Chi ha detto che si può essere eroi senza essere protagonisti? Marco Amelia è stato, nel 2006, uno dei ventitré convocati dal Commissario Tecnico Marcello Lippi al Mondiale vinto.
L’ex portiere ha parlato di quel Mondiale, del suo significato per gli italiani e della magica notte del 9 luglio 2006 nel documentario Le capitali del calcio, visibile sulla piattaforma Cusano Media Play.
Il Mondiale 2006 per Marco Amelia? “Un’emozione indimenticabile”
Come si può descrivere l’emozione della vittoria di un Mondiale? Difficilissimo, impossibile per molti. Forse, solo chi ne ha vinto uno può raccontarlo.
Marco Amelia, nel documentario Le capitali del calcio, visibile sulla piattaforma Cusano Media Play, parla del successo del 2006 con un mix di nostalgia ed emozione, un oggetto che sognava da bambino e che finalmente era suo:
“Se chiudo gli occhi la prima immagine che mi viene in mente del mondiale è il momento dopo la premiazione quando eravamo a fare le foto e c’era la coppa davanti a me l’attimo prima di baciarla. Questo oggetto, che tutti desiderano, era lì. Sognato da bambino, era lì: era nostro, ed era mio.”
Sono passati sedici anni da quel successo, eppure la gioia nel ricordalo non manca mai. La gioia fu immensa, in particolare per i tanti italiani presenti all’estero, come quelli emigrati in Germania che Marco Amelia ricorda:
“Passano gli anni, ma il ricordo è sempre più forte da parte di tutti, in qualunque posto vai appena trovi un italiano anche all’estero o in qualsiasi città d’Italia il ricordo di tutti di quegli anni in cui abbiamo fatto gioire un popolo intero.”
Berlino 2006: Materazzi, Zidane e la vittoria ai rigori
Tra gli episodi che hanno segnato la finale di Berlino c’è sicuramente la testa di Zidane a Materazzi nell’ultima partita da calciatore professionista di Zizou.
Resta difficile dire se, senza quell’episodio, l’Italia avrebbe comunque vinto o se la Francia avrebbe prevalso. Di certo, l’assenza di un campione come il numero dieci francese ha tolto una possibilità alla squadra allenata da Domenech.
“Quando avvenne l’episodio di Materazzi con Zidane, eravamo tutti increduli perché nessuno lo vide. Siamo rimasti comunque dispiaciuti perché Zidane lo conosciamo come uomo e dispiaceva per l’espulsione. Naturalmente abbiamo gioito, anche perché, in quel Mondiale, Zidane era uno dei migliori giocatori e la sua espulsione ha rappresentato un vantaggio per noi.”
L’unione: il segreto del gruppo campione del Mondo 2006
Per Marco Amelia far parte di quella spedizione trionfale in Germania è stato un onore. Era una Nazionale fatta di grandi campioni ma anche di un gruppo di uomini ancora prima che calciatori.
“La squadra del 2006 era una squadra fatta da grandi uomini. Non ho mai giocato, perché c’era Buffon, il miglior portiere al mondo. Tuttavia, ho dato il mio contributo sostenendo tutti nei momenti cruciali, nel sostenere e nel far stare tutti sereni. Quella era una squadra fatta da grandi uomini, una rosa di campioni che hanno segnato la storia del calcio italiano.”
A rafforzare ancora di più quel gruppo, secondo Marco Amelia, è stato anche il fatto di essersi isolati, di essere partiti per il ritiro pre Mondiale dopo il terremoto che stava attraversando il calcio italiano con lo scandalo Calciopoli.
L’ex portiere ringrazia anche i tanti italiani presenti in Germania che hanno fatto sentire gli Azzurri come degli eroi, spingendo la Nazionale verso il trionfo finale.
“Andare in Germania ci ha aiutato tantissimo perché gli italiani ci hanno dato una grande mano ad iniziare questo percorso.”
Come spesso accade, anche questa volta, gli italiani hanno dimostrato una straordinaria capacità di rimboccarsi le maniche e ripartire, come abbiamo sempre fatto nel corso della nostra storia.