Gli aerei da combattimento israeliani hanno bombardato, giovedì 26 dicembre, alcune infrastrutture strategiche nello Yemen, tra cui l’aeroporto di Sanaa. Si tratta di una nuova serie di offensive da parte delle forze israeliane nel paese, avvenuti in risposta agli attacchi degli Houthi.

La decisione di Israele di colpire obiettivi strategici nello Yemen evidenzia anche l’intensificarsi della tensione nella regione, già segnata dalla guerra a Gaza e dalle operazioni israeliane in Libano. Questo attacco solleva interrogativi sul futuro dell’equilibrio geopolitico in un Medio Oriente sempre più instabile.

Yemen, infrastrutture Houthi nel mirino di Israele

L’esercito israeliano ha effettuato attacchi nello Yemen. Durante i bombardamenti sono state colpite le infrastrutture militari nei tre porti lungo la costa occidentale yemenita tra cui il porto di Hodeidah, diverse centrali elettriche e l’aeroporto internazionale di Sanaa.

Durante l’attacco all’aeroporto della capitale yemenita, che ha causato almeno due morti, si trovava sul posto anche il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, in attesa di lasciare il paese. I membri del team delle Nazioni Unite sono riusciti a evacuare senza riportare ferite, mentre un membro dell’equipaggio è rimasto ferito. Human Rights Watch ha denunciato che negli ultimi sei mesi gli Houthi hanno detenuto o fatto sparire almeno 17 membri del personale delle Nazioni Unite. Ghebreyesus si trovava in Yemen per negoziare il rilascio di 13 membri dello staff dell’Onu.

La nuova serie di attacchi israeliani segue i lanci missilistici e gli attacchi con droni da parte degli Houthi contro Israele. Il movimento yemenita sostenuto dall’Iran, controlla le aree nordoccidentali del paese, tra cui la capitale Sanaa e la costa del Mar Rosso.

Perché Israele attacca lo Yemen?

Gli scambi di attacchi tra Israele e gli Houthi non sono una novità. Il movimento yemenita ha avviato le operazioni contro Israele dopo lo scoppio della guerra a Gaza e ha dichiarato di agire in solidarietà con il popolo palestinese. Gli Houthi hanno colpito navi mercantili dirette verso Israele attraverso lo stretto di Bab al-Mandeb. I primi mesi del 2024 sono stati particolarmente segnati da tensioni e attacchi contro diverse navi nel Mar Rosso.

L’ultima escalation di tensioni alimenta i timori per il suo impatto sugli equilibri già fragili del Medio Oriente. La guerra nella Striscia di Gaza ha superato un anno a ottobre, mese in cui l’esercito israeliano ha avviato un’incursione di terra in Libano. In base all’accordo di cessate il fuoco, entrato in vigore il 27 novembre, l’Idf dovrà completare il ritiro dal Libano meridionale entro la fine di gennaio 2025. Nel frattempo, le forze israeliane hanno consolidato il controllo sulle alture del Golan dopo la caduta del regime di Bashar al-Assad avvenuta l’8 dicembre.

L’esercito israeliano ha dichiarato che le infrastrutture colpite il 26 dicembre erano utilizzate per il contrabbando di armi iraniane e per l’ingresso di alti funzionari di Teheran. La decisione di Tel Aviv di colpire obiettivi strategici potrebbe segnare l’inizio di ulteriori interventi militari nello Yemen per dissuadere gli Houthi dal prendere di mira il territorio israeliano. Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha già lasciato intendere questa possibilità:

Come abbiamo fatto allora, colpiamo gli oppressori e coloro che pensavano di tagliare il filo della nostra vita qui, e questo varrà per tutti. Anche gli Houthi impareranno ciò che Hamas, Hezbollah, il regime di Assad e altri hanno imparato, e anche se ci vorrà del tempo, questa lezione sarà appresa in tutto il Medio Oriente.

Le conseguenze umanitarie degli attacchi

Gli attacchi del 26 dicembre hanno causato diversi danni alla popolazione civile. Milioni di persone sono state colpite dai danni alle centrali elettriche, mentre si teme una carenza di carburante a seguito dell’attacco al principale terminal petrolifero di Ras Isa.

Le conseguenze umanitarie dei bombardamenti alle infrastrutture strategiche potrebbero essere gravi. La guerra civile nel paese è iniziata nel settembre 2014 e, dopo un decennio, gran parte della popolazione necessita di aiuti umanitari. Circa l’80 per cento dei beni e degli aiuti entra nel paese attraverso il porto di Hodeidah. L’incertezza sulle intenzioni delle parti coinvolte e la crescente polarizzazione geopolitica suggeriscono che il cammino verso la pace e la stabilità rimane, purtroppo, estremamente tortuoso.