Calcio e politica vanno spesso a braccetto: il pallone è uno strumento di soft power che in ogni epoca, principalmente da quando è diventato uno sport di massa, democrazie e autoritarismi vecchi e nuovi hanno usato a proprio vantaggio.

L’assegnazione dei Mondiali 2034 all’Arabia Saudita ne è l’ultimo esempio, inseriti come sono nella politica nazionale di “Vision 2030”: un paese non più legato alla sola ricchezza del petrolio ma anche a quella dell’intrattenimento. Mentre si sollevano dubbi sulle reali condizioni dei lavoratori che costruiranno gli stadi sauditi, in Italia abbiamo avuto tanti ex calciatori che si sono candidati in politica in maniera trasversale.

Qualcuno ce l’ha fatta, altri si sono limitati ad esternare pubblicamente la loro fede politica, mentre il presidente del Senato Ignazio La Russa si è limitato a paragonare la presidente del Consiglio Giorgia Meloni a due campioni assoluti come Cristiano Ronaldo e Messi.

La Russa: “Meloni è la Messi o la Ronaldo della politica europea”

In un momento sonnacchioso come quello che accompagna la fine di un anno, solitamente ci sono due tipi di notizie politiche che riempiono i giornali: gli articoli di colore e quelli di cronaca. I primi sono in genere di più, considerata la moria di fatti di cronaca.

Per animare il clima festivo e natalizio, cosa c’è di meglio di un articolo che unisce le due più grandi passioni degli italiani, e cioè il calcio e la politica? Si dice spesso ormai che i politici parlano come se si stessero rivolgendo ai tifosi di una squadra, che a loro volta parteggiano o insultano un politico in base a sentimenti di pancia invece che ragionamenti ponderati.

In un’intervista che il presidente del Senato Ignazio La Russa ha rilasciato a Il Giornale, ha voluto dare il suo piccolo contributo alla questione, regalando un inciso in cui per evocare la forza politica della premier Giorgia Meloni regala un accostamento a due grandi campioni calcistici internazionali:

La Meloni sicuramente è un Messi o un Ronaldo della politica. Non vedo altri in Europa al suo livello in questo momento. Oltre a essere una top, nel confronto emerge come una gigante.

Cos’avrà Meloni di tanto “top” da essere paragonata al campione del mondo argentino e al miglior marcatore della nazionale lusitana? La testa, nel senso di prendere decisioni difficili a sangue freddo e in situazioni complicate? O il piede, nella volontà di essere sempre un passo avanti rispetto ai nemici (tanti, sia reali che immaginari) e soprattutto agli amici (citofonare Salvini e Tajani)?

https://twitter.com/pallonatefaccia/status/1809223886338150726

Soprattutto in Fratelli d’Italia, si fa a gara negli ultimi tempi a dipingere Giorgia Meloni come figura politica europea e italiana di primissimo livello, capace di incidere e di farsi rispettare a tutti i livelli. Se ci sono errori, è certamente colpa degli altri: è il caso ad esempio dei due CPR in Albania, che in attesa di una sentenza a livello europeo giacciono semivuoti e semiabbandonati senza che nessun migrante vi abbia mai soggiornato per più di 24 ore.

Forse La Russa, formulando un giudizio di quel genere, aveva ben in mente la grande mimica facciale e gestuale che la premier aveva mostrato durante le sue comunicazioni al Parlamento del 17 dicembre 2024, prima di alcuni vertici europei: fra la testa nascosta nella giacca e i versacci di risposta ai mugugni delle opposizioni (“È inutile che fate oh-oh…“), Meloni ha regalato un colpo di genio degno di un trequartista sudamericano, che vedono autostrade dove gli altri vedono traffico.

