Una notizia forse non totalmente inattesa alla luce della recente decisione della Cassazione, ma che potrebbe rappresentare un nuovo punto di partenza per il governo. La gestione dei flussi migratori irregolari è da sempre un cruccio per la premier Giorgia Meloni, che ha spinto altresì molto sui due CPR in Albania per il trattenimento dei migranti in attesa del loro rimpatrio.

Con i ricorsi presentati dai tribunali di Bologna e di Roma i duce centri sono diventati, per le opposizioni, simbolo dello spreco di denaro pubblico, mentre la maggioranza ha contestato le decisioni politicizzate dei magistrati. Per dare una svolta a questa impasse, Meloni ha convocato oggi 23 dicembre 2024 un incontro per discutere della “questione Albania”.

Ci saranno i ministri che hanno voce in capitolo sulla vicenda, ma spicca un’assenza che alla luce della recente cronaca fa decisamente rumore: quella di Matteo Salvini, che pure punterebbe a tornare al ministero degli Interni dopo l’assoluzione nel processo Open Arms.

Vertice di governo sui CPR in Albania: assente Salvini

L’incontro a quattro a Saariselka fra Italia, Grecia, Svezia e Finlandia è stato sfruttato dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni come un trampolino per annunciare un incontro importante, che probabilmente chiuderà una parte dell’attività politica del governo per questo 2024.

Oggi 23 dicembre 2024, infatti, Meloni ha convocato una riunione alla quale parteciperanno il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, quello degli Esteri Antonio Tajani, quello della Difesa Guido Crosetto, il ministro per i Rapporti con l’Ue Tommaso Foti, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano e il consigliere diplomatico di Meloni, Fabrizio Saggio.

La decisione della Corte di Cassazione il 19 dicembre ha imposto ai membri dell’esecutivo un’accelerazione sul fronte migranti, in particolar modo sulla gestione dei due CPR in Albania. Al momento questi centri sono vuoti e gestiti da un contingente di poliziotti che, pur consapevoli di esser lì per questioni di sicurezza delle strutture, vengono additati dalle opposizioni politiche italiane come simbolo dello spreco di risorse pubbliche.

Proprio su questo punto si è espresso Riccardo Magi, segretario di +Europa:

Visto che Giorgia Meloni ha convocato un vertice di governo sull’Albania, le consiglio di fare a tutti gli italiani un bel regalo di Natale: dichiari fallita l’esperienza dei centri di detenzione per migranti in terra straniera, chieda scusa per aver buttato all’aria quasi un miliardo di euro, rimpatri il personale italiano in servizio nel centro e metta fine a questa vergogna nazionale. La smetta di insistere con politiche antitaliane!

Andando più nel dettaglio, i giudici costituzionali hanno indicato che l’elenco dei paesi sicuri – che tanto ha fatto discutere per la sua composizione variabile – nasce da una scelta politica operata dal governo, ma allo stesso tempo un giudice ordinario può disattendere queste direttive nel caso in cui il rimpatrio del migrante richiedente asilo costituisca per lui un grave pericolo per la sua sicurezza.

Probabilmente questa decisione rappresenta una mezza vittoria per l’esecutivo di centrodestra, che pure aveva spinto molto (specie nella dialettica e nelle dichiarazioni) nell’affermare la preminenza della politica sulle decisioni giuridiche.

Come accennato, i ministri che parteciperanno all’incontro odierno hanno tutti a che fare con la materia dell’immigrazione irregolare e con i suoi aspetti giuridici: Mantovano è una figura importante in tal senso, perché la sua esperienza in tale aspetto è riconosciuta da molti all’interno del governo.

Manca Matteo Salvini, che sull’immigrazione irregolare aveva (e ha) costruito molta della sua retorica politica: l’assoluzione di qualche giorno fa a Palermo per il caso Open Arms, “perché il fatto non sussiste“, ha dato ragione alla sua visione che la difesa dei confini italiani è innanzitutto una questione politica e non giuridica.

Meloni: “Diritto dei governi stabilire quali siano i Paesi sicuri”

L’incontro finlandese ha mostrato che la premier Meloni è particolarmente concentrata sull’aspetto securitario non soltanto italiano ma anche europeo. Le dichiarazioni che ha rilasciato al termine del meeting, infatti, hanno posto l’accento su quanta attenzione tutti i paesi dell’UE (sia quelli “frugali” che quelli “spendaccioni”) devono porre affinché non siano danneggiati dalle interferenze esterne:

Penso che negli ultimi due anni abbiamo lavorato bene nel gestire in modo diverso l’immigrazione illegale, nel non lasciare ai trafficanti la decisione su chi deve entrare e chi no. Vogliamo difendere i confini esterni e non vogliamo permettere alla Russia o alle organizzazioni criminali di minare la nostra sicurezza.

