Il 2025 politico si è aperto con la notizia della reclusione dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno. La sera del 31 dicembre è stato arrestato e condotto nel carcere di Rebibbia perché i magistrati di sorveglianza lo accusano di aver violato le prescrizioni impostegli a seguito della condanna definitiva a 1 anno e 10 mesi di reclusione per traffico di influenze illecite. L’inchiesta è quella che marchiò la sua amministrazione e che fece molto scalpore non solo a Roma dal dicembre del 2014: “Mafia Capitale”. La magistratura scoperchiò un sistema di collusioni tra funzionari pubblici e società riconducibili, tra gli altri, all’ex terrorista nero Massimo Carminati e all’ex ras delle cooperative Salvatore Buzzi.
Alemanno stava scontando la pena alternativa presso la comunità Solidarietà e Speranza di suor Paola D’Auria, la religiosa diventata famosa per essere stata il volto dei tifosi della Lazio ai tempi di “Quelli che il calcio” di Fabio Fazio e perché, nel 2021, fu insignita dell’onorificenza di Ufficiale della Repubblica. Ma l’ex primo cittadino nonché ministro dell’agricoltura con Berlusconi tra il 2001 e il 2006 non avrebbe sempre svolto regolarmente i servizi sociali: qualche volta sarebbe risultato assente giustificandosi con impegni che in realtà non sarebbero mai esistiti.
Alemanno in carcere con al collo la croce celtica
Alemanno, nato a Bari nel 1958, ha iniziato a essere un militante della destra italiana tra le fila del Fronte della Gioventù. Durante gli anni del Movimento Sociale, nel 1992, sposò Isabella Rauti, la figlia dello storico leader Pino. Ma ciò non gli impedì poi di seguire Gianfranco Fini, di recente di nuovo all’onore delle cronache, nella sua Alleanza Nazionale. In seguito, è stato anche lui in Fratelli d’Italia. Ma non ha mai avuto rapporti stretti con Giorgia Meloni. Tanto che, dopo una serie di traversie, nel 2023, ha fondato, assieme al comunista Marco Rizzo, “Indipendenza”, il partito rosso-bruno di cui risulta tutt’oggi segretario.
Sta di fatto che la sua stagione d’oro l’ha vissuta sicuramente quando, dopo essere stato ministro con Berlusconi, fu eletto – era il 2008 – sindaco di Roma. Proprio in quell’occasione, mentre veniva festeggiato dai suoi al Campidoglio per la storica presa del Comune da parte della destra, i cronisti si accorsero (di nuovo) che al collo portava la croce celtica, uno dei simboli nazisti. E furono subito guai.
Alemanno, il carcere e la croce che porta al collo
Puntuali, si scatenarono le polemiche: come è possibile che un uomo delle istituzioni porti al collo la croce celtica? In realtà, quella di Alemanno ha una storia particolare perché è appartenuta a uno dei ragazzi uccisi nel 1978 presso la sezione missina di via Acca Larentia, a Roma. Gianni Alemanno che, del resto, visse la stagione di piombo da vicino, una volta, confidò che per questo non se la sarebbe mai sfilata di dosso. E ricordò:
“Per difenderci dalle aggressioni della sinistra, fummo costretti, anche nella selezione dei nostri militanti, a dare spazio a un tipo umano a forte tara criminale. Quando si avevano di fronte centinaia di persone che ti aggredivano con spranghe e coltelli, se non addirittura a colpi di pistola, era difficile dire a questi tipi: tu non sei un politico, sei un criminale, vai via. In quei momenti, queste persone servivano”
Questo anche a costo di
“Trascurare l’aspetto l’ideologico e culturale, penalizzando quindi la nostra crescita politica”
Lette oggi, queste affermazioni, sembrano tanto più foriere di guai.
Alemanno, il sindaco in moto
Ultimamente, nonostante la condanna definitiva, Gianni Alemanno stava cercando di ricostruirsi una vita politica, tanto che spesso era ospite dei talk show di La7, ad esempio.
Fatto sta che la sua sindacatura a Roma è stata considerata spesso tra le peggiori. La prima volta della destra-destra al potere al Campidoglio, se doveva segnare una netta discontinuità con le precedenti amministrazioni di sinistra, si fece notare solo per tanti progetti infranti in culla: dal Gran Premio di Formula Uno all’Eur alle Olimpiadi, dagli stadi nuovi per Roma e Lazio alla gara di sci di fondo al Circo Massimo.
Di Alemanno sindaco si ricorda l’attivismo anti neve, come rimarca questo video su YouTube
e i suoi video in sella a una motocicletta quando, in occasione del Natale di Roma, distribuiva ai passanti uova di Pasqua. Oppure, quando, attorniato da uno squadrone in uniforme, con la musica di una band rock in sottofondo, andava a perlustrare la periferia per verificare che le strade fossero libere dai rifiuti (ovviamente, al suo passaggio, lo erano)
E insomma: era tutto a posto. E, a rischio di ricordare Carlo Verdone in “Troppo forte”,
Alemanno voleva passare alla storia come il sindaco in moto: per stare a contatto diretto coi cittadini, senza intermediazioni, loro chiamavano e lui, come un super eroe, accorreva.
La fissa per la romanitas e il saluto di Ramona Badescu
In ogni caso: nel corso della sua amministrazione, Alemanno prese una fissa per il mito della romanitas: sfilate di gladiatori, senatori, legionari, matrone. Ma non solo: volendogli fare un complimento, una volta, la showgirl Ramona Badescu confidò:
“Con i capelli sulla fronte e il viso aggrottato sembra Giulio Cesare. Quando lo vedo, lo saluto così: Ave Alemanno!”
In queste prime, drammatiche ore del 2025, chissà se non se ne ricorderà con un sorriso. Magari dando anche un bacio alla croce che porta al collo.