In attesa della ripresa dei lavori parlamentari, prevista per metà della prossima settimana, l’attenzione della politica è tutta concentrata sulla conferenza stampa della presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, la prima del 2025.

L’appuntamento di fine anno, rinviato ancora una volta – non senza polemiche – ai primi giorni del nuovo anno, è fissato per venerdì 9 gennaio alle 11:00, presso l’Aula dei Gruppi Parlamentari della Camera. In quell’occasione, la Premier risponderà alle domande dei giornalisti, offrendo un bilancio del lavoro del Governo nei 12 mesi passati e un’anticipazione delle sfide per il 2025.

L’ultima conferenza stampa della Presidente del Consiglio risale al 4 gennaio 2024, quando aveva partecipato all’incontro organizzato dall’Ordine dei Giornalisti e dalla stampa parlamentare. Nel corso dell’anno appena trascorso, Meloni ha risposto alle domande dei giornalisti principalmente in occasioni informali, a margine di eventi e appuntamenti.

Conferenza stampa Meloni, le polemiche per il rinvio

La decisione di Giorgia Meloni di posticipare la conferenza stampa di fine anno ai primi giorni del nuovo anno ha suscitato nuove polemiche, in particolare nelle fila dell’opposizione.

Recentemente, Matteo Renzi ha criticato la Premier per la sua tendenza a evitare le conferenze stampa ufficiali, accusandola di sfuggire alle domande scomode. Anche lo scorso anno la conferenza fu rinviata al 4 gennaio, a causa di problemi di salute. In quell’occasione, Meloni rispose alle polemiche con fermezza, sottolineando che in tutta la sua carriera non aveva mai evitato un confronto diretto-

Tutte domande che Meloni vorrebbe evitare

Quali potrebbero essere, quest’anno, le domande che potrebbero mettere in difficoltà la presidente Meloni? In primo piano, quelle che riguardano la stabilità della sua maggioranza, che negli ultimi mesi del 2024 è stata particolarmente fragile. La guerra intestina tra Antonio Tajani e Matteo Salvini, pur non ammessa ufficialmente, sta minando la stabilità della maggioranza.

La Premier, tuttavia, farà riferimento ai sondaggi che mostrano la coalizione ancora solida nella fiducia degli italiani. Dovrà rispondere con molta diplomazia alle domande sul ritorno di Salvini al Viminale e sul tema del terzo mandato per i governatori.

Lo stesso vale per i quesiti sull’Autonomia Differenziata e sulla cittadinanza italiana. Molta diplomazia, infine, occorrerà anche in caso di domande sul discorso del Presidente Mattarella.

Il nodo Salvini al Viminale e la stabilità dell’esecutivo

Dopo l’assoluzione di Matteo Salvini nel processo Open Arms lo scorso 20 dicembre da parte del Tribunale di Palermo, l’attuale ministro dei Trasporti ha fatto capire in maniera molto chiara di aspirare a ritornare al Ministero degli Interni per tornare a occuparsi di immigrazione e sicurezza.

Che il ‘cuore’ del leader leghista non abbia mai lasciato il Viminale è evidente anche da una superficiale analisi dei contenuti postati sui suoi social. Rarissimi accenni ai temi relativi ai Trasporti e quotidiani e plurimi post contro l’immigrazione clandestina e la criminalità nelle città.

Giorgia Meloni, però, ha frenato immediatamente le ambizioni del suo alleato, blindando l’attuale ministro degli Interni Matteo Piantedosi, che sembrava in pole position per la candidatura alla presidenza della Regione Campania.

Al momento la premier sa di non potersi permettere un rimpasto nell’esecutivo con Forza Italia che da tempo scalcia per vedersi riconosciuto il ruolo di seconda forza della coalizione.

Il dilemma del terzo mandato Presidenti di Regione

Altro tema delicato che la Premier probabilmente vorrebbe evitare di affrontare è quello del terzo mandato per i presidenti di Regione. Attualmente, infatti, la legge pone, per i governatori di Regione, il vincolo dei due mandati consecutivi, oltre i quali non è più possibile ricandidarsi.

A spingere per l’eliminazione del vincolo è ancora una volta la Lega che punta a blindare il Veneto con la ricandidatura del governatore uscente Luca Zaia. L’idea, però, non convince Fratelli d’Italia e Forza Italia che non hanno mai nascosto le proprie mire sulla regione simbolo della Lega, tanto da avere già pronti i nomi dei propri candidati.

Il via libera al terzo mandato di Zaia potrebbe coinvolgere anche il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che potrebbe ricandidarsi alla guida della regione. In realtà l’ex sindaco di Salerno ha già fatto approvare in consiglio regionale una legge che gli consentirebbe di candidarsi comunque alle prossime elezioni regionali, in programma nell’autunno del 2025.

