Per una legge di natura, e della politica, tutto finisce. O, chissà, si trasforma. Fatto sta che per Luca Zaia e Vincenzo De Luca, i due super Governatori di Veneto e Campania, il 2025 non promette nulla di buono. Il perché è molto facile da intuire: entrambi sono a fine corsa. I loro mandati elettorali volgono al termine e, a meno di miracoli, che pure in politica non si possono mai escludere, non potranno ricandidarsi.

Zaia, classe 1968, è presidente del Veneto dal 2010: ha alle spalle già tre mandati a Palazzo Balbi. De Luca, classe 1949, è presidente della Campania dal 2015 e ora la sua unica speranza di correre ancora per Palazzo Santa Lucia è che il Governo non impugni la legge elettorale che si è fatto approvare dal suo consiglio regionale, in barba a Elly Schlein, lo scorso 5 novembre.

Una speranza assai flebile. Perché Palazzo Chigi ha già preannunciato, tramite il ministro Calderoli, che farà ricorso davanti alla Corte Costituzionale e che, di fatto, la neutralizzerà. I legali sono già al lavoro: la legge campana, che, automaticamente rimetterebbe in corsa anche Zaia in Veneto, sarà impugnata entro il 10 gennaio.

Per i miracoli, quindi, rimane solo una settimana di tempo. Ma, tra soli tre giorni, arriverà la Befana. E chissà se, nella calza, anche Zaia e De Luca potranno trovare una sorpresa. E non solo carbone.

Zaia e De Luca, nel 2025 la fine della corsa in Veneto e Campania

Quello appena trascorso, in ogni caso, è stato un Capodanno assai mesto per i due super Governatori, i politici che più di tutti gli altri hanno prestato le loro facce alle regioni che amministrato. Impossibile pensare al Veneto senza pensare a Zaia. Impossibile pensare alla Campania senza pensare a De Luca. Ma il 2025, inesorabilmente, porta la data di scadenza per entrambi. Così anche la loro proverbiale verve sui social sembra appannarsi. Zaia ha dedicato il primo post del nuovo anno alla pace nel mondo

De Luca, invece, nemmeno quello. Ha detto tutto in una conferenza stampa nel corso della quale ha lanciato un libro, “Un anno per la Campania 2024”, che gli serve a magnificare, un pò alla Crozza, i mirabolanti risultati che ha ottenuto la regione sotto la sua amministrazione negli ultimi dodici mesi

Il fatto è che ora quel libro De Luca rischia di doverlo chiudere per sempre.

Il ricorso del Governo

Perché il Governo, con tutta probabilità, andrà fino in fondo e bloccherà la legge varata dalla Regione Campania che dà la possibilità a De Luca, e di conseguenza a Zaia, di ricandidarsi?

I motivi di interesse di Giorgia Meloni sono due. In Veneto perché, con Fratelli d’Italia, vorrebbe interrompere la dynasty leghista piazzando un suo uomo a capo di una delle regioni-locomotiva dell’economia italiana. In Campania perché, al netto di vecchi rancori con De Luca, (“Sono quella str… della Meloni” rimarrà agli annali, qui nella versione del Tg di La7)

la premier ha tutto l’interesse di spaccare il campo avversario. Da ultima dichiarazione del Governatore:

“C’è una sola certezza, anzi due: io non mi dimetterò e mi candiderò”

Quindi, Giorgia Meloni ha la possibilità quantomeno di inquinare i pozzi dall’altra parte e di spianare la via per un ritorno del centrodestra alla guida della Campania. Non ci rinuncerà.

Il silenzio e a solidarietà dei diretti interessati

Sta di fatto che, fino al 10 gennaio, fino al deposito da parte del Governo del ricorso davanti alla Corte Costitizionale, De Luca e Zaia, che pur essendo uno del Pd e l’altro della Lega si trovano da sempre molto simpatici, si sono ripomessi di osservare il più ferreo silenzio. Da Palazzo Santa Lucia, De Luca, negli ultimi giorni del 2024, ha fatto sapere:

“Io parlerò ufficialmente tra due settimane”

E da Palazzo Balbi, Zaia, tramite il suo staff, gli ha fatto eco annullando tutte le interviste:

“Se ne parla dopo le feste”

Più probabilmente: dopo che il Governo gli ha fatto la festa. La preoccupazione nella testa del Doge è lampante. Ai giornalisti che lo hanno incalzato nell’ultima occasione utile ha risposto:

“Sul mio futuro ne so quanto voi. L’unica novità sarebbe eventualmente la legge della Campania sul terzo mandato: siamo pronti a prendere nota”

Ma era il 20 dicembre. E in quella data era ancora incerto come avrebbe agito il Governo al riguardo. Così Zaia, che non si vede nè ministro (l’ha già fatto, all’agricoltura, con Berlusconi, tra il 2008 e il 2010), nè presidente del Coni, nè sindaco di Venezia (la Serenissima andrà al voto quest’anno e anche lì, col sindaco Luigi Brugnaro, si riproporrà il dilemma della successione avendo già fatto due mandati), nè senatore, nè segretario della Lega (se e come il Carroccio andrà a congresso), sembra un re nudo. Anzi: un Doge nudo.

È un destino beffardo quello che lo vede in attesa dell’esito della legge campana: oggi, suonano come profetiche le sue stesse parole che spese nel 2023, quando, parlando di Autonomia differenziata, alla battuta di De Luca “Sei un Don Giovanni”, rispose:

“Io e te siamo fratelli siamesi. Nel senso che se muore uno, muore anche l’altro”

Zaia e De Luca parlavano di sanità, come testimonia il video di Agenzia Italia News

Ora, invece, parafrasando Luigi Necco in “Novatesimo Minuto”: Napoli chiama, Venezia risponde. Ma solo per darsi la mano. E attendere assieme un miracolo, magari nella calza della Befana.