ma la carenza di gas mette a rischio l’equilibrio energetico.

Questa situazione evidenzia le vulnerabilità energetiche della Moldavia e le tensioni politiche legate alla dipendenza dal gas russo, aumentando la pressione su entrambe le parti per trovare soluzioni alternative e diversificare le fonti di approvvigionamento.

Questa mattina, su Radio Cusano Campus, è intervenuto Carlo Policano, giornalista corrispondente da Chisinau, capitale della Moldavia, per descrivere nel dettaglio l’attuale situazione. “Il problema della Transnistria è una questione che dura da trent’anni”, ha spiegato Policano aggiungendo che “Questa regione, autoproclamatasi autonoma unilateralmente, soffrirà più di altre lo stop al gas russo verso l’Europa. Prima della guerra, anche la Moldavia dipendeva per il 90% dal gas importato dalla Russia. Tuttavia, dopo l’inizio del conflitto, la Moldavia ha trovato fornitori alternativi in Europa. La crisi del gas, dunque, qui ad ora non esiste: ieri, ad esempio, la Romania ha trasportato 5 milioni di metri cubi di gas, garantendo una copertura sufficiente per la stagione invernale”.

Il problema principale riguarda la Transnistria, che riceve il gas esclusivamente attraverso un impianto ora bloccato dall’Ucraina, rimanendo di fatto senza approvvigionamento. Questo crea una grave difficoltà, poiché il gas alimentava la trasformazione energetica nella diga di Cuciurgan, che forniva il 78% dell’energia elettrica alla Moldavia. Non è però la prima volta che la regione si trova senza gas dalla Russia: in passato è già successo. In un certo senso, siamo abituati a questa leva, a questo ricatto politico“, ha affermato Policano”.

La questione del debito del gas

Policano ha sottolineato che: “la società Moldavia Gas è composta per il 50% + 1 da Gazprom, per il 30% dalla Transnistria e il restante dalla Moldavia. Tuttavia, le azioni della Transnistria sono gestite da Gazprom. In questi 30 anni, i cittadini della Transnistria non hanno praticamente pagato il gas o lo hanno fatto a un costo simbolico di 2 lei, mentre noi in Moldavia lo pagavamo 14 lei. Questo ha portato a un debito enorme che la Russia ora utilizza come strumento politico, chiedendo alla Moldavia di saldarlo”.

Per la Russia, quando si parla di debiti, Moldavia e Transnistria sono considerate un’unica entità. Politicamente, però, sostiene la Transnistria, anche grazie alla presenza della 14ª Armata, che in passato ha combattuto contro la Moldavia”, ha affermato Policano.

Il sentimento filorusso e le tensioni sociali

Policano ha spiegato che “la Transnistria ha una popolazione multietnica: 30% moldavi, 30% russi e il resto ucraini e altre etnie. La situazione è diversa dal Donbass, perché la Transnistria è geograficamente limitata dall’Ucraina da una parte e dalla Moldavia dall’altra. A meno di clamorosi colpi di mano, è probabile che si troverà un accordo pacifico con la Moldavia per risolvere questa questione, che la Russia non ha mai voluto affrontare seriamente.”

“Esiste un’anima filorussa, ma è limitata al 30% della popolazione -ha spiegato Policano-. Tuttavia, in momenti di crisi, come quello attuale, il rischio di malcontento aumenta. L’imminente aumento delle bollette del gas è una delle leve utilizzate dalla Russia per alimentare il dissenso. Non è una novità: la Russia ha spesso animato proteste, anche pagando persone disposte a scendere in piazza”.

“In tale contesto -ha evidenziato Policano- è cruciale che la parte filo-europea della Moldavia lavori per superare la crisi. La propaganda filorussa, pur essendo forte, è apertamente contrastata dalle istituzioni moldave e dalle forze filo-europee. Le opposizioni, però, spesso sfruttano questa disinformazione per indebolire il governo in carica.”

Libertà di stampa e propaganda

Policano ha sottolineato che non ci sono problemi di libertà di stampa in Moldavia: il paese si posiziona persino meglio dell’Italia in questo ambito. Io stesso ho criticato apertamente le posizioni filorusse senza subire alcuna conseguenza. Certo, la propaganda esiste, soprattutto dalla parte russa, che cerca di creare confusione e fomentare il dissenso”.

“Negli ultimi 30 anni, la Russia ha lavorato molto sui politici di opposizione in Moldavia, portando avanti una vera e propria guerra ibrida. Anche lo stop di Gazprom viene strumentalizzato dalle opposizioni per accusare l’attuale governo. È una situazione complessa, in cui entrambe le parti usano le proprie armi, spesso ricorrendo alla disinformazione”, ha concluso Policano.