Potrebbe essere arrivata a un punto di svolta la vicenda delle acciaierie Ast-Arvedi di Terni. Dopo quasi due anni di attesa sembra avvicinarsi il momento della firma dell’accordo di programma tra azienda e Governo per il rilancio dello stabilimento industriale.
La nuova deadline è fissata per le prime settimane del 2025, febbraio 2025 stando alle dichiarazioni del Ministro per il Made in Italy Adolfo Urso. La possibile svolta sarebbe arrivata nelle ultime ore al tavolo di confronto convocato oggi – lunedì 30 dicembre 2024 – presso il Mimit a cui hanno partecipato, oltre al ministro Urso, anche il sindaco di Terni Stefano Bandecchi, i rappresentanti dell’azienda e le organizzazioni sindacali.
Quali saranno le implicazioni della firma dell’accordo per il futuro dello stabilimento siderurgico, tra i più importanti d’Italia e per i suoi quasi 2300 lavoratori?
Acciaierie di Terni, simbolo della crisi della siderurgia italiana
La crisi energetica e produttiva, che da ormai diversi anni, sta interessando l’industria siderurgica a livello globale, non ha risparmiato le realtà produttive italiane. Dall’Ilva di Taranto all’Ast di Terni, sono diversi i dossier sul tavolo di Palazzo Piacentini, dove questa mattina si è discusso della crisi del polo industriale umbro dove, da oltre un anno la produzione procede a singhiozzi con i lavoratori costretti a periodi di Cig.
Le Acciaierie Speciali di Terni (AST) stanno affrontando una grave crisi, dovuta all’aumento dei costi energetici e alla crescente concorrenza internazionale. L’ultimo stop produttivo è stato annunciato lo scorso 9 dicembre. L’azienda, infatti, ha comunicato ai sindacati il fermo temporaneo di una delle linee produttive (il forno 5-Aod3-Cco7) fino all’inizio del 2025. Si tratta del secondo stop in pochi mesi dopo quello di settembre 2024.
Una situazione che ha inevitabilmente portato a tagli di produzione e al mancato rinnovo dei contratti dei nuovi assunti. Lo scorso novembre i lavoratori avevano proclamato lo stato di agitazione. La crisi delle acciaierie di Terni non è solo un problema locale, ma riflette una questione più ampia che coinvolge l’intero settore siderurgico sia italiano che europeo.
La necessità di un intervento governativo efficace è cruciale per garantire la competitività delle aziende italiane nel mercato globale e per sostenere l’occupazione nel territorio.
Vertenza Ast, al Mimit ancora una fumata grigia
Della crisi dell’azienda, della necessità di calmierare i prezzi dell’energia e di accelerare i processi per la firma dell’accordo di programma per il rilancio dello stabilimento si è discusso questa mattina al ministero del Made in Italy. L’incontro, inizialmente fissato per gennaio 2025, è stato anticipato a seguito della richiesta delle organizzazioni sindacali.
L’incontro – come spiegato dal ministro Urso – è servito a stilare un cronoprogramma che dovrebbe portare nel febbraio 2025 alla firma del protocollo tra Governo e Azienda.
“Abbiamo fatto il punto su una vertenza così importante e significativa e abbiamo condiviso un cronoprogramma che ci porterà entro il mese di febbraio a firmare l’accordo di programma con l’azienda e le varie istituzioni per il rilancio di questo importante e significativo sito siderurgico italiano”.
Ha dichiarato il Ministro del Made in Italy al termine dell’incontro a Palazzo Piacentini. Il vertice di oggi è stato definito positivo dal Governo e dalle istituzioni locali, anche se la firma dell’accordo è stata nuovamente rinviata.
Il sindaco di Terni Bandecchi: “L’accordo si farà”
Cauto ottimismo per la risoluzione positiva della vertenza è stato espresso anche dal sindaco di Terni, Stefano Bandecchi che ha sottolineato come l’incontro di fine anno al Mimit sia servito soprattutto a tirare le somme e a individuare i punti su cui intervenire, ponendo l’azienda davanti ad una scelta.
“Si è rischiato di non arrivare a niente. Poi finalmente il Governo ha preso una posizione. Non ci sarà nessuna agevolazione energetica ad Ast perchè dovremmo darla a tutti gli italiani e andremmo contro le regole europee. Quindi l’Ast deve decidere se vuole fare questa operazione, sono convinto che l’azienda capirà e che l’accordo si farà”.
