Due partiti italiani, nell’anno appena entrato, saranno impegnati nei congressi per ratificare le proprie leadership. Si tratta della Lega di Matteo Salvini e di Azione di Carlo Calenda. Finora, questi due big si sono mossi da padri-padroni delle loro compagini. Ma, nel 2025, riusciranno a confermare la loro supremazia?

Il 2025 con la sfida dei congressi per la Lega di Salvini e Azione di Calenda

Partiamo dalla partita che vede protagonista la Lega. Nel Carroccio, ciclicamente, c’è chi si lamenta che da anni, ormai, non si fa un vero congresso. Si può dire che dopo la leadership indiscussa di Umberto Bossi, i leghisti si siano affidati anima e corpo a Matteo Salvini, anche se questo ha comportato un mutamento nello stesso dna del partito, non più federalista e nordista, bensì nazionalista e sovranista.

Ultimamente, però, qualcosa sembra essere cambiato. Il congresso lombardo, infatti, ha incoronato Massimiliano Romeo, da sette anni capogruppo della Lega al Senato. E quest’ultimo, a quanto sembra, vorrebbe un Carroccio più vecchia maniera, più concentrato sul Settentrione che altrove. Così, se ha mandato un messaggio di apertura ai Governatori Fontana (Lombardia), Zaia (Veneto) e Fedriga (Friuli Venezia Giulia), ha anche avvisato il Governo di Giorgia Meloni:

“Nel 2025 bisogna fare di più. Possiamo dire che la parte produttiva del Paese si aspetta di più dal governo o dobbiamo tacerlo?”

Quando si è trattato di votare la manovra, il suo tono polemico verso Meloni & friends è stato così evidente da arrivare a difendere Matteo Renzi (“Sulla norma dei guadagni esteri che contesta non ha tutti i torti, per usare un eufemismo”). E, a un certo punto, Francesco Boccia, rappresentante del Partito Democratico, l’ha invitato a sedersi dall’altra parte dell’emiciclio: quello dove si posizionano le opposizioni.

Che significa? Che davvero nella Lega, col 2025, è scattata l’ora di una resa dei conti? Salvini, d’altronde, ne è leader incontrastato dal 2013 ed è stato confermato in questa veste nel 2017. Ma, con questo appena iniziato, sono ben otto anni che la Lega non va a congresso.

Certo: anche per mancanza di alternative, sebbene in passato si sia parlato di un impegno a livello nazionale di Zaia, ad esempio. E nonostante il fatto che, secondo alcuni, l’assoluzione di Salvini al processo Open Arms, in realtà, lo renda più alla portata per un eventuale sfidante perché il ministro delle infrastrutture nonché vicepremier non potrebbe giocare la carta del martire, colpito quando difendeva i sacri confini della patria.

E comunque: last but not least, sei mesi dopo la elezione al parlamento europeo da indipendente, anche la parabola di Roberto Vannacci sembra tutto sommato confinata. In un primo momento, qualcuno temeva che il Generale fosse in grado di scippare la Lega sotto al naso al Capitano. Ma, tutto sommato, in questi mesi, ha dimostrato di avere una scarsa capacità di azione politica. E la Lega, al di là delle boutade prima di Bossi oggi di Salvini, è soprattutto una forza di governo. Come dire: ha poco tempo di andare appresso alle trovate mediatiche dell’ex militare.

In ogni caso: se e quando ci sarà congresso, lo deciderà Salvini. E qualcuno ipotizza che proprio perché al momento non ha avversari potrebbe definirlo nella prima parte del 2025.

Azione, Calenda sfidato da Giulia Pastorella

In Azione, invece, la situazione sembra più delineata. Dopo la sconfitta delle Europee dello scorso giugno, Carlo Calenda finalmente sembra essersi deciso a mettere in discussione la sua leadership. Del resto, nell’area liberal-democratica, qualcosa si muove: il 2025 sarà anche l’anno di Luigi Marattin, in procinto di battezzare il suo nuovo partito.

Azione, quindi, che farà? Si unirà una volta per tutte al centrosinistra in maniera organica o cercherà di perseguire, con un’altra via e altri leader, il progetto del Terzo polo?

Quest’opzione sembra essere incarnata da Giulia Pastorella, la quale è scesa in campo dicendo che non capiva il motivo per il quale Azione e il progetto di Marattin si presentassero sotto insegne diverse. E oggi è più che mai attiva, anche sui social

Il passaggio immortalato l’altro giorno:

“Anche se Carlo Calenda pensa che senza di lui alla guida Azione sia destinata a cessare di esistere, io credo che invece la nostra comunità, formata da attivisti e amministratori capaci e appassionati, sia pronta per la grande sfida”

è assai significativo in tal senso.

Il tutto, mentre lui, lo sfidato, Carlo Calenda, si dimostra tranquillo: anche ieri ha fatto il turista nella sua Roma. È stato sull’Aventino. Ma senza annunciare ritirate: solo per ammirare il monumento a Mazzini.