L’ultima settimana di dicembre sarà dedicata agli step conclusivi che porteranno la manovra 2025 a diventare ufficiale. Soddisfazione da parte della maggioranza, che ritiene di aver ancora una volta dato dimostrazione di serietà e di equilibrio nei confronti delle spese necessarie al funzionamento dello stato italiano: le misure a favore della natalità, dei congedi parentali, delle imprese e dei lavoratori sono quelle che nelle dichiarazioni anche della presidente del Consiglio Giorgia Meloni sono valorizzate come molto importanti.

Non sono di questo avviso le opposizioni: dal Partito Democratico a Italia Viva, da AVS al Movimento 5Stelle sono molte le critiche non soltanto per il contenuto della legge di bilancio ma anche per le modalità con le quali è stata trasmessa al Senato. Come affermato da Dario Parrini, vicepresidente della Commissione Affari costituzionali per il PD: “Saremo costretti a certificare la nostra natura di legislatori mutilati e a prendere atto dell’ennesima mortificazione del Parlamento operata dal Governo“.

Un testo blindato che non permette ulteriori modifiche: il 27 dicembre 2024 ci sarà la seconda e ultima lettura della manovra, con l’auspicio che possa diventare ufficiale il giorno dopo.

La manovra 2025 al Senato, le opposizioni: “Svilito il Parlamento”

Fra equilibrio e buon senso da un lato e contenitore di mancette dall’altro, il destino della manovra di bilancio per il 2025 ha ormai compiuto il suo corso. Venerdì 27 dicembre 2024 la Commissione bilancio del Senato tornerà ad esaminare il testo, protagonista ieri 23 dicembre nella stessa commissione dei primi interventi da parte dei rappresentanti del governo.

Una modalità che seppur rispettosa delle forme (ma anche dell’andamento delle altre leggi di bilancio presentate da governi di orientamento diverso negli ultimi anni) non è piaciuta alle opposizioni, che hanno contestato la scarsa possibilità di manovra concessa loro per intervenire sugli elementi che compongono la stessa manovra.

Si ha così un fiorire di dichiarazioni polemiche specialmente da parte del Partito Democratico e del Movimento 5Stelle, che come accennato in apertura ritengono che il governo abbia tolto risorse economiche per alcuni settori cruciali in modo da destinarli al mantenimento delle sue misure-bandiera. Ad esempio è di quest’avviso Tito Magni, senatore di AVS:

Il governo ‘dei patrioti’ abbandona migliaia di lavoratori e di imprese al loro destino. È tempo di invertire la rotta. Servono risorse per sostenere la crescita e l’occupazione, politiche attive per il lavoro e una politica industriale che tuteli il lavoro e l’occupazione. L’Italia ha bisogno di un governo che metta al centro il lavoro non le mance.

È questa una lamentela trasversale, anche se ogni partito (dal M5S ad Italia Viva, da AVS al PD) ognuno ricorda innanzitutto cosa ha fatto di proprio a favore di qualche settore particolare della società italiana. I pentastellati hanno presentato 159 emendamenti per correggere quelle che secondo loro sono gravi dimenticanze del governo in settori come il fondo per le non autosufficienze o gli stipendi dei lavoratori sanitari.

Una tale dispersione di forze è però segnalata da Raffaella Paita, coordinatrice nazionale di IV: il lavoro delle opposizioni è sì quello di criticare e suggerire cambiamenti, ma senza un piano comune gli sforzi rischiano di restare vani.

La situazione della legge di Bilancio, da bocciare sia nel merito che nel metodo, richiede un salto di qualità nel ruolo dell’opposizione. Non basta denunciare, serve un programma alternativo per il Paese.

A dar però ancora più fastidio è stata però la modalità di cui si è brevemente parlato poc’anzi: fornendo un testo blindato alla Commissione bilancio del Senato la presidente del Consiglio e il ministro delle Finanze Giancarlo Giorgetti centrano l’obiettivo di non dover attuare misure per le quali mancano le coperture, ma ciò comporta che la Camera si senta scavalcata nel suo ruolo di critica (o di appoggio) nei confronti dell’esecutivo.

Il presidente dei senatori PD, Francesco Boccia, è uno dei primi ad insistere sull’argomento, promettendo una dura opposizione dem nei confronti di riunioni o di attività extraparlamentari che poi vanno ad incidere sulla manovra di bilancio stessa:

Noi non consentiremo l’anno prossimo che succeda quello che è avvenuto quest’anno alla Camera. Non sono accettabili le riunioni di maggioranza svolte fuori dal Parlamento, dove ci si spartiscono le mance tra le diverse forze politiche che sostengono il governo. Gli stessi parlamentari di maggioranza dovrebbero sentirsi umiliati, a meno che siano contenti di fare i passacarte.

