Da possibile leader del centrosinistra a possibile presidente dimissionario del Movimento Cinque Stelle: il 2024 non è stato certamente l’anno di Giuseppe Conte. Il presidente del M5s è passato dal successo alle Regionali in Sardegna di inizio anno, che hanno fatto credere al suo partito di avere un peso fondamentale nell’opposizione alla lotta per sopravvivere all’interno dello stesso Movimento. Un anno che si chiude con la ripetizione del voto della Costituente dei Cinque Stelle voluta dall’ex garante Beppe Grillo e che ha rischiato di estromettere Conte da tutto.
C’è un unico imperativo per questo 2024: ripartire con le certezze maturate nel corso di un difficile anno di transizione che ha ridisegnato le geometrie dell’opposizione. Conte sarà forte dell’appoggio del suo partito che ha dimostrato di credere nel suo progetto progressista ma dovrà anche confrontarsi con gli altri esponenti dell’opposizione. Non è ancora chiaro se l’avvocato accetterà o meno che qualcun altro possa essere leader del campo largo. Quel che è certo è che i confronti interni alla grande coalizione di centrosinistra con la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein non mancheranno.
Occhio anche ai dati sulle elezioni Regionali del 2024. Il Movimento Cinque Stelle ha perso consensi rispetto agli scorsi anni e sarà fondamentale riuscire a recuperarli nelle sette regioni dove si andrà alle urne nel 2025. Particolare attenzione sulle elezioni che si terranno in Campania dove il Movimento potrebbe giocarsi la carta Roberto Fico.
Il 2025 di Giuseppe Conte: quali sfide attendono il leader del M5s?
Un anno per far ricredere tutti. Il 2025 deve essere un momento di rilancio per il Movimento Cinque Stelle e per il suo leader Conte che ha chiuso quest’anno con due certezze: la prima è che il suo partito è disposto a seguirlo e a mantenere una linea progressista, sia in Italia che in Europa, la seconda è che non si potranno ripetere gli errori fatti nel corso di quest’anno. Il Movimento Cinque Stelle è uscito fortemente ridimensionato dalla Costituente di qualche settimana fa che ha portato all’eliminazione del ruolo del garante – rivestito dal fondatore Beppe Grillo – e del limite dei due mandati.
Adesso testa al prossimo anno. Di fronte al partito guidato da Giuseppe Conte ci sono diverse sfide tra elezioni Regionali, referendum e proposte da portare nelle piazze e in Parlamento – tra tutte quella del salario minimo.
Le elezioni regionali e gli errori da non ripetere
Si voterà in sette Regioni differenti nel 2024. La più importante, almeno per il M5s, sarà la Campania dove i pentastellati hanno sempre registrato risultati incoraggianti. Si pensa al nome di Roberto Fico per la presidenza della Regione. Importanti anche le sfide che attende il Movimento Cinque Stelle in Marche e Puglia. Più difficile affermarsi in Veneto e Valle d’Aosta ma questo non deve costituire un ostacolo per i pentastellati.
Nelle regionali dello scorso anno, il Movimento Cinque Stelle non è stato particolarmente brillante. Solo in Sardegna i pentastellati hanno dato un contributo fondamentale per la vittoria finale arrivando comunque secondi. Quasi ininfluente l’apporto in Umbria ed Emilia Romagna mentre in Liguria i veti di Conte sono stati disastrosi, almeno a detta degli esponenti di Italia Viva.
Campo largo o corsa solitaria
Mettere da parte le differenze per opporsi al governo Meloni o provare la corsa solitaria forti dei propri valori che non possono essere messi in discussione. Anche quest’anno il Movimento Cinque Stelle dovrà fare i conti con le alleanze e con tutte le difficoltà che comportano. Lo scorso 1 dicembre, nell’Assemblea Nazionale di Europa Verde a Chianciano Terme, Giuseppe Conte ha portato sul palco i valori del Movimento. Al leader pentastellato ha risposto il segretario di +Europa Riccardo Magi – unico esponente moderato presente all’appuntamento.
A far discutere è soprattutto la posizione dei Cinque Stelle sulla guerra in Ucraina. L’intenzione, nonostante tutto, è quella di consolidare l’alleanza con il Partito Democratico: negli scorsi giorni diversi esponenti pentastellati hanno invitato l’ex sindaca di Torino Chiara Appendino a non contestate il Pd dopo un’intervista polemica rilasciata al quotidiano La Stampa. Non resta dunque che attendere il prossimo anno per conoscere le strategie di Conte.
Il 2025 di Conte in tre punti
- Un anno di sfide per Giuseppe Conte e il M5S: Il 2024 ha visto il leader dei Cinque Stelle affrontare grandi difficoltà, passando dal successo iniziale delle Regionali in Sardegna a un periodo turbolento culminato nella Costituente voluta da Beppe Grillo. Questo processo ha ridimensionato il ruolo di Conte, mettendo in discussione la sua leadership, ma ha confermato la volontà del partito di mantenere una linea progressista.
- Le priorità per il 2025: Con un anno elettorale all’orizzonte, il M5S punta a rilanciarsi, specialmente in Campania, Marche e Puglia, cercando di recuperare consensi persi. Cruciali saranno anche i referendum e le proposte legislative come quella sul salario minimo, oltre alla gestione dei rapporti con gli alleati del campo progressista, in particolare il Partito Democratico.
- Alleanze e strategia: Decidere tra una corsa solitaria e un’alleanza con il PD sarà fondamentale per il futuro del M5S. I dibattiti interni, il dialogo con altri partiti progressisti, e la posizione sulla guerra in Ucraina sono temi centrali che definiranno la strategia del Movimento per opporsi al governo Meloni e consolidare la propria identità politica.