“Il giornalismo non è un crimine”, così ripete l’opinione pubblica più e più volte da quando è stata resa nota la notizia dell’arresto di Cecilia Sala in Iran. Sala è una giornalista che lavora per il quotidiano Il Foglio e per la piattaforma di podcast Chora Media. È stata arrestata il 19 dicembre a Teheran dove si trovava, con un regolare visto giornalistico, per svolgere il suo lavoro .
Quello che si sa sulle circostanze e sulle motivazioni dell’arresto di Cecilia Sala è ancora limitato. Le autorità governative, nel frattempo, sono già al lavoro per riportarla a casa il prima possibile. Tuttavia, in attesa di una dichiarazione ufficiale, ci si chiede: perché Sala è stata arrestata nonostante fosse in possesso di documenti e permessi regolari? Il motivo potrebbe essere un suo recente articolo.
Cecilia Sala è imprigionata in Iran
Il 27 dicembre è stata diffusa la notizia dell’arresto della giornalista Cecilia Sala nella capitale iraniana, Teheran. Sala era stata arrestata giovedì 19 dicembre mentre si trovava nel paese per svolgere un servizio giornalistico.
Come ha sottolineato il direttore di Chora Media, Mario Calabresi, Sala disponeva di “un regolare visto per otto giorni” e aveva concordato in anticipo le sue interviste con le autorità iraniane. Si trovava nel paese da una settimana e aveva già prodotto tre puntate del suo podcast “Stories”. Quel giovedì, doveva mandare una nuova puntata, “non è accaduto nulla e il suo telefono è rimasto muto”. La giornalista ha informato i suoi familiari della situazione con una breve chiamata il 20 dicembre, giorno in cui sarebbe dovuta rientrare in Italia.
Sono in corso intensi sforzi diplomatici per riportare Cecilia Sala a casa il prima possibile. Il 27 dicembre, nove giorni dopo il suo arresto, l’ambasciatrice italiana Paola Amadei è riuscita a incontrarla nel carcere di Evin. Questo carcere è noto per ospitare i dissidenti del regime iraniano. Secondo le informazioni disponibili, Sala è detenuta in cella d’isolamento. Nel frattempo, aumentano i messaggi di solidarietà alla giornalista e gli appelli al governo affinché agisca rapidamente per garantire il suo rilascio.
Fin dal primo giorno, da quando è arrivata la notizia dell’inaccettabile arresto di Cecilia Sala da parte delle autorità Iraniane, tutto il Governo, in primis il Presidente Giorgia Meloni ed il Ministro Tajani, si è mosso per farla liberare.
— Guido Crosetto (@GuidoCrosetto) December 27, 2024
Ogni persona che poteva e può essere…
Perché Cecilia Sala è stata arrestata? Le critiche al regime iraniano
I capi d’accusa contro Cecilia Sala non sono ancora stati resi noti. La giornalista, che ha già lavorato in diversi contesti di guerra come Ucraina e Sudan, conosce bene anche la realtà iraniana. Ha affrontato spesso il tema dell’Iran nei suoi podcast e articoli. In un pezzo pubblicato su Il Foglio il 10 dicembre, poco prima della sua partenza per l’Iran, e intitolato “Il collasso dei piani iraniani”, Sala descriveva l'”Asse della resistenza” come qualcosa che ormai “appartiene alla storia”:
Una sorta di patto di mutua distruzione sul modello di quello della Guerra fredda ma su scala minore, in salsa mediorientale e senza plutonio, che le autorità di Teheran intendevano più o meno così: lo stato ebraico non oserà attaccare il territorio della Repubblica islamica con i suoi aerei da guerra perché altrimenti noi scateneremmo tutta la potenza di fuoco di Hezbollah contro “l’entità sionista”, e gli israeliani sanno che i razzi di Hamas non sono nulla rispetto alle decine di migliaia di missili potenti che partirebbero in massa dal Libano diretti verso Tel Aviv. Questa assicurazione poteva valere finché Hezbollah non si è accartocciato in dieci giorni come nessuno – tranne forse il Mossad – aveva previsto che potesse accadere. Dopo aver messo in ginocchio il Partito di Dio, Israele ha colpito con i jet la capitale Teheran (le sue difese aeree di fabbricazione russa) il 26 ottobre. Non lo aveva mai fatto in quarant’anni.
Nel suo articolo, Sala descrive gli eventi recenti che hanno indebolito gli alleati di Teheran: l’uccisione di leader e comandanti di alto rango di Hezbollah, l’assassinio del capo di Hamas, Ismail Haniyeh, e, infine, la caduta del regime di Bashar al-Assad in Siria:
L’alleato più affine, che Khamenei considerava un amico, Nasrallah, è morto. L’unico alleato che fosse anche il presidente di un paese, Assad, è fuggito. Il capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, il socio palestinese che con la sua presenza nell’Asse ne giustificava la causa – “riconquistare Gerusalemme” – è saltato in aria a Teheran poche ore dopo essere uscito dall’ufficio della Guida suprema. E anche se dentro l’Asse considerano il martirio “dolce come lo sciroppo”, questa sequenza di eventi è la peggiore sconfitta per la Repubblica islamica da quando esiste.
“Forse oggi per la Repubblica islamica aver perso l’autostrada nel deserto che la collegava al Libano per armare Hezbollah non è neppure più importante come lo sarebbe stato un tempo. Perché il progetto intero non sta più in piedi. Lo scudo libanese non ha funzionato nel momento del bisogno”, si legge nell’articolo del 10 dicembre.
L’ipotesi della “diplomazia degli ostaggi”
Per la gran parte dei mainstream media, l’arresto di Cecilia Sala si intreccia con l’arresto di un 38enne cittadino iraniano, Mohammad Abedini, avvenuto il 16 dicembre all’aeroporto di Milano Malpensa.
L’uomo, attualmente in attesa della decisione della Corte d’Appello per l’estradizione negli Usa, è accusato di aver fornito supporto materiale per la realizzazione di “armi letali” al Corpo delle Guardie rivoluzionarie islamiche. L’indagine si concentra sui droni utilizzati dalle milizie sciite sostenute dai Pasdaran negli attacchi ad una postazione militare statunitense in Giordania il 28 gennaio.
Abedini è accusato anche di associazione a delinquere finalizzata alla violazione di una legge federale statunitense, l’International emergency economic powers act. Questa è una norma che consente di perseguire chiunque sia considerato una minaccia per l’economia, la sicurezza, la politica estera del Paese sia negli Usa che all’estero. Resta l’ipotesi che l’arresto di Sala possa essere finalizzato alla liberazione di Abedini.
L’arresto di Cecilia Sala solleva interrogativi sulla libertà di stampa ma anche sulle dinamiche geopolitiche. La solidarietà internazionale e gli sforzi diplomatici restano cruciali per la liberazione di Sala.