Con l’Autonomia differenziata ridimensionata dalla Consulta e il premierato messo in freezer, solo la riforma della giustizia può dare ancora linfa vitale al Governo Meloni. Di conseguenza, per il centrodestra, l’uomo del destino in vista del 2025 ha un solo nome e cognome: Carlo Nordio. Il ministro della Giustizia ha il compito di portare in porto la riforma per assicurare all’Italia un sistema giudiziario più efficiente e giusto. Ma anche per dare un senso politico forte alla seconda parte della legislatura della destra-destra salita per la prima volta al potere nel 2022.
Insomma: qui, o si separano le carriere e si cambia il Csm o si inizierà a vivacchiare tra una elezione e l’altra. Come capitava qualche anno fa, quando gli analisti della Prima Repubblica lamentavano il fatto che in Italia, lungo un anno, la discussione politica finiva per essere incentrata nei primi sei mesi sulla possibilità di elezioni anticipate e per i restanti sei sulla manovra finanziaria, a caccia di sussidi. Insomma: anche no.
Nordio, l’uomo della riforma della giustizia fondamentale per Giorgia Meloni
Carlo Nordio, nato a Treviso 77 anni fa, nello stesso anno della Costituzione che è chiamato a cambiare, sente di sicuro sulle sue spalle la responsabilità di portare in porto la riforma che può segnare il destino politico di Giorgia Meloni e del centrodestra. Ma, a dirla tutta, si è mostrato già ottimista in tal senso. Oggi, 22 dicembre 2024, all’indomani delle assoluzioni per Matteo Renzi (caso Open) e di Matteo Salvini (processo Open Arms), in una intervista concessa al Messaggero, ha dettato questi tempi:
“Entro l’estate dovremmo avere la doppia lettura, alla Camera e al Senato. A Montecitorio il primo sì tra gennaio e febbraio, poi si va a Palazzo Madama. Tre mesi di pausa come detta la legge, poi la seconda lettura che dovrebbe essere senza intoppi”
Ecco: arrivare a ridosso dell’estate con un risultato che il centrodestra considera storico in tasca, la separazione delle carriere e il nuovo Csm, metterebbe nuova benzina nel motore della coalizione che, nel 2025, sarà impegnata, tra l’altro, in due appuntamenti elettorali importanti: in Veneto e in Campania.
Carlo Nordio, la riforma nel nome di Churchill e del Colle
Carlo Nordio, che è un pm in pensione e proprio per questo viene attaccato con ancora più veemenza dagli ex colleghi inquirenti, è, tra l’altro, un grande appassionato di Winston Churchill, il primo ministro del Regno Unito dal 1940 al 1945 e dal 1951 al 1955 di cui quest’anno si è festeggiato il 150enario della nascita. E chissà se non si troverà, nel 2025, a festeggiare la sua riforma con il segno della vittoria che proprio il mitico premier britannico rese famoso
E comunque: Nordio, sebbene sia sempre stato un magistrato controcorrente e si sia fatto conoscere per le sue inchieste sulle coop rosse e sul Mose di Venezia, non è un personaggio da copertina. Oggi, sostiene che la riforma della giustizia è sicuramente quella che ha più possibilità di arrivare in fondo in tempi rapidi con la responsabilità per i magistrati che si rendono protagonisti di errori clamorosi e la separazione delle carriere dei magistrati inquirenti e giudicanti perché quest’ultimo
“È un principio che adottano tutti i Paesi del mondo in quanto garantisce la terzietà del giudizio”
Fatto sta che, se davvero raggiungesse questo risultato, magari col sostegno di parte del centrosinistra e l’avallo del referendum, che lui stesso ha detto di augurarsi per “non far insinuare accordi sottobanco in parlamento” e perchè, come testimonia questo video di Askanews, si dice “certissimo di vincere”
Nordio potrebbe essere un nome spendibile per il dopo Mattarella al Quirinale. Del resto, già a gennaio del 2022, quando si votò l’ultima volta per eleggere il Presidente, le indiscrezioni giornalistiche lo diedero come un papabile. Lui rispose con un
“Domine, non sum dignus”
Ora, però, ha fatto intendere che, con una riforma epocale che portasse il suo nome, mai dire mai nel 2029.
Nordio, la riforma con le possibili sponde nel centrosinistra
Carlo Nordio, naturalmente, spera che la sua riforma possa strappare qualche consenso anche al di fuori del perimetro della maggioranza del governo Meloni. Per questo, conta, in primis, sull’ala riformista del centrosinistra.
E probabilmente per questo gli ha fatto piacere sottolineare come storicamente abbia avuto buoni rapporti con figure di primissimo piano della sinistra italiana come Emanuele Macaluso, Luciano Violante, Giuliano Pisapia (con il quale scrisse un libro nel 2010) “e persino Massimo D’Alema, che prima inquisii e per il quale poi chiesi l’archiviazione”.
Del resto, un altro pilastro della riforma della giustizia targata Nordio sarebbe l’instaurazione dell’Alta Corte di Giustizia che la Bicamerale guidata proprio da D’Alema ipotizzò per prima. E nel suo pantheon culturale di certo c’è Giuliano Vassalli, “un eroe della Resistenza, padre del codice di procedura penale che andrebbe riportato alla sua versione originaria”.
Come dire: l’uomo del destino di Giorgia Meloni nel 2025 comincia a tessere la sua tela di alleanze. Non occorre aspettare gli oroscopi di Capodanno per ipotizzare che l’anno nuovo può essere il suo.