Può il nucleare essere la soluzione alla crisi della siderurgia italiana?
Resta ancora aperto il nodo principale della vertenza: il problema dei costi legati all’approvvigionamento energetico. Un problema sistemico che difficilmente troverà una soluzione nell’immediato come ha sottolineato il sindaco di Terni. Aziende e Governo puntano a risolvere la crisi energetica con il ricorso al nucleare.
L’introduzione del nucleare nel mix energetico nazionale è nel programma di Governo e nelle ultime settimane il tema è ritornato al centro del dibattito politico, come evidenziato anche dal leader di Alternativa Popolare.
“Il Governo ha varato le regole per le nuove centrali nucleari e cominceremo le prime sperimentazioni e finalmente l’energia in Italia costerà meno”
ha dichiarato Stefano Bandecchi.
Il ritorno alla produzione di energia nucleare in Italia, con la costruzione di centrali di ultima generazione, potrebbe rappresentare un punto di svolta per il destino dell’industria pesante italiana, poiché consentirebbe di slegare le sorti produttive dai costi energetici.
La crisi energetica che attanaglia le aziende siderurgiche italiane, infatti, ha portato a un rinnovato interesse verso l’energia nucleare come soluzione strategica. Diverse iniziative e accordi recenti suggeriscono che il nucleare potrebbe giocare un ruolo cruciale nel garantire la sostenibilità e la competitività del settore.
Nel luglio 2024 è stato firmato un protocollo d’intesa tra Edf, Edison, Ansaldo Energia, Ansaldo Nucleare e Federacciai che mira a co-investire nella realizzazione di piccoli reattori modulari in Italia, con l’obiettivo di fornire energia nucleare alle acciaierie italiane. L’adozione di questa tecnologia potrebbe rendere l’industria siderurgica italiana la prima al mondo a produrre acciaio completamente decarbonizzato.
In conclusione, il futuro delle Acciaierie Speciali di Terni è di tutto il settore siderurgico italiano sembra essere legato a doppio filo al ritorno del nucleare in Italia.
Vertenza Acciaierie Terni in 5 punti
Ecco una sintesi in cinque punti della crisi delle acciaierie di Terni:
- Situazione delle Acciaierie di Terni: Le Acciaierie Speciali di Terni (AST), uno degli stabilimenti siderurgici più importanti d’Italia, stanno affrontando una grave crisi a causa dell’aumento dei costi energetici e della crescente concorrenza internazionale. Recentemente, l’azienda ha annunciato il fermo di una delle linee produttive fino all’inizio del 2025.
- Incontro al Mimit: Il 30 dicembre 2024 si è tenuto un incontro al Ministero per il Made in Italy (Mimit) per discutere del rilancio dello stabilimento. Al tavolo hanno partecipato il Ministro Adolfo Urso, il sindaco di Terni Stefano Bandecchi, i rappresentanti dell’azienda e delle organizzazioni sindacali. Si è discusso di un possibile accordo di programma, che dovrebbe essere firmato entro febbraio 2025.
- Le difficoltà energetiche: Un tema centrale della vertenza riguarda i costi energetici. Il ministro Urso ha suggerito che la soluzione potrebbe arrivare con la creazione di una nuova centrale idroelettrica, ma si sta anche valutando il ricorso all’energia nucleare come parte della strategia energetica per sostenere l’industria italiana, in particolare quella siderurgica.
- Il nucleare come soluzione: Il ritorno dell’energia nucleare in Italia, con l’installazione di centrali di ultima generazione, potrebbe essere decisivo per ridurre i costi energetici delle acciaierie italiane. L’adozione del nucleare è già parte del programma del governo, che ha avviato progetti come quello per i piccoli reattori modulari.
- Protocollo di intesa e futuro incerto: Nel luglio 2024, è stato firmato un protocollo d’intesa tra aziende e istituzioni per co-investire nei reattori nucleari. Nonostante l’ottimismo da parte delle istituzioni locali, la firma definitiva dell’accordo di rilancio dell’AST è ancora rinviata, e la crisi energetica rimane un problema centrale per il futuro dell’industria siderurgica.