In quest’antivigilia di Natale si sta riparlando di Gianfranco Fini, il padre politico della destra-destra oggi al governo. L’ex leader di Alleanza Nazionale e del Pdl ha concesso un’intervista al Foglio nella quale ha ripercorso la sua carriera politica soffermandosi soprattutto sul rapporto che ebbe con Silvio Berlusconi. Ma ha dato anche il suo giudizio sulle due donne destinate a caratterizzare la politica italiana anche nel 2025, Giorgia Meloni e Elly Schlein.

Fini di nuovo al centro dell’attenzione, il giudizio su Giorgia Meloni (e i messaggi che le manda)

Raramente un politico che ha assunto l’importanza che ha avuto Gianfranco Fini è poi caduto nel dimenticatoio in modo così precoce come è capitato a lui.

“Certo che ho nostalgia degli anni del potere, credo che sia umano. Ma non ne soffro eccessivamente”

ha confessato subito a Salvatore Merlo citando persino il socialista Pietro Nenni, annata 1963, quando nacque il primo governo di centrosinistra: “Da una vita sognavo di entrare nella stanza dei bottoni. La stanza l’ho trovata. I bottoni, però, no”.

Gianfranco Fini, il 3 gennaio prossimo, compirà 73 anni. Ma, pur essendo stato fondatore e segretario di Alleanza Nazionale, pur essendo stato, nel 1995, il protagonista della svolta di Fiuggi, poi cofondatore del Pdl e, di conseguenza, ministro degli Esteri e vicepresidente del Consiglio, è già da un pò che è fuori dal cerchio che conta.

In pratica, da quel “che fai? Mi cacci?” rivolto a Silvio Berlusconi. Era il 2010, Fini presidente della Camera, Berlusconi premier. E nel corso di una drammatica direzione del Pdl, se ne suonarono di santa ragione, come ancora testimonia questo video dell’agenzia Vista su YouTube

Oggi, Fini, a proposito del potere, ha ricordato un episodio di quando ne era all’apice. Una volta, si trovò in un supermercato da solo. E una signora, “che sembrava sora Lella”, scrutandolo, chiamò il marito per dirgli: “Ma hai visto chi c’è? Num me ricordo che film ha fatto…”. Per dire che tutto è relativo, anche se sei stato il politico che ha strappato la destra al fascismo, l’esponente della destra che, nel 2003, si recò allo Yad Vashem, il museo dell’Olocausto di Gerusalemme, per dire, indossando la kippah, che “il fascismo è l’epoca del male assoluto” e se hai dato a quella destra l’opportunità di diventare di governo, come è oggi con Giorgia Meloni.

A proposito della premier, Fini l’ha messa così:

“Meloni è tutta politica, integralmente: dalla testa ai piedi, nel senso migliore del termine. Ha fatto la gavetta, ragiona seguendo gli assi cartesiani della politica, che sono quelli dati. Non dico che sia una scienza, la politica. Ma quasi”

Del resto, in rete, ce ne sono di foto che ritraggono assieme Fini con una giovanissima Giorgia Meloni

Come dire: a differenza che con i “colonnelli” La Russa e Gasparri che lo tradirono per Berlusconi (lui finì per essere espulso dal Pdl, ndr), l’ex leader della destra italiana sente l’attuale presidente del Consiglio ancora molto vicina a lui. Tanto da mandarle, sebbene raramente, qualche consiglio via WhatsApp.

Del resto, Fini e Meloni hanno lo stesso percorso politico alle spalle: sono stati in prima linea fin da giovanissimi, entrambi militando nella formazione giovanile della destra italiana, il Fronte della Gioventù.

Il giudizio su Elly Schlein

Sta di fatto che Fini ha dato un giudizio anche sull’altra donna forte della politica italiana: colei la quale, presumibilmente, nel 2027, sfiderà Giorgia Meloni per Palazzo Chigi, la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein:

“Gli avversari sono quelli capaci di diventare tali”

ha detto di lei, non giurando, evidentemente, sulla durata della sua leadership. Ma i veri problemi della sinistra, per Fini, rimangono due: il primo è che è rimasta col vizio di delegittimare l’avversario. Il secondo è che sotto il vestito dell’antifascismo, niente.

“Ucraina o Russia? Atlantisti o no? Europeisti o no? E poi, per l’economia, il Pd può anche continuare nel mantra dobbiamo ridistribuire la ricchezza: sacrosanto. Ma bisognerebbe poi che spiegasse come. E soprattutto come la produci la ricchezza”

Il pronostico sulla sfida Meloni-Schlein

In vista del 2027, quindi, Fini, seppure tra le righe, ha fatto capire di non vedere partita. Giorgia Meloni può bissare la sua esperienza a Palazzo Chigi anche perché il centrodestra, a netto di qualche mal di pancia fisiologico, al momento buono, sa compattarsi a differenza del centrosinistra. In questa coalizione, l’ex leader di An ravvede un pericolo in particolare: Giuseppe Conte:

“Non si rassegna ad accettare la supremazia del Pd: vuole tornare lui a Palazzo Chigi”

Un problema di cui il centrodestra già si prepara ad approfittare. Magari allungando l’occhio anche al 2029, quando ci sarà da eleggere il nuovo Capo dello Stato. E Fini potrebbe essere ripescato come riserva della Repubblica.