Nonostante gli anni passino, nessuno ha mai dimenticato Silvana Pica, scomparsa da Pescara il 17 gennaio 2012 in circostanze misteriose.

Cinquantasettenne all’epoca dei fatti, di professione traduttrice simultanea per l’ente locale della Provincia, con una vasta conoscenza dell’inglese e del francese, condivideva un appartamento insieme ad altre due donne.

Considerata dai più una persona sensibile, empatica e disponibile, negli anni precedenti aveva affrontato un divorzio e una serie di delicati problemi di salute.

L’ultima ad averla vista, quel freddo martedì, è stata la suocera, a cui era fortemente legata. Silvana non stava affatto bene, aveva le labbra gonfie, forse per una reazione allergica o, ipotesi peggiore, per un episodio di violenza fisica.

Non vi è mai stata alcuna comunicazione alla famiglia, né attraverso messaggi, lettere o telefonate.

Quest’ultimo evento segnò l’inizio di un mistero ancora senza risposta, ricco di dubbi e molteplici piste divergenti.

Descrizione fisica e abbigliamento

Per contribuire alle ricerche, il figlio Lorenzo ha fornito un identikit parziale dell’abbigliamento della madre al momento della scomparsa.

Silvana, alta un metro e 80, occhi verdi, capelli biondi tinti e corporatura esile, indossava un bomber nero con collo di pelliccia, occhiali da vista, pantaloni e scarpe nere.

Al polso, portava un orologio di grandi dimensioni, rettangolare, intarsiato di brillantini, e al dito un anello scuro in glitter.

Con sé aveva un trolley nero con al centro una fantasia di vari colori. Qualora la donna fosse ancora viva, potrebbe aver cambiato il suo aspetto per non essere riconosciuta da potenziali testimoni.

Nelle ore successive, i familiari, preoccupati, hanno denunciato la sparizione alle forze dell’ordine e, tempestivamente, sono state avviate le prime indagini.

Le prime indagini e i sospetti iniziali

I carabinieri del comando di Pescara, insieme al figlio di Silvana, entrarono nella camera da letto della cinquantasettenne.

All’interno della stanza, immersa nel disordine, furono ritrovate le sigarette della donna, marchio More, al gusto di mentolo, lunghe e sottili, di colore marrone e le medicine utili per la sua terapia farmacologica.

Il mese successivo, a febbraio 2012, i giornalisti del programma televisivo “Chi l’ha visto?” trovarono una guida per lavorare in Francia, con diverse sottolineature effettuate con un evidenziatore.

In quei giorni, l’ex suocera di Pica confermò l’incontro con la parente, durante il quale le avrebbe chiesto ospitalità momentanea. Tuttavia, non poté accontentarla.

Allontanamento volontario o rapimento?

Le autorità competenti al lavoro sul caso, non esclusero nessuna pista relativa alla scomparsa di Silvana: tra le prime ipotesi varate dagli inquirenti figuravano l‘allontanamento volontario o il rapimento.

Il condizioni precarie della donna, come confermato dalla suocera e dalle coinquiline, risultava un elemento preoccupante e da non sottovalutare.

“Forse stava scappando da qualcuno o qualcosa? Un uomo abusivo o violento?”. Per l’ex cognato è un’ipotesi da non sottovalutare, che potrebbe potenzialmente spiegare il motivo della richiesta di ospitalità al genitore.

Pica nei mesi precedenti alla vicenda, appariva felice, serena e sollevata, soprattutto dopo essersi finalmente ricongiunta con il figlio dopo un breve periodo di rottura. Per questo motivo, l’idea di un sequestro assume sempre più credibilità.

Gli effetti personali ritrovati in mare

Nel marzo 2012 avvenne una prima svolta nel caso: il 15 marzo un peschereccio riportò a galla diversi effetti personali appartenenti a Silvana Pica, rinvenuti nelle profondità marine di Vasto e Sal Salvo, a 60 km a sud di Pescara.

Tra gli oggetti ritrovati dal proprietario della barca durante una pesca a strascico c’erano la borsa della donna, contenente documenti, il cellulare e il portafogli.

Ignaro della denuncia relativa alla sua scomparsa, l’uomo consegnò tutto il materiale alla Capitaneria di Porto, convinto che potesse trattarsi di un banale furto.

Una teoria smentita dalle fondamenta: nella sacca c’era tutto, dal primo all’ultimo oggetto a lei appartenente. Un potenziale ladro, avrebbe portato via almeno gli oggetti di valore.

Lettera anonima e teorie divergenti

Una lettera anonima recapitata all’investigatore privato della famiglia conteneva alcuni capelli, un bossolo di proiettile, due blister vuoti di medicinali e un messaggio criptico: “Cercare la donna morta a Chieti o fiume” come confermato dal quotidiano Il Giorno.

Il liquido pilifero però, non risultò associato a un episodio di violenza, ma sembrò raccolto da un oggetto personale, come una spazzola appartenente in precedenza alla donna.

A oggi, nessuna risposta è pervenuta sulla base di questi elementi. Per gli inquirenti, non si tratta di omicidio, bensì di suicidio, mentre il detective privato rifiutò tassativamente la prima teoria.

Il 21 settembre 2012 sul litorale di Vasto, a un’ora di auto da Pescara, fu ritrovata in mare una gamba umana, saponificata e piena di morsi di pesce.

Gli investigatori supposero che potesse trattarsi dell’arto di Silvana Pica, un dubbio a cui solo l’esame del DNA effettuato dai R.I.S. avrebbe potuto risolvere. Le analisi risultarono negative e i familiari, seppur momentaneamente, tirarono un sospiro di sollievo.

La richiesta di morte presunta nel 2024

Nel 2024, a distanza di dodici anni dalla sua scomparsa, il Tribunale di Pescara, con decreto del 23 ottobre, ha ordinato la pubblicazione della richiesta di morte presunte di Silvana Pica, analogamente a quella di Silvia Tagliabue, sparita nel 2009 da Lodi.

L’atto, presente sul sito della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, invita a far pervenire informazioni, relative alla vicenda o potenziali avvistamenti entro sei mesi dal rilascio della comunicazione.

L’appello dei familiari

Chiunque avesse aggiornamenti relativi alla vicenda è invitato a chiamare tempestivamente il servizio d’emergenza al 112 o a fornire, anche anonimamente, elementi utili per il proseguimento delle indagini e tener viva l’attenzione su questo drammatico caso.

Nonostante il tempo passi, i familiari della donna, non si arrendono e proseguono privatamente le ricerche, nella speranza di giungere alla verità, qualunque essa sia.

Il pensiero dei parenti rivolto ai propri cittadini e all’Italia resta invariato: bisogna continuare a tener vivo il ricordo della donna, parlarne e chiedere un maggiore impegno delle istituzioni nella vicenda.