Il 30 dicembre 2009, il sessantasettenne Mario Bonduan scomparve misteriosamente da San Candido, comune di 3mila abitanti in provincia di Bolzano.
Il paese, situato nell’Alta Pusteria, è una meta turistica apprezzata dagli amanti della montagna, del trekking e del turismo lento.
L’uomo, pensionato, aveva scelto questa località per trascorrere le vacanze natalizie insieme ai suoi familiari, in attesa di festeggiare con le persone care l’arrivo dell’anno nuovo.
Affetto da una lieve forma di alzheimer e da vuoti di memoria, quel mercoledì l’anziano è uscito insieme a un amico per una breve passeggiata in centro città. Si erano fermati al bar dell’Hotel “L’Orso Grigio” per bere qualcosa, ma da quel momento nessuno ha più avuto sue notizie.
I parenti hanno denunciato tempestivamente l’accaduto alle forze dell’ordine, attivando così la macchina delle ricerche.
Da quel giorno sono trascorsi quindici lunghi e dolorosi anni. La figlia Stefania, intervistata da Tag24 sulla vicenda, non si arrende, nella speranza di ritrovare sano e salvo l’amato padre, o almeno, di potergli offrire una degna sepoltura.
Le ipotesi sulla scomparsa
“Sono passati quindici anni dalla sua sparizione, e se fosse ancora vivo, è probabile che siano subentrati ulteriori problemi” spiega la figlia di Bonduan.
Purtroppo, le sue condizioni neurologiche non erano buone: stava affrontando una malattia ancora non diagnosticata con certezza, una forma precoce di demenza senile o alzheimer. Se mio padre è ancora in vita, questa patologia potrebbe essere progredita”, dichiara.
“Al momento le ricerche sono ferme. Non essendoci segnalazioni, le istituzioni non hanno nuove zone da scandagliare, perché a differenza degli scorsi anni, non hanno più ricevuto telefonate su potenziali avvistamenti”.
“Quella sera una parte della nostra famiglia si trovava in piscina a San Candido, mentre mio padre, insieme a un amico, era andato a un bar vicino alla struttura”, prosegue.
“Sono entrati in un bar per prendere un caffè, papà è andato ai servizi igienici, che non avevano alcuna via d’uscita se non la porta d’ingresso. Quando l’amico ha visto che non tornava più, ha chiesto a un cameriere di verificare ma in bagno non c’era più”, conclude.
Segnalazioni di avvistamenti nel Triveneto
“Negli anni successivi, abbiamo ricevuto molteplici segnalazioni di avvistamento nel Triveneto. Le forze dell’ordine le hanno ritenute attendibili poiché includevano dettagli sull’abbigliamento che coincidevano con le sue caratteristiche personali, non si trattava infatti di descrizioni generiche né di informazioni rese pubbliche” racconta Stefania.
“Anche se fosse stato davvero mio padre, non è mai stato possibile fermare questa persona e identificarla. Dopo tutto questo tempo, potrebbe essersi spostato in altre zone…” prosegue.
“A volte capita, durante la ricerca di persone scomparse, che si cerchi in un punto mentre la persona magari è poco distante. Rinnoviamo l’appello con la consapevolezza che papà potrebbe non essere più in vita. A volte i miracoli accadono, e confidiamo che possa essersi unito a un gruppo di clochard e ha trovato un modo per sopravvivere“.
“Questa è l’ultima foto di mio padre, scattata il 25 dicembre 2009, cinque giorni prima del suo allontanamento. Nello scatto si nota facilmente lo ‘sguardo perso’, assente, che aveva ultimamente”, conclude.
L’appello ai professionisti delle strutture forensi
“Nel cercarlo senza vita, come abbiamo scritto nei nostri precedenti appelli, siamo consapevoli che potrebbe trovarsi tra i cadaveri non identificati registrati nell’ufficio del commissario straordinario per le persone scomparse. Mi riferisco ai corpi custoditi all’interno degli obitori o negli istituti di medicina legale“.
“Parallelamente, l’associazione Penelope Italia OdV, si è impegnata per favorire l’attivazione della banca dati del DNA, uno strumento fondamentale che consentirebbe di confrontare il nostro materiale genetico, più precisamente il mio e quello di mia sorella per individuare caratteristiche riconducibili a mio padre”.
“Di fatto, non sappiamo se questa comparazione verrà effettivamente effettuata. Ci rivolgiamo alle persone che lavorano in queste strutture affinché, nel caso notassero segni particolari, per favore di segnalarceli, permettendoci così di avviare una richiesta di analisi genetica”, prosegue Stefania.
Tra i cadaveri ignoti potrebbe esserci anche quello di Giancarlo Pari, scomparso da Rimini il 3 giugno 2024.
A sei mesi di distanza, la figlia Rosj ha richiesto ai R.I.S. di Parma l’esito del test genetico su un cadavere, presumibilmente quello del 77enne, rinvenuto lungo il Rio Melo, il fiume che attraversa Riccione il 26 settembre 2024.
Gli episodi di confusione mentale e l’allontanamento
“In passato mio padre aveva avuto episodi di confusione mentale anche in luoghi familiari,” racconta Stefania.
“Dieci giorni prima della scomparsa, durante la notte, si era vestito di tutto punto mentre si trovava in montagna con mia madre. Era convinto che mia sorella fosse in difficoltà con l’auto e che io lo avessi chiamato per chiedere aiuto”.
Assumeva psicofarmaci che, purtroppo, gli avevano causato episodi di “scollegamento” dalla realtà, allucinazioni visive. Lui, in buona fede, reagiva immediatamente… bastava dirgli ‘aiuto’, e accorreva senza esitazione” spiega.
“Si presume, dunque, che uscito dal bagno a San Candido abbia iniziato a vagare nelle zone limitrofe, probabilmente dopo aver perso la memoria” continua la figlia di Bonduan.
“Potrebbe essersi incamminato verso l’alloggio dove risiedevamo. Da lì, un ventaglio di ipotesi si è aperto, ma nessuno è stato chiuso. Abbiamo sottoposto alle forze delle forze dell’ordine varie possibilità: un incidente, una morte accidentale, piuttosto che l’aver preso un treno verso zone ignote”.
L’appello dei familiari
“Nella speranza che mio padre possa essere ancora vivo e qualcuno riesca a interagire con lui, vorrei ricordare ai lettori le sue passioni” spiega Stefania.
“Mio papà giocava a bocce, non solo con gli amici ma anche a livello agonistico, è stato anche in nazionale. Era un appassionato di francobolli e amava la montagna, in particolare la Valle d’Aosta, una regione a cui era molto legato”.
“Per quanto concerne il ritrovarlo sano e salvo, cerchiamo di stare con i piedi per terra sia io che mia sorella Angela, entrambe impegnate nelle ricerche di papà da tutti questi anni. La mamma, purtroppo, è mancata nel 2018” spiega.
“Nel tempo abbiamo imparato a bilanciare la speranza con consapevolezza, ma il desiderio resta quello di poterlo riportare a casa“, conclude.