“La pelle che abito”, diretto da Pedro Almodóvar, è un film unico nel suo genere, che fonde l’horror psicologico e il dramma intenso.

Basato sul romanzo di Thierry Jonquet “Tarántula”, il film segue la storia del dottor Robert Ledgard (interpretato da Antonio Banderas), un chirurgo plastico brillante ma tormentato, che sviluppa una pelle artificiale resistente a qualsiasi danno.

La sua ossessione è iniziata dopo aver subito una tragica perdita personale che lo porta a volersi vendicare. Ecco perché inizia a condurre esperimenti inquietanti su una giovane donna, Vera (Elena Anaya).

“La pelle che abito” non è solo un film horror; è un’opera d’arte che combina elementi di thriller, dramma e scienza, creando un’esperienza cinematografica unica e indimenticabile.

Perché guardare “La Pelle che abito” di Almodovar

Ogni film di Almodovar è unico e raramente il regista gira uno stesso genere due volte.

L’ultimo film di Almodóvar, La Stanza Accanto, per esempio, è il primo film in lingua inglese del regista spagnolo, a dimostrazione del fatto che non è vincolato a nessun tema, genere o lingua .

La pelle che abito” riesce a portare sullo schermo la straordinaria capacità di Almodóvar di far convergere macabri esercizi psicologici con un’umanità profonda. Un racconto hitchcockiano di realtà distorte e inganno dell’identità.

Almodóvar reinventa il body horror, sostituendo i mostri con l’eleganza e l’orrore nascosto dietro le facciate perfette. L’ambientazione clinica e kitsch della casa di Ledgard crea un contrasto inquietante con le azioni macabre che vi si svolgono all’interno.

Il regista spagnolo, noto per i suoi colori saturi e i personaggi eccentrici, esplora il terrore esistenziale in modo più intimo e riflessivo rispetto ai classici del genere.

La pelle artificiale diventa metafora della nostra lotta interiore per accettare i nostri corpi, mentre l’orrore si nasconde nelle profondità psicologiche dei personaggi, piuttosto che all’esterno. Almodóvar dimostra che il body horror può essere elegante, disturbante e profondamente umano allo stesso tempo.

Questo body horror unico nel suo genere, è una storia horror senza urla o spaventi. Molto difficile da farsi. Eppure il grande Almodovar ci è riuscito benissimo. Mostra che i nostri corpi sono inseparabili dai nostri cuori e dalle nostre menti, indipendentemente dalla mutilazione che si verifica.

Ecco perché è un film da non perdere.

Dove guardarlo in Italia

“La pelle che abito” in Italia è disponibile su diverse piattaforme di streaming: Netflix, Amazon Prime Video, TIMVISION, Rakuten TV, Google Play, e iTunes.

Qual è la trama

Un brillante chirurgo plastico con un passato tormentato (ha perso sua moglie in un incendio) Robert Ledgard (Banderas), crea una pelle sintetica resistente al fuoco e ad ogni lesione, e testa le sue scoperte sulla sua cavia prigioniera, Vera ( Elena Anaya ).

Con il passare del tempo, emergono dettagli inquietanti sul passato di Robert e sul motivo per cui Vera è intrappolata nella sua casa.

Attraverso vari flashback e rivelazioni sui personaggi, La pelle che abito si evolve in un racconto contorto e straziante di un trauma indimenticabile che coinvolge abbandono, violenza sessuale e suicidio. I dettagli di sfondo e della storia sono densi, ma Almodóvar riesce a raccontarli con una precisione maniacale.

La pelle che abito presenta la gabbia dorata più repressiva del regista, con il dottor Ledgard come l’uomo apparentemente più solo del mondo, nonostante riceva la massima riverenza da tutti i suoi colleghi.

Ecco il trailer:

Questo ci porta a riflettere sulla modifica del proprio corpo. Le persone oggi possono trasformarsi senza problemi in nuove persone all’esterno, grazie alla chirurgia plastica, ma la loro autonomia interiore potrebbe restare irreversibilmente distrutta e per essa non c’è chirurgia plastica che possa “aggiustare” la situazione.

Non siamo i nostri corpi e non dovremmo essere definiti da essi.

In conclusione

“La pelle che abito” di Pedro Almodóvar è un’opera che va oltre il semplice intrattenimento, perché riesce a spingere lo spettatore a riflettere sulle implicazioni morali, psicologiche ed esistenziali della manipolazione del corpo umano.

Attraverso una narrazione intensa e visivamente affascinante, il film esplora il confine sottile tra vendetta e ossessione, bellezza e identità. La trasformazione fisica, per quanto perfetta, non può curare le ferite dell’anima, lasciando aperta la domanda su cosa ci definisce davvero come esseri umani. Questo capolavoro di Almodóvar ci invita a guardare oltre le apparenze e a confrontarci con la complessità dell’essere. Una lezione profonda mascherata da thriller psicologico. Assolutamente da vedere.