“Adesso finalmente possiamo ricominciare a parlare dei nostri temi”. Il sospiro di sollievo a cui si lasciava andare nei giorni scorsi un leghista lombardo conferma che qualche equilibrio è destinato a cambiare nel partito guidato da Matteo Salvini. E lo spartiacque è segnato dall’affermazione alla guida della Lega in Lombardia di Massimiliano Romeo, che in molti vedono come il rappresentante della critica interna verso una strategia meno orientata alle questioni settentrionali rispetto alle spinte nordiste delle origini. “Sono comprensibili le deduzioni per chi assume al Sud ma chiediamo all’esecutivo maggiore attenzione a dove si concentra la produttività”, ha affermato Romeo in Senato sabato prima del via libera definitivo alla manovra. Parole che sintetizzano i malumori montati in questi mesi fra i leghisti del Nord, dal Piemonte al Friuli Venezia Giulia, passando per Lombardia e Veneto. Quelli per cui, in sintesi, non ci si può fermare al Ponte sullo Stretto.
C’è malumore nella Lega di Salvini
E c’è chi legge anche nell’ottica di questa dinamica le rassicurazioni del ministero guidato da Salvini sull’Alta velocità ferroviaria Brescia-Padova. “È uno dei dossier seguiti con particolare interesse e attenzione dal Mit”, spiegano dal ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, ribadendo che “la proroga del Dl asset (che avrebbe confermato nel 2025 il sistema di revisione prezzi applicato nel 2024) non è stata tecnicamente possibile nella legge di bilancio” e che “l’obiettivo è intervenire con Rfi all’inizio di gennaio per verificare i nodi tecnici che restano da sciogliere”.
Parte la sfida autonomista
Le riflessioni sull’attenzione al Nord sono destinate a risuonare nel dibattito interno alla Lega, tornato vivace dopo l’assoluzione del leader al processo Open Arms. Il tema è stato posto, ammettono i salviniani, ma non c’è nessuna guerra interna. Il confronto è però destinato a essere ancor più intenso in vista del Congresso federale atteso nei primi mesi dell’anno, in cui Salvini chiederà la conferma nel ruolo di segretario. Fra i suoi fedelissimi c’è il sospetto che qualcuno, in polemica con la leadership attuale, stia lavorando sottotraccia, ma ancora uno sfidante non si intravede. Come data si ipotizza fine febbraio, o marzo al più tardi, ed è aperto anche il discorso relativo alla sede: potrebbe essere in Lombardia, ma anche in Veneto, come occasione per una dimostrazione di forza verso un inevitabile braccio di ferro fra alleati per la scelta del candidato governatore del centrodestra alle Regionali per il post Zaia.