È trascorsa un’altra giornata purtroppo interlocutoria nei riguardi di Cecilia Sala. La giornalista, detenuta in Iran dal 19 dicembre 2024 senza che alcuna accusa sia stata formulata a suo carico, resta nel carcere di Evin in una cella di isolamento e senza poter ricevere dall’Italia alcunché.
Proprio su questi due punti le opposizioni, principalmente Italia Viva e Partito Democratico, hanno manifestato la propria insoddisfazione per quanto espresso dal ministro degli Esteri Antonio Tajani. Nessuno mette in dubbio che servano attenzione e serietà in un delicatissimo gioco diplomatico fra Italia e Iran, ma non è accettabile considerare una cella d’isolamento con luci sempre accese e senza un materasso come una “cella singola”, secondo l’espressione usata dallo stesso Tajani.
I genitori di Sala nel frattempo hanno chiesto ai media di parlare il meno possibile della vicenda, in modo da favorire il dialogo fra le autorità diplomatiche iraniane e italiane.
Liberazione Cecilia Sala, opposizioni: “Tajani dica cosa vuole fare”
L’auspicio che le forze di governo e quelle di opposizione si trovassero d’accordo riguardo la liberazione di Cecilia Sala è durata giusto qualche giorno. Per evitare fraintendimenti, in entrambi gli schieramenti non si sono sprecate le espressioni di speranza e auspicio che la giornalista romana torni al più presto in Italia, ma si sta creando una profonda divergenza nei mezzi e nei modi da utilizzare per raggiungere tale risultato.
A finire sotto le critiche delle forze d’opposizione, dal Movimento 5Stelle al Partito Democratico, da AVS a +Europa, sono state le recenti dichiarazioni del ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani. Questi aveva assicurato che Sala avesse ricevuto un pacco contenente alcuni beni di prima necessità e che si trovasse in una “cella singola” nel carcere di Evin.
Nulla di più lontano dalla realtà, purtroppo: la “cella singola” altro non è che una cella d’isolamento, senza cuscini o materassi e con una luce perennemente accesa; il pacco contenente una mascherina per gli occhi (per permettere a Sala di riposare gli occhi nonostante le condizioni di detenzione) e altre cose provenienti dall’Italia è stato trattenuto dalle autorità iraniane per motivi ignoti.
Uno dei primi a chiedere a Tajani e al governo un deciso cambio di passo è stato Peppe Provenzano, deputato PD e responsabili esteri dem, che a Repubblica allontana da sé le accuse di aver creato forzosamente una polemica in un momento così delicato. Allo stesso tempo, però, Provenzano ritiene necessario smuovere il governo affinché spieghi pubblicamente cosa stia succedendo:
C’è un tempo per la polemica e un tempo in cui tutto il Paese deve unirsi, per essere più forte. È questo il senso dell’invito alla condivisione che abbiamo fatto al governo, soprattutto alla luce delle notizie allarmanti sul suo stato di detenzione. Le modalità di coinvolgimento le valuti l’esecutivo, ma l’Iran deve sapere che dietro l’angoscia dei familiari e del presidente Mattarella per Cecilia Sala c’è l’Italia.
Il luogo decisivo deve essere anche il Parlamento: se la diplomazia ha i suoi tempi e i suoi modi (considerato anche che ad esser coinvolti sono anche gli Stati Uniti), è necessario allo stesso tempo che il governo possa discutere anche con le opposizioni dei prossimi passi. Lavorare con discrezione, aggiunge Provenzano, non significa snobbare o sottacere le condizioni gravi di detenzione che Sala subisce:
Ho visto opinionisti di destra che hanno accusato il mondo femminista e la sinistra di scarsa iniziativa. Se abbiamo agito fin qui con discrezione è esclusivamente per senso di responsabilità. Devono averlo tutti.
Alessandra Maiorino, vicepresidente del gruppo M5S al Senato, dal canto suo ha aggiunto che all’interno della stessa Forza Italia (uno dei partiti di maggioranza e del quale Tajani è il massimo rappresentante) sembra esserci una preoccupante presenza di informazioni discordanti.
Perché il ministro degli Esteri italiano ha riferito del pacco consegnato a Sala quando successivamente si è scoperto che ciò non era vero? L’ambasciatrice italiana in Iran, Paola Amadei, è stata presa in giro o il tutto fa parte di una precisa strategia iraniana? Maiorino non ha la risposta a queste domande, ma amplifica la richiesta di Provenzano affinché le forze di governo riferiscano cosa sanno:
Un esponente di Forza Italia, Salini, ha detto che nei due giorni e mezzo intercorsi tra l’arresto dell’ingegnere iraniano e quello di Cecilia Sala si sarebbe potuto fare di più. Una dichiarazione che lascia alquanto allibiti considerata anche la delicatezza della vicenda. Mi chiedo se all’interno dei partiti di centrodestra circolino altre informazioni rispetto a quelle consultabili questi giorni e nelle ultime ore.
Il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera Alfredo Antoniozzi, infine, chiude il giro delle dichiarazioni difendendo l’operato del governo e, fra le righe, quello dello stesso Tajani. A differenza di Francesco Bonifazi di Italia Viva, che senza mezzi termini ha definito le parole del ministro “imbarazzanti”, Antoniozzi chiede serietà a tutte le parti coinvolte.
È giusto che le opposizioni chiedano informazioni, ma senza intralciare il delicato lavoro diplomatico che si sta svolgendo in queste ore:
Il governo sta agendo con abnegazione e impegno ed è necessario che non vi siano polemiche, ma si dimostri senso dello Stato. L’azione del governo segue le giuste vie diplomatiche, ma siamo tutti fiduciosi che si arrivi a una soluzione della vicenda, per la quale anche le opposizioni devono dimostrare serietà.
