Il 2024 non è stato un anno di grandi soddisfazioni politiche per Carlo Calenda e per Azione. I deludenti risultati elettorali dell’anno appena concluso hanno ridimensionato le ambizioni dell’ex ministro dello Sviluppo Economico di diventare faro del centro liberale e hanno messo in discussione la sua leadership all’interno del partito da lui fondato.

Il 2025 si apre con la prospettiva del Congresso Nazionale in programma a febbraio e con la necessità di decidere da che parte stare: guardare al Centro, sempre più affollato, con l’ambizione di fare da “federatore” delle nuove realtà in procinto di nascere, oppure, entrare nel campo largo di centrosinistra, raccogliendo l’appello della segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein.
Un bivio che potrebbe rivelarsi determinante per il futuro di Azione.

Il 2024 da dimenticare di Azione

Il 2024 è stato un anno da dimenticare dal punto di vista politico per Carlo Calenda. Negli ultimi 12 mesi si è votato praticamente ogni due mesi e per Azione ci sono state poche opportunità di sorridere. La prima delusione è arrivata a febbraio con l’esclusione dal Consiglio regionale della Sardegna. Meglio nelle successive elezioni regionali in Basilicata, dove Azione ha sostenuto il governatore uscente di centrodestra, poi riconfermato.

La vera debacle, però, Azione l’ha vissuta con le Elezioni Europee dell’8 e 9 giugno, quando ha raccolto solo il 3,4% dei consensi, restando fuori dal Parlamento Europeo.
I deludenti risultati europei hanno aperto una falla nell’unità del partito che, a oggi, non è stata del tutto ricomposta, ma soprattutto, per la prima volta, hanno messo in discussione la leadership di Calenda.

Il partito ha visto una progressiva erosione dei consensi, a cui ha fatto seguito l’addio di molti big, come le ex ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini, passate insieme alla deputata Giusy Versace a Noi Moderati. A dire addio è stato anche l’ex ministro Enrico Costa, ritornato a Forza Italia. Alla base delle defezioni c’era il progressivo spostamento a sinistra del partito.

Il 2024 si chiude in negativo anche nei sondaggi. L’ultimo sondaggio Supermedia YouTrend sulle intenzioni di voto degli italiani nelle ultime due settimane di dicembre 2024 ha posizionato Azione al 2,5%, con una perdita dell’1,3% rispetto allo stesso periodo nel 2023.

Il Congresso a febbraio e la sfida per la leadership

Il 2025 si aprirà con il Congresso nazionale di Azione. Non è stata ancora fissata una data, ma molto probabilmente si terrà a febbraio. In discussione c’è, questa volta, anche la leadership di Calenda. Ha già annunciato la sua candidatura per la segreteria la deputata Giulia Pastorella.

Il 2025, però, sarà anche un anno decisivo per lo spazio politico del Centro, dove negli ultimi mesi c’è grande fermento, e porrà Azione davanti a un bivio.
Carlo Calenda dovrà capire come posizionare il suo partito nel futuro scacchiere politico: se spostarsi a sinistra aderendo al progetto di Elly Schlein e del PD, con il rischio di perdere altri pezzi e di ritrovarsi allo stesso “tavolo” di Matteo Renzi, oppure restare al Centro e magari proporsi come federatore del nuovo centro liberale e moderato, mettendo insieme tutte le forze emerse nelle ultime settimane.

Dove si posizionerà Azione? I rischi e le incognite

Entrambe le operazioni presentano delle incognite, prima tra tutte il rischio di perdere la propria identità, finendo inglobati dal PD o dalle forze cristiano-democratiche che con forza stanno emergendo nelle ultime ore nell’area di centro.

“Appena finito il tormentone del Campo largo, inizia quello del Centro. Ovviamente inteso come un cespuglio funzionale al PD. Per ciò che concerne Azione, massima disponibilità a lavorare con chi vuole costruire un’area repubblicana, liberale e popolare indipendente. Per il resto, ci occuperemo di nucleare, sanità, Stellantis, scuola, etc.”

Scriveva nelle scorse settimane il leader di Azione sul suo profilo X.

Le correnti cattoliche del PD si stanno organizzando e sono alla ricerca di un federatore che in molti individuano in Ernesto Ruffini, l’ormai ex direttore dell’Agenzia delle Entrate, dimessosi nelle scorse settimane dopo un duro scontro con il Governo sull’invio delle lettere per il concordato preventivo ai contribuenti italiani.

Una realtà in fase di debutto che punta a federare il centro liberale intorno a un progetto unitario in vista del 2027, quando si ritornerà alle urne per l’elezione del nuovo Governo.

Come sarà il 2025 di Carlo Calenda e Azione in sintesi

  1. Difficoltà elettorali per Azione e Calenda: Il 2024 è stato un anno deludente per Carlo Calenda e il suo partito Azione, con risultati elettorali negativi, inclusa l’esclusione dalle elezioni regionali in Sardegna e il fallimento alle Elezioni Europee. Questo ha messo in discussione la sua leadership e portato all’addio di diversi membri importanti.
  2. Il Congresso di Azione e le sfide politiche del 2025: Nel 2025 si terrà il Congresso Nazionale di Azione, che dovrà affrontare la questione della leadership di Calenda, con la deputata Giulia Pastorella già candidata. Inoltre, Calenda si trova di fronte a un bivio su come posizionare il partito, scegliendo tra un avvicinamento al PD e il centrosinistra o trovare un nuovo spazio nella sempre più affollata area di centro.
  3. I rischi delle scelte politiche: Le opzioni per il futuro di Azione comportano rischi significativi, tra cui il rischio di perdere identità politica e di essere assorbiti da altri schieramenti, come il PD o i nuovi movimenti cristiano-democratici emergenti nel centro.