Chi è tornato a fare politica a casa; chi, invece, in quel cimitero di elefanti che può essere considerato, con un’ottica tutta italiana, il parlamento europeo; chi, invece, dati anagrafici alla mano, è a fine carriera. Nell’anno appena passato, se c’è una cosa che è riuscita a Elly Schlein è stato utilizzare il lanciafiamme meglio del suo predecessore Matteo Renzi. La segretaria ha parcheggiato a dovere tutti i big che al Nazareno avrebbero potuto crearle dei problemi sulla tenuta della sua leadership e, di conseguenza, per la sua candidatura a premier nel 2027, quando si tornerà a votare per le politiche e lei vorrà presentarsi come il nome alternativo a Giorgia Meloni.

Sta di fatto che, nel Partito Democratico, mai dire mai: c’è chi esce dalla porta, ma anche chi fa capolino dalla finestra per rivendicarne la guida. Almeno tre nomi: Ernesto Maria Ruffini, presentato come possibile federatore del centrosinistra; Paolo Gentiloni, che il premier già l’ha fatto e ha una certa attitudine a mettere tutti d’accordo; e Pina Picierno che, come Schlein, è una giovane (in Italia, soprattutto in politica, tale si considerano le quarantenni) e, se si facesse un nuovo congresso, potrebbe rappresentare il riscatto dell’ala riformista, quella andata in minoranza con Elly.

Schlein meglio di Renzi col lanciafiamme per rinnovare il Pd

Elly Schlein magari non sarà sempre molto chiara quando parla. Quantomeno, non arriva immediatamente a tutti. Ma di sicuro sa il fatto suo e come arrivarci. Così, il rimprovero che le fece nel corso di una puntata di Otto e mezzo Lilly Gruber lascia il tempo che trova quando la segretaria si mette qualcosa in testa.

E, dall’inizio della sua avventura alla guida del Pd, Schlein, che a maggio compirà 40 anni, si è messa in testa di rinnovare il partito. Insomma: largo ai giovani. La segretaria ne fa anche una questione generazionale. Sennonché, anziché brandire a destra e manca il lanciafiamme, come incautamente fece Renzi, lavora di fioretto.

Era giugno 2016, Renzi segretario dem, che, sempre dalla Gruber, il lanciafiamme fece la sua comparsa sulla scena politica italiana

Sta di fatto che andò a finire come tutti ricordano: fu Renzi a bruciarsi, perdendo, in rapida successione, il referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, Palazzo Chigi e il trono del Nazareno.

Ora, però, c’è da dire che Matteo si ritrova a fare il tifo per Elly: anche se persegue il suo stesso obiettivo in maniera molto meno traumatica. Ma tanto da metterla in guardia:

“La storia del federatore, il Papa straniero… Vedo in atto i soliti giochini delle correnti Pd per fare le scarpe alla Schlein…”

I big parcheggiati

Ma finora, chi sono i big che, con la giusta dose di lanciafiamme, Elly Schlein ha mandato via dal Nazareno?

Andrea Orlando, tanto per iniziare. Dopo aver perso la corsa delle regionali della Liguria, il dirigente quattro volte ministro e storicamente a capo di una delle correnti più importanti del Pd, ha scelto di restare a Genova per essere il leader in consiglio regionale dell’opposizione a Marco Bucci. Per di più, le ultime novità lo vogliono, se non candidato in prima persona a sindaco di Genova, quantomeno ancora regista delle civiche e del centrosinistra genovese. Arrivederci Roma, insomma.

Poi c’è Enrico Letta: l’ex premier nonché ex segretario dem, sempre motu proprio (ma, chissà), ha lasciato il suo scranno in Parlamento poco prima di Natale ed è partito destinazione Madrid dove gli hanno offerto una cattedra alla IE School of Politics, Economics and Global Affairs. Auguri. C’è una foto dell’Ansa, del 20 dicembre scorso, in cui sembra proprio che Schlein lo accompagni alla porta

Poi c’è il plotone che è stato dirottato a Bruxelles: è capeggiato da un altro ex segretario Pd, Nicola Zingaretti che, tra l’altro, aveva lasciato il partito proprio male. Nel 2021, quando si dimise dalla sua guida, confidò urbi et orbi che se ne vergognava.

Con lui c’è Stefano Bonaccini, il quale doveva essere il leader dell’ala riformista del Pd dopo aver perso la corsa al Nazareno alle primarie proprio a beneficio di Elly Schlein, ma da allora chi l’ha sentito più?

Infine, c’è il gruppo degli ex sindaci rampanti che fino a un anno fa alzavano la voce a favore della riforma dell’abuso di ufficio e del terzo mandato, ma ora, con un seggio a Bruxelles, si sono zittiti: il riferimento è ai vari Giorgio Gori, Matteo Ricci e Dario Nardella. Tutti stecchiti, col lanciafiamme versione Schlein.

I nuovi, ipotetici avversari

Chi rimane allora a fare il controcanto alla segretaria a Roma? Beh, ci sarebbe Vincenzo De Luca. Ma, tutto sommato, a parte che il Governo potrebbe impugnare la sua legge per il terzo mandato, a 75 anni, sembra alquanto ammaccato e anche la sua forza elettorale non sembra più quella dei giorni migliori.

Allora, rimangono in campo tre nomi che potrebbero dare fastidio a Elly Schlein.

Il primo è quello dell’annunciato (forse fin troppo), presunto, possibile, nuovo federatore del centrosinistra, colui il quale vorrebbe passare come il nuovo Prodi: Ernesto Maria Ruffini. Il quale, forse non a caso, il prossimo 18 gennaio, giorno scelto in omaggio all’appello ai liberi e forti di don Sturzo, a Milano, sarà presente al convegno di ispirazione cattolica “Comunità democratica”.

Nello stesso giorno, si terrà, ad Orvieto, un incontro tra i riformisti di Libertà Eguale. E ci sarà anche Paolo Gentiloni che interverrà sul tema “Costruire la sovranità europea”. Con lui sarà presente anche Pina Picierno, il terzo nome che, in prospettiva, potrebbe essere speso come alternativa a Elly Schlein. L’attuale vicepresidente del parlamento europeo è molto attiva anche sul fronte italiano e il lanciafiamme del rinnovamento anagrafico, con lei, potrebbe incepparsi: ha 43 anni.