Dello stesso avviso Matteo Renzi ed Enrico Borghi, leader e senatore di IV: ogni fine di dicembre si arriva con la finta fretta da parte del governo di dover evitare l’esercizio provvisorio, comprimendo irrimediabilmente i tempi dei dibattiti da parte delle opposizioni a favore di emendamenti presentati dalla stessa maggioranza.

Borghi a tal proposito propone:

Noi, come Italia Viva facciamo due proposte alla premier, al governo, alla maggioranza e all’opposizione: o si stabilisce che, una volta presentato, il testo della legge deve essere approvato o bocciato senza emendabilità. Oppure che il governo non presenta più emendamenti che modifichino il testo

Meloni: “Nostro impegno difendere famiglia e natalità”

I giudizi estremamente severi che gli esponenti dem e pentastellati hanno formulato nel pomeriggio di ieri non trovano ovviamente riscontro nelle dichiarazioni che sono arrivate dai partiti di maggioranza. Ad iniziare è stata la premier Giorgia Meloni, che con un intervento sul suo profilo X ha ricordato come uno dei punti principali del programma di governo sia stato ancora una volta rispettato: fornire bonus e sostegni economici alla famiglie e alla natalità.

La preoccupazione che l’Italia soffra nel prossimo futuro di un gravissimo inverno demografico è pari, nelle parole che Meloni spende sull’argomento, a quelle dedicate all’immigrazione irregolare: è necessario fornire – secondo le forze di maggioranza – strumenti alle famiglie italiane per poter affrontare adeguatamente la genitorialità.

Meloni scende nel dettaglio spiegando cosa la manovra 2025 abbia riservato ai nuclei famigliari italiani:

Dopo aver aumentato del 50% l’assegno unico per il primo anno di vita del neonato introduciamo un bonus di mille euro destinato ai nati nel 2025. Una dote complessiva che, per i nuclei familiari con Isee più bassa, raggiunge i 5.540 euro nell’arco del primo anno e che sale fino a 7.000 euro dal terzo figlio in poi.

Uno dei punti più importanti e cari al governo era la conferma del taglio al cuneo fiscale, una misura arrivata in bilancio secondo una formula diversa per alcune fasce di reddito: i lavoratori con redditi fino a 20.000 euro avranno diritto a un bonus fiscale, mentre quelli con redditi compresi tra 20.000 e 40.000 euro, il bonus arriverà sotto forma di detrazione fiscale.

Bonus e congedi parentali sono altresì alcuni degli altri interventi sui quali gli esponenti non soltanto di Fratelli d’Italia ma anche degli altri partiti di maggioranza insistono. Secondo Maurizio Lupi, segretario di Noi Moderati, il governo ha avuto fin dall’inizio delle priorità (famiglie, persone fragili, imprese e lavoro) adeguatamente rappresentate dalla nuova legge di bilancio:

Abbiamo approvato una Legge di Bilancio equilibrata che punta alla crescita e che, con le risorse disponibili, rende strutturale il taglio del cuneo fiscale, aumentando gli stipendi, riduce la pressione fiscale e porta a 2 miliardi il sostegno alle famiglie.

L’iter finale della manovra 2025

Ieri 23 dicembre, a partire dalle 12 circa, la vicepresidente di turno al senato Licia Ronzulli (Forza Italia) aveva avviato la sessione dei lavori che prevedevano una discussione generale sulla manovra di bilancio. Ieri era scaduto altresì l’ultimo termine per la presentazione degli emendamenti al testo e dai vari interventi sopra esposti si è potuto ben notare come ogni parte in causa abbia scelto di recitare il ruolo che si è assegnata: di difesa da parte della maggioranza e di critica da parte delle opposizioni.

A partire dalle 14 di venerdì 27 dicembre ci sarà la seconda e ultima lettura da parte del Senato della legge di bilancio: non dovrebbe essere questo il caso, ma anche se si aprisse la possibilità di una qualche modifica ciò costringerebbe deputati e senatori a ripetere il procedimento partendo dalla Camera.

Con ogni probabilità, nessuno vuole passare gli ultimi giorni del 2024 a modificare fino a notte fonda la manovra 2025.

I tre punti salienti dell’articolo