Sergio Isidori, il bambino scomparso a Villa Potenza nel 1979: un giallo che dura da 45 anni
Era il 23 aprile 1979 a Villa Potenza, frazione in provincia di Macerata, nelle Marche. Sergio Isidori, un bambino di cinque anni, dall’inconfondibile chioma riccia, era conosciuto da tutti per il suo carattere allegro e spensierato.
Il piccolo viveva in paese insieme al padre Eraldo, di professione elettrauto, la madre Silvia e al fratello maggiore Giammaria, di tre anni più grande.
Una famiglia semplice, dalla vita normale, fino al giorno in cui, durante la celebrazione del funerale del parroco del paese, un malintenzionato portò via con sé il piccolo, senza lasciare alcuna traccia.
Il rapimento segnò l’inizio di uno dei gialli più intricati degli ultimi quarant’anni di cronaca nera e di una lunga ricerca per la verità, ancora avvolta da una fitta coltre di mistero.
Il mattino prima della scomparsa
Era una mattina di lunedì, in piena primavera. Sergio uscì insieme alla mamma, incinta di tre mesi della sorella Giorgia, per essere accompagnato all’asilo. Alla fine delle lezioni, la donna tornò a prenderlo e lo riportò a casa.
Alle 15:30, dopo aver fatto merenda, salutò la madre e raggiunse il fratello Gianmaria e alcuni amici nel retro dell’abitazione. Il loro rientro era previsto per le 17:00.
Quello stesso pomeriggio si celebravano i funerali del sacerdote di Villa Potenza, considerato un punto di riferimento e di aiuto per i residenti. La chiesa locale e le strade limitrofe pullulano di gente, in attesa dell’ultimo saluto all’anziano.
Qualcosa però non tornava. Gianmaria riferì alla mamma di non aver assolutamente visto il fratello minore nelle ore precedenti e che non era mai arrivato al punto d’incontro stabilito.
L’inizio delle ricerche
Preoccupati, i genitori denunciarono tempestivamente la scomparsa alle forze dell’ordine. Iniziarono così le prime ricerche sul campo condotte dagli agenti con il supporto di amici, cittadini e volontari.
La comunità, già sconvolta dalla perdita del parroco, si unì allo sforzo collettivo per ritrovare Sergio. Tra le prime ipotesi varate degli inquirenti, la potenziale caduta del bambino all’interno di un canale che scorreva vicino casa.
Nei giorni successivi, l’argine fu prosciugato e venne anche verificati i filtri che trattenevano i detriti prima che l’acqua si riversasse nel fiume. L’esito delle ricerche diedero esito negativo.
Le prime testimonianze
Un camionista, in sosta nei pressi dell’abitazione della famiglia Isidori, riferì di aver visto Sergio giocare insieme ad altri bambini, diversi da quelli con cui il ragazzino era solito divertirsi.
Aggiunse inoltre che, tra i presenti, non figurava il fratello Giammaria. Una volta conclusa la celebrazione, l’autista ripartì e vide per l’ultima volta il ragazzino davanti la sua vettura.
Uno dei coetanei del piccolo dichiarò agli agenti di averlo visto allontanarsi dall’officina del papà insieme a una persona di statura bassa, forse un adulto, dai capelli biondi e con un cappello a visiera, come confermato anche da una terza e ultima testimonianza, rafforzando il sospetto degli inquirenti.
La richiesta di riscatto
Il giorno successivo alla scomparsa di Sergio, una donna, il cui numero differiva di una sola cifra da quello degli Isidori, ricevette una drammatica telefonata.
All’altro capo, un anonimo le chiese di pagare un riscatto di 50 milioni di lire per riavere il bambino. Le limitate tecnologie dell’epoca impedirono alle forze dell’ordine di identificare il chiamante.
Negli anni, i parenti ricevettero altre chiamate anonime, durante le quali chiedevano sempre di poter sentire la voce del bambino, per avere la prova che fosse ancora in vita.
Per gli inquirenti si trattò di potenziali estorsioni da parte di sciacalli e mitomani, pronti a lucrare sulla tragedia. Alcuni dei quali sono stati indagati e rinviati a giudizio per estorsione.
I potenziali estorsori
Tra i condannati per estorsione ai danni dei familiari di Sergio, figurano una sedicente cartomante e suo figlio. I due illusero i genitori, promettendo loro di poterlo riabbracciare mediante il pagamento di un lauto riscatto.
Grazie ai successivi controlli sulla linea telefonica di Eraldo e Silvia, le autorità localizzarono con certezza l’utenza della tarologa.
Nonostante il tentativo di estorsione, non fu trovata alcuna prova del coinvolgimento della coppia nel rapimento del ragazzino.
Nel 2009, un testimone alla trasmissione “Chi l’ha visto?” riferì che l’identikit fornito dall’amico del piccolo all’epoca coincideva con un uomo, potenzialmente affetto da nanismo, molto vicino alla famiglia della medium.
La donna, dal canto suo, asserì di non aver mai telefonato agli Isidori e di trovarsi in Svizzera nell’aprile del 1979. Questi elementi risultarono di utilità per la riapertura di un nuovo step d’indagini da parte degli inquirenti.
Le ultime evoluzioni del caso
I familiari di Sergio non si sono mai arresi, continuando a cercare la verità. A differenza del caso di Silvestro delle Cave, un bambino di nove anni ritrovato senza vita in una valigia in un appartamento di Roccarainola, suo paese di residenza, la speranza è che Sergio sia ancora vivo.
Negli ultimi anni, una testimonianza ha riacceso questa possibilità: una donna residente all’estero avrebbe raccontato alla sorella Giorgia, oggi adulta, di aver incontrato il fratello quando era ventenne e di essersi innamorata di lui.
Un altro elemento che ha riportato alla riapertura delle indagini è legata a un romanzo scritto da un sacerdote della zona, nel quale viene narrata la storia di un bimbo scomparso in circostanze analoghe a quelle di Sergio, con una conclusione agghiacciante.
L’avvocato della famiglia Isidori ha richiesto che il prete venisse interrogato per escludere con certezza ogni possibile coinvolgimento nei fatti.