Sembra una vera e propria epopea quella della terza legge di bilancio del governo Meloni. Il testo è arrivato nell'aula del Senato dopo una seduta lampo in Commissione Bilancio. Poco dopo sono seguite le dimissioni - poi smentite - di Guido Liris, capogruppo di Fratelli d'Italia nella Commissione. I continui rallentamenti e il sì definitivo che dovrebbe arrivare nella giornata di domani, 28 dicembre 2024, non sono piaciuti a diversi esponenti della maggioranza di governo che auspicano un cambiamento per il 2025.
Secondo quanto comunicato dallo stesso Liris, il governo aveva mandato la manovra in tempo utile per svolgere un esame approfondito. Il senatore di Fratelli d'Italia spiega nella nota come l'eliminazione della doppia valutazione da parte della Camera e del Senato nel 2018 abbiano reso più complicato l'esame della manovra.
L'auspicio dunque è che si torni il prossimo anno ad avere un parere dal Parlamento. Anche il senatore leghista Claudio Borghi e l'esponente di Fratelli d'Italia Lucio Malan si associano: troppi gli ostacoli per condurre in porto la legge di bilancio. Nel frattempo le opposizioni insorgono e denunciano tagli da parte del governo a servizi essenziali per i cittadini.
Un ritorno all'esame della legge di bilancio da parte della Camera e del Senato. Questo è quello che la maggioranza di governo vorrebbe per la prossima finanziaria. Il senatore della Lega Claudio Borghi ha spiegato alla stampa che è necessario tornare al procedimento precedente di approvazione della legge di bilancio. Secondo l'esponente del Carroccio, che ha rivestito il ruolo di presidente della Commissione bilancio nel 2018, sarà necessario cambiare dall'anno prossimo.
Dello stesso avviso è il senatore di Fratelli d'Italia Lucio Malan che ha condiviso la necessità di tornare alla doppia lettura del testo da parte di Camera e Senato. Secondo l'esponente di FdI, il testo è stato trasmesso in tempi utili e Liris non si è dimesso. Il chiarimento è arrivato poco dopo le dichiarazioni dello stesso senatore di Fratelli d'Italia.
#Malan (FDI) sul ritorno alle tre letture del testo del ddl #Bilancio: "Auspicio per il futuro, dal 2018 c'è questo monocameralismo...non è certo una novità"#manovra pic.twitter.com/Nb8LoNAYdU
— Tag24 (@Tag24news) December 27, 2024
Troppi tagli e 820 emendamenti. L'opposizione non si ferma sulla legge di bilancio e denuncia l'atteggiamento del governo. Le esponenti di Italia Viva Dafne Musolino e Raffaella Paita hanno definito quanto accaduto oggi in Senato "una pagliacciata". Duro il presidente dei Senatori del Partito Democratico Francesco Boccia che ha attaccato Guido Liris chiedendo una motivazione per le presunte dimissioni.
Denunce anche da parte dell'opposizione sui tempi della manovra che sono stati considerati troppo lunghi. Il ddl Bilancio prevede circa 30 miliardi di euro che andranno a riconfermare misure già adottate in passato.
?️@borghi_claudio sulla #manovra: "Dall'anno prossimo bisogna cambiare..." pic.twitter.com/mhTE95WtP5
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La maggioranza prende atto dei tempi troppo lunghi e delle "cattive abitudini" come le ha definite il senatore Borghi. Il ministro dell'Economia e delle Finanze Giancarlo Giorgetti ha ribadito l'intenzione di tornare al sistema di esame e approvazione della manovra precedente al 2018. Da almeno sei anni, la legge di Bilancio viene in un solo ramo del Parlamento.
Il ministro ha insistito sulla necessità di rivedere le regole per l'approvazione del ddl Bilancio in vista del 2025. Il percorso della manovra è stato, almeno quest'anno, particolarmente travagliato a causa anche delle proteste per i tagli in diversi settori come la sanità e la scuola e perché penalizzerebbe i cittadini privandoli di molti servizi - come denuncia l'opposizione scesa in piazza assieme ai sindacati per molte proteste contro il ddl Bilancio negli ultimi mesi.