Il leader de facto della Siria, Ahmed al-Sharaa, ha incontrato le Forze Democratiche Siriane (SDF) nell’ultima settimana di dicembre 2024. Durante l’incontro, al-Sharaa ha mosso i primi passi verso la creazione di un esercito unificato con tutti gli attori in campo. Tuttavia, la coalizione delle milizie curde si è mantenuta al di fuori della nuova struttura delle forze armate siriane. La nuova amministrazione siriana sembra essere orientata a promuovere la coesione del paese in questa delicata fase di ricostruzione.
L’SDF, sostenuto dagli Stati Uniti, viene considerato fondamentale per la missione di prevenire un’eventuale rinascita dell’ISIS. Attualmente, le forze curde si trovano nella Siria nordorientale. Tuttavia, la Turchia considera la presenza di queste milizie curde lungo la zona di confine come una minaccia diretta alla propria sicurezza nazionale.
La complessità della situazione si rispecchia in queste fragili dinamiche. Scontri sono in corso tra le Forze Democratiche Siriane e l’Esercito Nazionale Siriano (SNA), sostenuto da Ankara. In questo contesto, il posizionamento delle milizie curde all’interno dei nuovi scenari politici rimane una questione cruciale che influenza il futuro equilibrio della Siria e le relazioni regionali.
Ricostruzione della Siria: incontro Al-Sharaa con i curdi
Sono in corso i primi passi verso la ricostruzione della Siria nell’era post-dinastia Assad. Tra gli obiettivi principali della nuova leadership vi è l’integrazione dei gruppi armati sotto un unico ombrello, quello del nuovo esercito nazionale, per promuovere l’unità e garantire la stabilità nel paese.
La nuova leadership siriana, guidata da Ahmed Al-Sharaa, ha recentemente raggiunto un accordo con le forze armate appartenenti alla vecchia opposizione. Da questo incontro sono emerse le basi per la formazione di un nuovo esercito nazionale, accompagnate dall’annuncio dello scioglimento di Hayat Tahrir al-Sham (HTS), decisione attribuita alla volontà politica di Al-Sharaa. Tuttavia, i curdi non hanno preso parte all’incontro.
Il de facto leader della Siria ha incontrato l’Sdf, il 30 dicembre, la coalizione di milizie curde attiva in una vasta area del nordest del paese. Dal 2011, con lo scoppio della guerra civile, il regime di Assad ha progressivamente perso il controllo su molte aree del territorio nazionale. Sebbene i gruppi ribelli siano riusciti a strappare rapidamente alcune zone all’esercito del regime, hanno poi dovuto affrontare ulteriori sfide nel tentativo di consolidare il loro dominio sull’intero paese.
L’SDF, nelle aree su cui mantiene il controllo, ha condotto operazioni contro lo Stato Islamico contribuendo significativamente alla liberazione di tali zone dal dominio dell’ISIS.
Le armi dovrebbero essere solo nelle mani dello Stato… Chiunque sarà armato e ritenuto idoneo a far parte del ministero della Difesa, lo accoglieremo.
Scontri tra SDF e fazioni filo-turche
Mentre la nuova leadership siriana getta le basi per la ricostruzione del paese, nel nord proseguono violenti scontri. Le ostilità tra l’Esercito Nazionale Siriano e l’SDF si sono intensificate subito dopo la caduta del regime di Assad, avvenuta l’8 dicembre.
L’SNA ha già conquistato la città di Manbij e parte di Deir Az-Zor. I combattimenti proseguono attualmente nella zona orientale di Aleppo, la seconda città più grande del paese. L’Esercito Nazionale Siriano è un alleato minore di Hayat Tahrir al-Sham (HTS) ed è sostenuto dalla Turchia per motivi legati alla sicurezza nazionale. Ankara associa YPG, la componente principale dell’SDF, al PKK, un’organizzazione designata come terroristica dalla Turchia, dall’UE e dagli USA.
Le attività dell’ISIS in Siria
Un rapporto dell’Osservatorio Siriano per i Diritti Umani ha rivelato che l’ISIS continua a operare e a condurre attacchi in Siria. Nel corso del 2024, i combattenti dello Stato Islamico hanno ucciso oltre 750 persone. La maggior parte delle vittime apparteneva all’esercito del regime caduto.
In totale, sono state registrate 491 operazioni militari, tra cui bombardamenti e imboscate. Le attività dell’ISIS si sono concentrate principalmente nell’area nota come “triangolo di Aleppo-Hama-Raqqa”, a Deir Az-Zor e nelle zone desertiche circostanti. Alcune di queste aree sono sotto il controllo delle Forze Democratiche Siriane.
L’SDF ha guidato una campagna militare contro i jihadisti dell’ISIS, che nel 2019 hanno perso il controllo dell’ultimo territorio sotto il loro dominio. Tuttavia, alla luce delle recenti rivelazioni dell’Osservatorio, la scomparsa dello Stato Islamico dal territorio siriano appare tutt’altro che definitiva, sollevando crescenti preoccupazioni per una possibile nuova offensiva volta a riaffermare la propria influenza nella regione.
Sebbene i nuovi governanti siriani sembrino puntare alla stabilizzazione e alla sicurezza del paese, il percorso per raggiungere questo obiettivo resta lungo e complesso. Washington mantiene truppe sul campo dal 2014, operando a sostegno delle forze curde, considerate un partner affidabile nella lotta contro l’eventuale riemergere di gruppi terroristici islamici. Le forze curde, inoltre, sorvegliano i campi di al-Hol e Roj, che ospitano combattenti jihadisti, un ruolo cruciale che sottolinea ulteriormente l’importanza dell’SDF. Resta quindi da vedere come eventuali colloqui futuri definiranno la posizione dell’SDF all’interno della nuova amministrazione siriana.