L’uomo più ricco del mondo è ormai pienamente coinvolto nella politica degli Usa. Durante la campagna elettorale di Donald Trump, Elon Musk ha annunciato il proprio sostegno al tycoon. Questo appoggio, già visibile con la massiccia presenza di Musk su X, è diventato imponente attraverso mega donazioni e addirittura con la partecipazione ai raduni Trump.

Il legame tra Elon Musk e Donald Trump si basa sicuramente su ideologie condivise, come il famoso slogan e movimento del tycoon “Make America Great Again”, soprattutto su temi come il contrasto all’immigrazione incontrollata. Tuttavia, non c’è dubbio che questa “alleanza” abbia anche una forte componente di interesse commerciale.

A poche settimane dall’insediamento di Donald Trump, Elon Musk ha suscitato l’ira dei sostenitori più accaniti del tycoon esprimendo il suo sostegno all’importazione di lavoratori di talento dall’estero. Una posizione coerente con il background migratorio del CEO di Starlink e con la sua visione imprenditoriale, spesso sintetizzata nell’espressione “si tratta solo di affari”. La polemica, già al centro dell’attenzione anche oltre i confini statunitensi, sembra destinata a far discutere ancora a lungo.

MAGA diviso: Elon Musk fa arrabbiare i sostenitori accaniti di Trump

La spaccatura nel MAGA è già presente ancor prima dell’inizio del secondo mandato di Donald Trump. I suoi sostenitori più accaniti chiedono un approccio inflessibile su tutte le forme di immigrazione. Tuttavia, durante la campagna elettorale del 2024, Trump ha consolidato rapporti con dirigenti tecnologici e miliardari che sostengono l’immigrazione, seppur non in tutte le sue forme, alimentando tensioni all’interno del suo stesso movimento.

Elon Musk, ad esempio, ha giocato un ruolo di primo piano nel garantire la vittoria di Trump. I suoi sforzi sono stati premiati con un ruolo su misura nella nuova amministrazione che entrerà in carica il 20 gennaio 2025: la guida del Dipartimento per l’Efficienza del Governo (DOGE). Musk non opererà da solo ma collaborerà con Vivek Ramaswamy, imprenditore di origini indiane e esponente del Partito repubblicano.

Vivek Ramaswamy non è l’unico esponente indiano americano nella squadra di Trump. Il presidente eletto ha infatti designato Kash Patel per guidare l’FBI e, più di recente, ha nominato Sriram Krishnan come consigliere senior per l’intelligenza artificiale. Quest’ultima scelta ha suscitato un’ondata di polemiche sull’immigrazione negli Usa.

Il futuro consigliere senior di Trump, Sriram Krishnan, ha catalizzato l’attenzione del movimento MAGA con le sue dichiarazioni pro-immigrazione. In un post su X, Krishnan ha espresso il suo sostegno all’aumento del limite massimo di green card per lavoratori qualificati.

A rendere ancora più tesa la situazione, il co-capo del DOGE, Vivek Ramaswamy, ha criticato la cultura americana accusandola di “venerare la mediocrità invece dell’eccellenza”. Ramaswamy ha attribuito a questa dinamica culturale l’ingresso massiccio di lavoratori stranieri nel settore tecnologico. Tali posizioni hanno provocato reazioni dure all’interno del movimento MAGA che considera l’immigrazione di lavoratori una minaccia per i posti di lavoro destinati ai cittadini americani.

Elon Musk sull’immigrazione

A gettare ulteriore benzina sul fuoco ci ha pensato Elon Musk. L’alleanza tra Musk e Trump non nasce da un matrimonio d’amore, nonostante i due condividano la stessa opposizione alla cultura woke e all’immigrazione incontrollata.

La presenza di Musk nello scenario politico statunitense è ormai consolidata. Tuttavia, ha abbandonato il cappello del “Make America Great Again” per indossare i panni di ciò che è realmente: un imprenditore, partecipando così attivamente alla discussione.

Negli Stati Uniti il ​​numero di ingegneri super talentuosi e super motivati ​​è decisamente troppo basso. Pensa a questo come a una squadra di sport professionistici: se vuoi che la tua SQUADRA vinca il campionato, devi reclutare i migliori talenti ovunque si trovino. Ciò consente all’intera SQUADRA di vincere.

La discussione sull’immigrazione di lavoratori stranieri altamente qualificati ruota attorno ai visti H-1B. Musk, infatti, si è dichiarato favorevole esclusivamente ad un’immigrazione controllata. Durante i momenti più intensi della campagna elettorale del 2024, l’imprenditore ha visitato il confine meridionale degli Usa dove si registrano attraversamenti via terra. Ha poi criticato più volte la politica migratoria dell’amministrazione Biden accusandola di “importare elettori” o di creare potenziali minacce alla sicurezza nazionale.

La posizione di Trump

L’immigrazione è uno dei temi centrali nella politica di Donald Trump. Nonostante le polemiche che si susseguono da giorni, il presidente eletto non ha ancora rilasciato commenti ufficiali riguardo alle divisioni interne.

Durante il suo primo mandato, Trump ha sospeso temporaneamente il programma dei visti H-1B, che l’amministrazione di Joe Biden ha successivamente rivisto introducendo una nuova norma a dicembre. Questi visti, di breve durata, sono concessi a lavoratori stranieri assunti negli Usa in ruoli che richiedono “conoscenze altamente specializzate”. Sono particolarmente diffusi tra le aziende tecnologiche. Tuttavia, l’alleanza di Trump con dirigenti tecnologici e miliardari rischia di continuare a generare divisioni tra i suoi sostenitori e alleati sul tema dell’immigrazione.

Divisioni nel movimento MAGA

  • Sostegno e alleanza strategica: Elon Musk ha sostenuto attivamente Donald Trump durante la campagna elettorale del 2024, con massicce donazioni e partecipazione a eventi pubblici contribuendo significativamente alla sua vittoria.
  • Immigrazione e le divergenze interne: Musk ha suscitato polemiche all’interno del movimento MAGA esprimendo il suo sostegno all’immigrazione qualificata, in particolare a favore dei visti H-1B per lavoratori altamente specializzati. Questa posizione ha creato frizioni con i sostenitori più conservatori di Trump, che spingono per politiche più rigide sull’immigrazione.
  • La posizione di Trump sull’immigrazione: L’immigrazione è un tema centrale nella politica di Donald Trump, che durante il suo primo mandato ha sospeso il programma dei visti H-1B, destinato a lavoratori altamente qualificati, come parte della sua politica migratoria restrittiva.