Sono passati 29 anni dalla scomparsa di Maria Angela Corradin, 46enne originaria di Vercelli e residente a Torino, capoluogo della regione Piemonte, dove viveva insieme alla sua famiglia.

Era una calda estate quella dell’11 agosto 1995. Intorno alle 20 di sera, il figlio Paolo, rientrato a casa trovò la porta chiusa dall’interno, il ferro da stiro ancora in funzione e, nel posacenere una sigaretta consumata da sola.

Nell’appartamento erano presenti tutti gli effetti personali appartenenti alla donna: i suoi abiti, la borsa con i documenti d’identità e del denaro contante.

Il cortile esterno all’abitazione era perfettamente chiuso, con tanto di lucchetto. Della madre però, nessuna traccia.

Dov’è andata Carmen? Così la chiamavano affettuosamente parenti, amici e conoscenti. Si è allontanata volontariamente o è stata vittima di un rapimento? Queste domande segnano l’inizio di un mistero ancora senza risposta.

L’ultimo avvistamento

Di professione casalinga, coltivava una grande passione per le monete straniere e i vecchi modelli di banconote della lira.

Le ultime persone ad aver visto Maria Angela quel pomeriggio furono il compagno Pasquale e il loro figlio Andrea.

Non riuscendo a trovare una spiegazione relativa alla sua scomparsa, entrambi uscirono dall’abitazione sita in Via Nizza, nel centro città, intorno alle 21 per cercarla.

Non avendo più sue notizie, effettuarono regolare denuncia di scomparsa alle forze dell’ordine, nella sperando di ritrovarla sana e salva al più presto.

Le autorità si attivarono tempestivamente, avviando ricerche approfondite a Torino e nei paesi limitrofi, setacciando anche campagne, boschi e anfratti. Ma ogni sforzo si rivelò vano.

Dubbi e sospetti: cosa non torna?

Con il passare del tempo, il caso subì una battuta d’arresto. Nessuna nuova pista emerse fino al dicembre 1998.

Paola, una dei figli di Carmen, nata da una precedente relazione, non ha mai creduto alla teoria di una fuga volontaria.

Per la giovane, qualcosa non quadra. È convinta che l’amata madre sia in pericolo, forse vittima di un malintenzionato.

Secondo gli inquirenti, una persona conscia di uscire di casa per commissioni o altre motivazioni, non lascerebbe mai una sigaretta nel posacenere o il ferro da stiro acceso.

Un addio o un rapimento?

Negli ultimi mesi prima della scomparsa, Maria aveva preso la decisione di separarsi dal compagno per intraprendere un nuovo capitolo della sua vita.

Il suo obiettivo era trasferirsi a Corio, un comune di tremila abitanti a meno di un’ora da Torino e aveva già firmato un contratto di locazione.

Secondo quando riportato da Il Quotidiano Piemontese, questa scelta era motivata dalla scoperta di un potenziale tradimento dell’uomo, che avrebbe iniziato una relazione con un’altra persona.

La lettera anonima: “È stato il calabrese”

Il fidanzato di Maria Angela, lo stesso che ne aveva denunciato la scomparsa, fu indagato per omicidio e occultamento di cadavere.

Nell’ex abitazione della coppia fu recapitata una lettera anonima che lo accusava di aver ucciso l’ex compagna.

La missiva, realizzata mediante con ritagli di giornale incollati su un foglio di carta, sosteneva che anche uno dei figli fosse a conoscenza delle sorti del genitore.

Nonostante l’accusa, l’uomo fu scagionato per assenza di prove concrete, e le indagini proseguirono nel massimo riserbo da parte delle autorità.

Nel 2011, grazie all’arrivo di nuove tecnologie non disponibili all’epoca, i R.I.S. di Parma eseguirono i primi test del DNA sul biglietto ricevuto. Quindici persone furono indagate ma l’esito della verifica rimane ancora oggi secretato.

L’appello dei familiari: “Aiutateci a ritrovarla”

L’appello della figlia di Corradin, addolorata per questo lungo silenzio che perdura da quasi 30 anni, è che chiunque abbia informazioni relative a Maria Angela si faccia avanti per offrire, nei peggiori dei casi, una degna sepoltura al genitore.

Le segnalazioni possono pervenire anche in forma anonima, purché siano veritiere e utili al fine delle indagini.

I numeri da chiamare sono il servizio d’emergenza al 112 e il 334 10 46 230. Il secondo è un servizio offerto da Penelope Italia OdV, l’associazione delle famiglie e degli amici degli scomparsi, attivi sul territorio da oltre vent’anni.

Nonostante il caso sia stato attualmente archiviato, la lotta della famiglia prosegue incessante. La richiesta dei parenti è di non dimenticare l’oggi 75enne, di parlare, di tenere viva l’attenzione dei media e delle istituzioni su una vicenda tutt’altro che conclusa.

Si cerca un’altra madre di famiglia, la 42enne Barbara Wojciechowska, scomparsa da Napoli il 14 dicembre 2015. Dopo aver salutato la figlia maggiore, è uscita di casa e non vi ha fatto più ritorno.