Da Renzi a Conte, i premier tifosi

Dichiarare il tifo verso una certa squadra in Italia è una questione che viene presa molto sul serio. Alcune squadre portano con sé un’antipatia quasi ontologica, connaturata alla sua stessa esistenza (la Juventus per la quale stravede il ministro degli Esteri Antonio Tajani), altre hanno perso quella connotazione di lotta fra benestanti/popolani che una metropoli come Milano aveva regalato (Matteo Salvini tifa Milan, La Russa segue l’Inter), altre ancora fanno leva sulla voracità e simpatia dei propri tifosi (Roma e Lazio).

https://twitter.com/GiuseppeConteIT/status/1068907197634101248

Giorgia Meloni e Giuseppe Conte, tanto divisi sul piano politico, invece sul piano calcistico sono accomunati dal tifo per la squadra capitolina. I giallorossi hanno anche un altro tifoso politico d’eccezione come Carlo Calenda e si potrebbe anche pensare che ciò che la grigia politica divide, l’unione sotto una bandiera calcistica può aprire momenti di inaspettata complicità.

Ne sa qualcosa Matteo Renzi, che nell’ultima Partita del Cuore ha giocato insieme alla leader del PD Elly Schlein e una loro foto insieme ha dato adito a tante ricostruzioni politiche più o meno sensate. Il ritorno dell’ex premier nell’alveo dei dem? Ad oggi ogni strizzata d’occhio renziana è stata rimpallata dai pentastellati e da AVS, mentre il senatore fiorentino si dedica a seguire la carriera calcistica del figlio (passato per le fila di Udinese e Prato) e quella della Fiorentina.

Chissà se un giorno Meloni si divertirà a palleggiare come fatto da Conte e Renzi…

Le alterne fortune dei calciatori in politica

Limitandoci ai soli giocatori italiani, l’elenco di quelli che hanno tentato di costruirsi una carriera politica è discretamente lunga e annovera anche alcuni casi di successo. Far parlare la lingua al posto dei piedi non è cosa semplice e l’arte della dialettica va affinata anche a fronte di eventi imprevisti e non costruiti sulla base di strategie proprie delle pubbliche relazioni.

https://twitter.com/matteorenzi/status/1069962527981928448

Innegabile però che un calciatore porti con sé il proprio nome e la propria fama, l’esser ricordato con affetto da tanti tifosi può spingere a quelle candidature considerate “sicure” perché legate alla città in cui è nato o ha giocato il suddetto calciatore. Il giudizio delle urne però può risultare severo: è il caso del ternano Riccardo Zampagna, ricordato con affetto dai tifosi delle Fere per i tanti gol ma senza la gioia dell’elezione a consigliere comunale nel 2023.

Prima di Damiano Tommasi, veronese sindaco di Verona dal 2022, il più importante calciatore italiano ad aver avuto un certo successo in politica è stato Gianni Rivera, sottosegretario di Stato al Ministero della difesa nei governi Prodi I, D’Alema I, D’Alema II e Amato II ed europarlamentare dal 2004 al 2009 per Uniti dell’Ulivo.

Carlo Nervo e Fabio Rustico, rispettivamente centrocampista ex Bologna e difensore ex Atalanta, erano stati sindaco del comune di Solagna e Assessore allo Sport e alle Politiche Giovanili per il comune di Bergamo.

Nessuno però è arrivato ai livelli di Romario o di George Weah, senatore brasiliano e presidente della Liberia: tanta strada da fare per i calciatori in politica…

I tre punti salienti dell’articolo

  • Calcio come strumento di soft power: il calcio è usato come strumento di politica, sia da democrazie che da regimi autoritari. L’assegnazione dei Mondiali 2034 all’Arabia Saudita ne è un esempio, in linea con il piano “Vision 2030” del paese, che punta a diversificare la sua economia includendo l’intrattenimento.
  • Politica e calcio in Italia: in Italia, molti ex calciatori hanno intrapreso carriere politiche. Alcuni hanno avuto successo, come Damiano Tommasi, mentre altri hanno visto il loro tentativo fallire, come Riccardo Zampagna. L’intersezione tra calcio e politica è evidente anche nel sostegno a determinate squadre da parte di politici come Meloni e Conte, unendo le passioni calcistiche a quelle politiche.
  • Riferimenti calcistici in politica: il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha paragonato la premier Giorgia Meloni a Cristiano Ronaldo e Messi per sottolineare la sua forza politica. Questo accostamento evidenzia come i politici oggi adottino riferimenti calcistici per valorizzare le proprie figure pubbliche e attrarre l’attenzione dei tifosi.