Mentre in Italia vengono arrestati cinque giovani di origine straniera accusati di propaganda terroristica a sostegno di Al Qaeda e dell’Isis, e all’indomani degli eventi di Magdeburgo, il generale Umberto Rapetto, esperto di crimini informatici della Guardia di Finanza, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus durante la trasmissione Greenwich per spiegare i principali pericoli legati al Dark Web.

Umberto Rapetto, generale della Guardia di Finanza, è un rinomato esperto di cybersecurity, investigazioni digitali e criminalità informatica. Durante la sua carriera ha guidato indagini di grande rilievo su frodi informatiche, hacking e reati finanziari legati al mondo digitale.

Autore di numerosi libri e saggi sulla tecnologia e la sicurezza informatica, è una figura di riferimento in Italia nel campo della protezione dei dati e del contrasto ai crimini informatici. Collabora frequentemente con testate giornalistiche e programmi televisivi come esperto e divulgatore.

Terrorismo, Gen. Rapetto (Gdf): “Ecco come contrastiamo il proselitismo”

Non è una novità che i terroristi facciano proselitismo utilizzando la rete: è lo strumento più comodo, economico e rapido. “Da vent’anni -ha spiegato Rapetto- i predicatori sfruttano questi canali. Le organizzazioni clandestine hanno capito come utilizzare la presunta invisibilità di internet. In passato si parlava di underground computing, oggi chiamato deep web, una sorta di piano -1, immaginandolo come la tastiera di un ascensore, perché non è indicizzato dai motori di ricerca. Al piano -2 troviamo le dark net, accessibili solo conoscendo specifici indirizzi e disponendo delle chiavi necessarie per entrarvi”

“Chi organizza attività terroristiche conosce bene questi strumenti e li sfrutta da sempre -ha aggiunto Rapetto-. Tuttavia, chi è esperto sa cogliere le tracce lasciate in superficie e utilizzarle per intervenire. In questo mondo, riservatezza e imprevedibilità sono le caratteristiche principali. Chi è veterano in questo campo sa che la velocità è un’altra chiave fondamentale per agire in queste realtà.”

Internet come fronte di guerra

Internet, in questo contesto, appare sempre più come un nuovo fronte di guerra. Come ricorda il generale Rapetto, “il primo scontro digitale risale al 2000, tra Israele e Hezbollah. Fu in quell’occasione che si verificò la prima distribuzione di armi digitali. Il Mossad oscurò i siti degli Hezbollah, i quali risposero aprendo nuovi indirizzi per informare i propri sostenitori della migrazione. In seguito attaccarono la Borsa di Tel Aviv, la Knesset e altre infrastrutture critiche israeliane. Lo Stato ebraico rispose colpendo fisicamente alcune strutture”.

“La guerra informatica -ha spiegato Rapetto- consiste nel bloccare comunicazioni e servizi essenziali come sanità, energia, economia e trasporti. Poco alla volta si arriva a gestire veri campi di battaglia, rendendo la cyberwar di estrema attualità.”

Il ruolo dei social media

Se internet è una vetrina, e il deep web e il dark web ne rappresentano le radici più oscure, che ruolo giocano i social media? Secondo Rapetto, essi “sono il mezzo di disinformazione per eccellenza. Spesso servono per fare proselitismo a largo raggio. Si distribuiscono volantini virtuali prospettando qualcosa di estremamente interessante. Una volta catturata l’attenzione, gli utenti vengono indirizzati verso contenuti più specifici. Gli osservatori diventano simpatizzanti e poi militanti: questa è la progressione tipica sui social media per chi aderisce a determinate iniziative”.