Come ha dimostrato l’elezione di Trump, il populismo è più che mai vivo e vegeto. Ma se Beppe Grillo farà il suo discorso di fine anno, il suo consueto contro-discorso rispetto a quello di Capodanno del Presidente della Repubblica, rischia di chiudere un cerchio che in Italia abbiamo cominciato a disegnare giusto ottant’anni fa, quando, era il 27 dicembre 1944, Guglielmo Giannini diede alle stampe il primo numero della sua rivista, il Giornale dell’Uomo Qualunque, antesignano del blog del comico genovese così come il suo movimento politico che, all’alba della nostra Repubblica, già raccolse gli elettori che non volevano essere nè di destra, nè di sinistra e nè di centro: volevano solamente combattere la “casta”. Che all’epoca chiamavano ancora “i capi”.
Grillo, discorso di Capodanno 80 anni dopo l’Uomo Qualunque di Giannini?
È ancora un mistero se questo Capodanno Beppe Grillo farà il suo discorso di Capodanno. Chi gli è rimasto fedele lo vorrebbe perché ricordarlo per l’ultima volta a bordo del carro funebre mentre porta al camposanto il suo Movimento Cinque Stelle lo trova davvero triste. Dall’Elevato vuole un segno di vita. Un bel discorso, di quelli che risollevano il morale alla truppa, di quelli che, mgari, promettono fuoco e fiamme contro Giuseppe Conte e i “traditori”.
In ogni caso, se Grillo lo farà, dovrebbe tenere conto che, ottant’anni dopo, rischia di chiudere un capitolo importante del populismo nostrano, dato che tutto iniziò con Guglielmo Giannini negli ultimi giorni de 1944, quando gli Alleati avevano liberato Roma appena sei mesi e mezzo prima e al Nord si combatteva ancora perché c’era la Repubblica Sociale Italiana.
Le similitudini tra Grillo e Giannini
Maurizio Stefanini, che è uno studioso dei movimenti politici comparati, ha elencato una serie di similitudini tra Guglielmo Giannini e Beppe Grillo davvero notevole. Prima di tutto: entrambi provengono dal mondo dello spettacolo. Grillo è stato (ed è) il comico che sappiamo. Giannini fu un commediografo, regista e autore cinematografico: il primo film di Totò, “Fermo con le mani”, fu girato, per dire, su una sua sceneggiatura
Ecco: ad ascoltarlo oggi sembra rivelatore. A Totò, travestito da spagnola, Giannini cosa fa dire? “Al mio Paese mi sono scocciatas…”.
E, in effetti, nel primo editoriale della rivista, Mr Qualunquismo scrisse:
“Questo è il giornale dell’Uomo Qualunque, stufo di tutti, il cui solo, ardente desiderio è che nessuno gli rompa le scatole”
Insomma: un manifesto politico alla Milei. Buono per la sua motosega. Visto e considerato che Giannini non voleva nessun tipo di Stato, non voleva nè Hitler nè Churchill. Mentre quello di Grillo, al termine delle sue mille giravolte, avrebbe fatto fortuna attorno al vaffa e uno Stato assistenzialista, da Reddito di Cittadinanza.
La ricerca di un alleato
Sta di fatto che, come il movimento di Grillo che, dopo una prima fase isolazionista, prima in Italia e poi in Europa ha tentato (spesso riuscendoci) di allearsi con tutti, a Roma prima con la destra (il governo giallo-verde) poi con la sinistra (il governo giallo-rosso) e poi con un tecnico (capitò con Mario Draghi), anche l’Uomo Qualunque di Giannini prima ammiccò ai nostalgici del fascismo, poi si offrì ai liberali del Pli e ai Repubblicani del Pri. Poi addirittura al Partito Comunista (Grillo nel 2009 tentò di prendere la tessera del Pd).
Come dire: sia per Grillo che per Giannini, un alleato vale un altro.
La derisione degli avversari
Giannini e Grillo, poi, hanno in comune la derisione degli avversari. E l’abitudine di storpiare i loro nomi. Per il primo, il capo della Resistenza, il leader del partito d’Azione Ferruccio Parri, diventava “Fessuccio Parmi”; Piero Calamandrei “Caccamandrei”; lo storico Luigi Salvatorelli “Servitorelli”. Insomma, proprio così come, per Grillo, Berlusconi diventerà “lo psiconano”; Pierluigi Bersani “Gargamella”; Giuseppe Conte “il mago di Oz”.
Il divieto sui mandati e i tecnici a cui affidare il Governo
Ma ciò che davvero fa restare a bocca aperta è la similitudine che unisce Beppe Grillo e Guglielmo Giannini a proposito dei mandati e a chi affidare le sorti del governo. Giannini la mise così:
“Basta un buon ragioniere che entri in carica il primo gennaio e se ne vada il 31 dicembre e non sia rieleggibile per nessuna ragione”
Ora, ricordato che, nel 2013, Grillo disse che come ministro dell’Economia voleva “una signora che ha tirato su tre figli: queste persone sanno che cos’è l’economia, non i bocconiani”, il comico genovese si è impiccato sulla questione dei mandati, arrivando alla rottura con Conte proprio mantenendo il punto che non si potesse essere eletti per più di due volte in Parlamento.
E insomma: Grillo è rimasto sempre affascianto non solo dalle donne con tre figli, come testimonia questo video su YouTube
Le fake news
Un altro classico del repertorio di Grillo, poi, è stato prendersela con i giornalisti e, in generale, con il sistema dell’informazione. Una volta, confessò addirittura di volerseli magiare, i cronisti. Per il solo gusto di vomitarli. E Massimo D’Alema, un altro che con i giornalisti non ha mai avuto un buon rapporto, nel corso di una direzione del Pd, ricordò, forse con un pizzico d’invidia, che li prendeva finanche “a calci a sedere”.
Ma, nel 1952, alla Camera, Giannini confessò quasi la stessa idiosincrasia quando rivelò di aver inventato la notizia secondo la quale il 25 aprile in Italia furono ammazzati 300 mila fascisti o presunti tali:
“Questo può suggerire ironiche considerazioni sulla fortuna dei giornali che fino a quando pubblicano panzane trovano lettori a centinaia di migliaia e quando pubblicano invece la verità vedono calare il numero dei loro lettori”
La fine dell’Uomo Qualunque e del Movimento
Ora: l’Uomo Qualunque finì quando fu inglobato dal sistema. In una intervista a Montanelli, Giannini disse che “l’uomo qualunque, una volta diventato assessore comunale di Rocca Priora, ha cessato di essere uomo qualunque…”. Ottant’anni dopo, è il destino che sta ripercorrendo il Movimento Cinque Stelle. Che doveva aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno. Ma prima con Grillo e ora con Conte è finito per entrarci e basta. Lasciando al suo fondatore (forse) solo i discorsi di Capodanno.