I genitori di Sala chiedono riservatezza ai media
Ormai è chiaro a tanti che l’Iran abbia reagito così a causa dell’incarcerazione di Mohamad Abedini Najafabadi, ingegnere iraniano-svizzero detenuto a Opera con l’accusa (formulata dagli USA) di aver fornito parti fondamentali per la costruzione di alcuni droni che avrebbero provocato la morte di 3 soldati statunitensi un anno fa.
Risalta inoltre la profonda differenza nelle modalità di detenzione che Sala e Njafabadi stanno vivendo in questi giorni. Da un lato, una giornalista dotata di regolari permessi e seguita da un fixer autorizzato dalle autorità iraniane, arrestata senza che le accuse a suo carico siano state ancora formulate; dall’altro un ingegnere il cui fermo è stato deciso da autorità giudiziarie indipendenti da quelle politiche, che pure devono capire se le accuse a suo carico hanno un qualche fondamento.
In tutto ciò si inserisce la nota che i genitori di Sala, Elisabetta Vernoni e Renato Sala, hanno pubblicato ieri 3 gennaio 2025. Il senso della loro richiesta, il silenzio dei media sulla vicenda che ha coinvolto la loro giovane figlia, non è teso alla censura o al divieto di parlare di questa vicenda, quanto il supplemento d’attenzione che tutti devono porre affinché nessuno possa avvalersi di pretesti per non fare il proprio dovere:
La situazione di nostra figlia, Cecilia Sala, chiusa in una prigione di Teheran da 16 giorni, è complicata e molto preoccupante. Per provare a riportarla a casa il nostro governo si è mobilitato al massimo e ora sono necessari oltre agli sforzi delle autorità italiane anche riservatezza e discrezione. La fase a cui siamo arrivati è, però, molto delicata e la sensazione è che il grande dibattito mediatico su ciò che si può o si dovrebbe fare rischi di allungare i tempi e di rendere più complicata e lontana una soluzione.
I vertici del Partito Radicale, rappresentati da Maurizio Turco e Irene Testa (segretario e tesoriere del partito), hanno accettato la richiesta e annullato una manifestazione indetta per la mattinata del 6 gennaio a favore di Sala e di tutte le donne che in Iran protestano contro il regime teocratico.
Il contegno mostrato da Veroni dopo l’incontro con la premier Giorgia Meloni è, in questo momento, certamente molto diverso da quello mostrato da Roberto Salis, padre dell’eurodeputata per AVS Ilaria Salis. Non si discute tanto qui di chi abbia ragione o meno, ma nel “grande dibattito mediatico” citato dalla madre di Sala non può non rientrare uno degli ultimi tweet che Roberto ha postato sul suo profilo X.
Per Chico Forti e per Sala il governo ha sempre mostrato un interesse che lo ha portato a muoversi alacremente, mentre per Ilaria – detenuta a lungo in Ungheria con accuse pretestuose e in cattive condizioni – il padre suggerisce che lo stesso abbia mostrato una lentezza esasperante. Nei momenti più caldi dello scontro fra Roberto Salis e governo, sembrava che quest’ultimo si facesse desiderare prima di incontrare il padre dell’insegnante.
Continua il dialogo fra Iran e Italia
La giornata di ieri non ha portato grossi sviluppi e la difficoltà del governo italiano nel conciliare sia la necessità di riportare a casa una sua concittadina che quella di non scontentare la richiesta del suo alleato statunitense affronta anche l’atteggiamento sprezzante che le autorità iraniane hanno mostrato in queste ore.
Il direttore generale Europa del ministero degli Esteri iraniano a Teheran ha incontrato nella mattinata di ieri l’ambasciatrice italiana in Iran, Amadei per l’appunto, la cui richiesta di immediata scarcerazione e di condizioni di prigionia più dignitose è stata reiterata anche su input del governo italiano.
Le critiche delle opposizioni hanno prodotto poi un risultato: Alfredo Mantovano, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, riferirà al Copasir lunedì 6 gennaio le ultime comunicazioni in merito ad una storia che dimostra ancora una volta quanta distanza ci sia fra una civiltà del diritto (come quella italiana, dove pure la giustizia ha le sue criticità) e quella in cui la dignità delle persone è un accessorio o una pedina buona per qualche scambio diplomatico.
I tre punti salienti dell’articolo
- Detenzione di Cecilia Sala e reazioni politiche: Cecilia Sala è detenuta in Iran dal 19 dicembre 2024 senza accuse formali. Le opposizioni italiane, tra cui Italia Viva e il Partito Democratico, hanno criticato il ministro degli Esteri Antonio Tajani per le sue dichiarazioni imprecise, definendo la sua “cella singola” una vera e propria cella d’isolamento senza condizioni adeguate.
- Richiesta di riservatezza e discrezione: i genitori di Cecilia Sala hanno chiesto ai media di limitare la copertura della vicenda, evidenziando che la diplomazia italiana deve agire con discrezione per evitare di complicare ulteriormente la situazione. La loro richiesta è finalizzata a garantire una soluzione più rapida e efficace.
- Conflitto politico e diplomatico: le forze politiche italiane sono divise sulla gestione del caso. Mentre alcuni esponenti di governo difendono l’operato di Tajani, le opposizioni chiedono maggiore chiarezza e trasparenza. La diplomazia italiana è in un delicato equilibrio tra evitare polemiche interne e mantenere buone relazioni con gli Stati Uniti.