Qualcuno l’ha chiamato il patto di piazza Pia. Lì, nel cuore della Roma giubilare, la collaborazione tra Governo centrale, Comune di Roma e Vaticano ha portato ad inaugurare l’opera pubblica più importante in vista dell’anno santo a tempi record.

Ma all’inaugurazione del 23 dicembre con Giorgia Meloni, Matteo Salvini, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, monsignor Rino Fisichella, delegato del Papa al Giubileo, il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato e il sindaco Roberto Gualtieri, i flash dei fotografi hanno potuto davvero immortalare un momento di svolta tra centrodestra e centrosinistra?

Per molti osservatori sì, perché Gualtieri è un esponente del Partito Democratico e Palazzo Chigi è in mano alla destra. Ed è servita la massima collaborazione istituzionale per portare in porto l’opera.

Tuttavia, secondo l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini, ora in Parlamento in quota Pd, ci sono almeno tre prove da superare per dire che il metodo Giubileo e di piazza Pia è davvero diventato un nuovo modo di intendere e fare politica in Italia: fissare un election day una volta ogni due anni per evitare che il Paese sia impegnato in una perenne campagna elettorale e collaborare subito in Parlamento affinchè a gennaio si eleggano i quattro giudici costituzionali mancanti e il nuovo presidente della Rai.

Il metodo Giubileo: che cos’è e perché è nato

Ma perché piazza Pia è diventata il simbolo della collaborazione istituzionale capace di superare gli steccati tra centrodestra e centrosinistra? Il cantiere del tunnel per far bypassare l’area di San Pietro al traffico veicolare è iniziato poco più di un anno fa. Quindi, già in ritardo. A luglio, poi, la scavatrice si è dovuta fermare davanti ai resti di una lavanderia di epoca romana, un edificio che doveva servire la villa di Giulia Agrippina, madre di Caligola. Una bella scoperta per gli storici. Ma anche un bel guaio per chi non aveva tempo da perdere. In ogni caso, a quel punto, anziché fermare il cantiere, assieme alla Sovrintendenza, si decise di spostare il ritrovamento archeologico e di rimettere subito in moto le talpe.

“La prassi, lo sappiamo bene, avrebbe imposto il blocco del cantiere a tempo indeterminato. Ma le cose non sono andate così. Si tratta di un piccolo miracolo civile”

ha scandito la premier all’inaugurazione.

L’uomo del metodo Giubileo e il precedente del ponte Morandi

Chi ha fatto sedere attorno allo stesso tavolo in maniera tempestiva tutte le istituzioni coinvolte per farle remare tutte dalla stessa parte è stato il sottosegretario alla presidenza del consiglio dei ministri Alfredo Mantovano. Politicamente, è stato lui l’uomo in più, l’uomo che ha saputo tessere la tela delle buone relazioni tra le istituzioni.

Ma non è stata certo questa la prima volta che davanti a grandi difficoltà il sistema-Italia ha mostrato colpi di reni finanche insopettabili. La vicenda del ponte Morandi a Genova, ad esempio, è stata molto simile a questa del Giubileo: crollato il 14 agosto del 2018, è stato di nuovo aperto alla circolazione il 3 agosto 2020 con un progetto di Renzo Piano e, come ora con Gualtieri, un sindaco-commissario: Marco Bucci

Così, all’epoca come oggi, viene naturale chiedersi perché in Italia si debba arrivare sempre con l’acqua alla gola prima che si metta in moto un circuito da best practice.

L’auspicio di Pierferdinando Casini

In ogni caso, sotto l’aspetto politico, dovrebbe essere questa la lezione da trarre: destra e sinistra possono lavorare assieme come hanno fatto in occasione del cantiere più importante del Giubileo. A vantaggio di tutti, evidentemente. Senza perdersi in meri calcoli elettorali, come ha fatto Palazzo Chigi quando Gualtieri, a luglio, si è trovato nei guai per il ritrovamento archeologico. Meloni e Mantovano, a quel punto, la mano gliel’hanno tesa anche se aveva già dicharato di volersi ricandidare nel 2026 a sindaco di Roma e, con la chiusura del cantiere, era destinato ad incassare consenso.

Oggi, sulle pagine del Messaggero, l’ha sottolineato l’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini:

“Sul terreno delle intese istituzionali e politiche non siamo all’anno zero. È molto significativo l’impegno comune praticato dal sindaco Gualtieri e dal governo centrale”

Si tratta di un impegno di cui il sistema-Italia, secondo Casini, non può fare a meno. Per l’ex presidente della Camera, ad esempio, è venuto a mancare con esiti nefasti nel caso del post alluvione nella sua Emilia-Romagna:

“Lo stesso approccio bisognerebbe praticarlo anche quando ci sono clamità naturali come le alluvioni, la cui ricostruzione deve essere in capo al presidente della Regione”

ha detto Casini riferendosi alla scelta del Governo di non dare le chiavi in mano al Governatore Michele De Pascale ma, per il dopo Figliuolo, scegliere un altro militare: Mauro D’Ubaldi.

Le tre prove da superare col metodo Giubileo

Sta di fatto che, secondo Casini, ora sono tre le prove che centrodestra e centrosinistra devono superare per dimostrare che davvero hanno fatto loro il metodo Giubileo:

“Le bandiere di parte è naturale che si sventolino in campagna elettorale. Ma poi bisogna far prevalere l’interesse comune del Paese che non può rassegnarsi a una competizione permanente, generalizzata su tutto e su tutti”

L’ex presidente della Camera ha auspicato che il metodo Giubileo porti prima di tutto a una intesa su quando votare: secondo lui, non lo si può fare continuamente. Per questo, andrebbe stabilito un election day ogni due anni per accorpare le elezioni amministrative a quelle europee e a quelle politiche, così da evitare al Paese una campagna elettorale permanente.

La seconda prova da superare, poi, sarebbe trovare un accordo per l’elezione dei quattro giudici costituzionali.

Last but not least, trovare un’intesa per la presidenza della Rai.

Il Giubileo della speranza è anche per questo.