Il Governo sta valutando di presentare ricorso per bloccare la legge della Regione Campania. La ricandidatura di De Luca, però, potrebbe paradossalmente favorire il centrodestra nella misura in cui il Pd decidesse di non ricandidarlo. De Luca ha chiarito che si ricandiderà anche senza l’appoggio del suo partito determinando una spaccatura nel fronte del centrosinistra che avvantaggerebbe il centrodestra.

Autonomia Differenziata e Cittadinanza Italiana, la difficile sintesi

Dal palco di Atreju 2024 la Presidente del Consiglio ha definito il 2025 ‘l’anno delle riforme’. Delle tre riforme simbolo del patto di Governo: premierato, giustizia e autonomia differenziata, quest’ultima è quella che preoccupa di più Meloni.

La Consulta ha di fatto svuotato la Legge Calderoli dei suoi pilastri rispedendola al mittente per la riscrittura. Meloni e Tajani non hanno mai fatto mistero delle perplessità in merito alla riforma che sta erodendo il consenso elettorale nelle regioni meridionali e lascerebbero volentieri languire il testo in Parlamento se ciò non comportasse un grave rischio per la stabilità dell’esecutivo.

Matteo Salvini ha fatto capire chiaramente che qualsiasi tentativo della maggioranza di boicottare la sua riforma avrà ripercussioni pesanti sulla tenuta del Governo. A preoccupare Giorgia Meloni è anche il Referendum per l’abrogazione dell’Autonomia che, a meno di una pronuncia negativa della Corte Costituzionale, si farà in primavera. La vittoria del sì sarebbe una bocciatura difficile da digerire per il Governo.

Un’altra domanda che richiederebbe buone dosi di diplomazia da parte della Premier potrebbe essere quella sul Referendum sulla cittadinanza italiana su cui dovrà esprimersi la Corte Costituzionale. Nella maggioranza le sensibilità sono diverse e divergenti. Se la premier si sbilanciasse contro la possibilità di valutare una revisione della legge urterebbe la sensibilità di Forza Italia che ha fatto dello ‘ius scholae’ una battaglia identitaria. Allo stesso tempo se mostrasse una possibile apertura scontenterebbe la Lega che, invece, invoca un’ulteriore stretta alle concessioni di cittadinanza.

Come rispondere alle parole di Mattarella?

Ultima questione è quella del discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, in cui il Capo dello Stato ha sferzato il Governo su temi come le disuguaglianze sanitarie, la povertà, l’emergenza carceri e il dramma della sicurezza sul lavoro.

Le parole del Presidente Mattarella non devono aver fatto piacere alla Premier ed eventuali domande potrebbero porla in una posizione scomoda. Nelle sue risposte, infatti, Giorgia Meloni dovrà valutare attentamente ogni parola per evitare un nuovo incidente diplomatico con il Quirinale.

In definitiva, l’appuntamento del 9 gennaio non sarà una passeggiata per la Presidente del Consiglio, che dovrà affrontare domande difficili su temi cruciali per il futuro del governo. Ogni risposta dovrà essere misurata con attenzione per evitare imprevisti politici o diplomatici.

In sintesi

Ecco una sintesi in 5 punti delle domande che potrebbero mettere in difficoltà la Premier Giorgia Meloni durante la conferenza stampa del 9 gennaio 2025:

  1. Stabilità della maggioranza
    Domande sugli equilibri interni alla coalizione di governo, particolarmente sul conflitto tra Antonio Tajani e Matteo Salvini, che sta minando la coesione della maggioranza. La Premier dovrà giustificare la solidità del suo governo nonostante le tensioni interne.
  2. Ritorno di Salvini al Viminale
    Il possibile ritorno di Matteo Salvini al Ministero dell’Interno, dopo la sua assoluzione nel caso Open Arms, potrebbe sollevare interrogativi sulla stabilità e l’efficacia dell’attuale governo. Meloni dovrà rispondere con diplomazia su questo tema delicato.
  3. Terzo mandato per i governatori
    La proposta di modificare la legge sui mandati dei governatori, per consentire un terzo mandato, è un tema controverso che coinvolge in particolare la Lega (con Luca Zaia in Veneto). Meloni dovrà gestire le divergenze all’interno della maggioranza, tra chi sostiene e chi si oppone a questa modifica.
  4. Autonomia Differenziata
    Le difficoltà nella riforma dell’Autonomia Differenziata, con la Consulta che ha ridimensionato la legge Calderoli, potrebbero portare a domande sulla sua efficacia e sull’impatto nelle regioni del Sud. Meloni dovrà spiegare come intende procedere su questo fronte senza compromettere la stabilità dell’esecutivo.
  5. Cittadinanza italiana e “ius scholae”
    La riforma della cittadinanza italiana, con il dibattito sullo “ius scholae”, è un tema molto divisivo all’interno della maggioranza. Meloni dovrà evitare di esporsi troppo, per non scontentare né Forza Italia, che spinge per una riforma più inclusiva, né la Lega, che vuole inasprire le leggi in materia di cittadinanza.