Il 27 novembre scorso è arrivato l’annuncio di un cessate il fuoco in Libano. Questo sviluppo è stato molto apprezzato dalla comunita internazionale. Il 2024 è stato segnato da escalation di ostilità in Medio Oriente mentre la guerra a Gaza ha superato il primo anno di combattimenti. Hezbollah e Israele si sono scambiati attacchi dal 7 ottobre del 2023. Circa un anno dopo, l’1 ottobre 2024, le forze israeliane hanno iniziato un’incursione di terra nel sud del Libano.

Gli sforzi per raggiungere una tregua hanno avuto successo, come annunciato dal presidente degli Usa, Joe Biden, il 27 novembre. Sono stati previsti 60 giorni per il ritiro sia delle milizie del gruppo libanese che dell’esercito israeliano dal Libano meridionale. Mentre i due attori continuano ad accusarsi reciprocamente per violazionI dell’accordo, crescono le preoccupazioni sulla sua durabilità. Tel Aviv ha comunque avviato il primo ritiro dal territorio libanese il 12 dicembre.

La fragilità dell’accordo è di nuovo al centro del dibattito. La forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite in Libano, Unifil, ha lanciato l’allarme e ha chiesto il “tempestivo ritiro” delle truppe israeliane.

L’Unifil sollecita il ritiro tempestivo di Israele dal Libano meridionale

L’Unifil ha chiesto a Israele di rispettare l’accordo di cessate il fuoco del 27 novembre. La tregua è per 60 giorni (fino alla fine di gennaio 2025) ed è in vigore da ormai un mese. In base all’accordo l’esercito israeliano dovrebbe effettuare un ritiro graduale dal Libano meridionale. Allo stesso tempo anche combattenti di Hezbollah dovrebbero lasciare le proprie postazioni per spostarsi a nord del fiume Litani. Questo accordo è basato sulla risoluzione 1701 delle Nazioni Unite del 2006 che è stata votata dopo la guerra scoppiata lo stesso anno.

L’esercito libanese e l’Unifil saranno schierati nel Libano meridionale come previsto dall’intesa. Nella dichiarazione, la forza di mantenimento della pace delle Nazioni Unite in Libano ha anche sollevato preoccupazioni per la “distruzione di aree residenziali, terreni agricoli e infrastrutture nel Libano meridionale da parte dell’Idf”.

I timori del premier libanese

Il primo ministro libanese, Najib Mikati, ha esortato in particolare Stati Uniti e Francia, a fare pressione su Tel Aviv affinché acceleri il ritiro dal sud del Paese, secondo i termini stabiliti. Washington e Parigi hanno assunto il ruolo di mediatore e ora sono tenuti a monitorare i progressi insieme a Libano, Israele ed Unifil.

Chiediamo la fine delle violazioni israeliane e il ritiro immediato dalle zone di confine in cui è penetrato. Il Libano si impegna a rispettare i termini dell’intesa mentre Israele continua le sue violazioni, e questo è inaccettabile. Chiediamo alla commissione di esercitare pressioni su Israele affinché attui i termini dell’intesa, in particolare il ritiro dai territori occupati e la cessazione delle violazioni.

Secondo un articolo di Financial Times pubblicato il 26 dicembre, le forze israeliane avrebbero esteso la loro presenza all’interno del territorio libanese durante il cessate il fuoco. Sempre secondo il quotidiano, in questo periodo la demolizione di abitazioni lungo il confine da parte di Israele sarebbe diventata “una pratica quasi quotidiana”.

Il cessate il fuoco nel Libano rischia il crollo?

La risoluzione 1701 del 2006 non è stata pienamente applicata lasciando irrisolte le tensioni tra Hezbollah e Israele. Anche stavolta si teme un esito simile, nonostante nelle ultime settimane si sia registrata una diminuzione delle ostilità.

Le parti, però, continuano ad accusarsi reciprocamente di violare l’accordo. Già nei giorni successivi all’intesa, l’esercito libanese aveva denunciato presunte violazioni da parte dell’Idf. Il 26 dicembre, le forze armate libanesi, in una dichiarazione su X hanno accusato Israele di “persistere nel violare l’accordo di cessate il fuoco attaccando la sovranità del Libano e dei suoi cittadini e distruggendo villaggi e città del sud”.

Anche la controparte israeliana ha denunciato circa 300 violazioni a partire dal 27 novembre. Diversi quotidiani tra cui Haaretz e The Cradle riferiscono che l’esercito israeliano resterà nel territorio libanese oltre al periodo previsto dall’accordo. Nonostante i progressi iniziali, le continue accuse di violazioni da entrambe le parti mettono nero su bianco la fragilità della situazione evidenziando i seri rischi per la stabilità della tregua.