Tornando alla decisione della Cassazione, gli scenari futuri sono ancora complessi da decifrare e che servirà tempo per metabolizzare il tutto. Il presidente del Consiglio comunque ostenta fiducia:

Mi pare che la Cassazione abbia dato ragione al governo, è diritto dei governi stabilire quali siano i Paesi sicuri mentre i giudici possono entrare nel singolo caso, non disapplicare in toto.

Meloni ammette che la nuova lista dei paesi sicuri non sarà pronta prima del prossimo marzo, ma la riunione governativa di oggi serve a gettare le basi di un lavoro molto importante per il contrasto all’immigrazione irregolare.

Le regole del nuovo patto Ue in materia di migrazioni ci aiuteranno di più ad affrontare questo problema, devono essere date risposte migliori sulla questione dei rimpatri. Bisogna pensare ‘out of the box’, l’Italia è stata la prima a stipulare un accordo con un Paese extra Ue, stiamo avendo qualche problema nell’interpretazione delle regole contenute nel protocollo con l’Albania ma li stiamo superando. 

Salvini punta al Viminale?

Il passaggio sulla sentenza Open Arms era praticamente obbligato, con Meloni che ha ricordato come le azioni dell’allora ministro dell’Interno Salvini non dovessero costituire oggetto di un lungo dibattimento processuale. Dato che “il fatto non sussiste”, la premier ha sottolineato – insieme ad altri esponenti di Fratelli d’Italia – come non sia giusto mettere a processo la linea politica di un ministro nel pieno delle sue funzioni:

Mi pare un fatto che l’oggetto del processo a Salvini fossero le sue scelte politiche piuttosto che effettivi reati e che la giurisdizione sia stata usata per condizionare la politica.

Seguendo questo ragionamento, è facile intuire che Salvini sia più che soddisfatto nel veder confermata la sua idea che per combattere l’immigrazione irregolare sia necessario usare tutti i mezzi necessari e una soluzione ad ogni costo, facendosi così portavoce di un comune sentire popolare che non vuole sostenere i costi sociali, economici e politici dell’accoglienza dei migranti.

Potrebbe ciò diventare un possibile trampolino per il ritorno al ministero dell’Interno? La stessa Meloni, a margine dell’incontro finlandese, ha ricordato come lei e il leader leghista siano soddisfatti del lavoro di Matteo Piantedosi (un “tecnico” indicato dalla Lega) e che non ci sia necessità di pensare ad un rimpasto o ad un cambio.

L’assoluzione di Salvini toglie alla premier la grana di trovare un sostituto alterando l’equilibrio nella compagine governativa (in attesa della decisione dei giudici milanesi sul caso Visibilia per il ministro del Turismo Daniela Santanchè), ma nemmeno permette al leghista di trovare una strada spianata per tornare ad un ministero da sempre sentito più nelle sue corde.

Il diretto interessato, a domanda precisa, fa il finto modesto e risponde in modo un po’ ambiguo: ora che sono libero da processi, dice Salvini, sarebbe bello tornare ad occuparsi di temi importanti come la sicurezza, anche se gli impegni al Mit (come il Ponte sullo Stretto) sono altrettanto decisivi.

Al Mit abbiamo tanti progetti, tanti cantieri e tante opere e quindi sono contento di quello che abbiamo fatto e faremo. Al ministero degli Interni c’è un amico, una persona che ha la mia amicizia e la mia fiducia come Matteo Piantedosi, sicuramente occuparsi della sicurezza, del futuro, della tranquillità e della serenità di milioni di italiani è qualcosa di bello a cui tutti non potrebbero che ambire

I tre punti salienti dell’articolo

  • Incontro di governo sui CPR in Albania: oggi 23 dicembre 2024, Giorgia Meloni ha convocato un vertice per discutere la gestione dei CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) in Albania, dopo la recente decisione della Cassazione che impone un’accelerazione sulla questione migratoria. Il vertice vede la partecipazione di ministri chiave, ma l’assenza di Matteo Salvini, che aveva costruito la sua retorica sull’immigrazione, è significativa.
  • Critiche e opposizione politica: le opposizioni italiane criticano l’uso dei CPR in Albania, considerandoli uno spreco di denaro pubblico, mentre la maggioranza difende le politiche del governo. La Cassazione ha recentemente stabilito che i governi hanno il diritto di determinare quali siano i paesi sicuri, ma i giudici possono disattendere tale decisione in casi specifici di pericolo per i migranti.
  • Ritorno di Salvini al Viminale?: nonostante l’assoluzione di Matteo Salvini nel caso Open Arms, la sua assenza nel vertice e le dichiarazioni di Meloni suggeriscono che non ci sono piani immediati per un rimpasto che lo riporti al Ministero degli Interni. Salvini, pur affermando il suo interesse per la sicurezza, sottolinea anche il suo impegno al Ministero delle Infrastrutture.