Era il 19 dicembre 2009 a Lodi, capoluogo omonimo di provincia in Lombardia, situato nella bassa pianura, lungo il Fiume Adda.
Mancano pochi giorni al Natale e si respira aria di festa. Molti abitanti sono impegnati nella ricerca di regali per i propri amici, conoscenti e parenti; alcuni sono ancora immersi nel lavoro e altri si godono un giro per le strade in compagnia delle persone care.
Silvia Tagliabue ha 39 anni e da dieci ha scelto una vita diversa, quasi da eremita, chiusa in sé stessa e lontana dal mondo circostante. Le ricorrenze, sono l’ultimo dei suoi pensieri.
Di carattere timido e introverso, nemmeno lo studio del pianoforte riusciva più a trasmetterle quel brivido, quell’emozione che l’aveva quasi portata a diplomarsi al conservatorio dopo tanti sacrifici. A causa di un’intensa crisi personale, abbandona il percorso all’ultimo esame, quasi alla meta.
Quel freddo sabato, la donna, esce insieme ai suoi genitori per trascorrere del tempo in un bar locale, situato in Piazza Duomo, cuore pulsante della cittadina. In quel locale, scoppia in un’intensa crisi di pianto, prima di uscire dal negozio e far perdere per sempre le sue tracce.
Il nome della ragazza entra ufficialmente nel registro degli scomparsi. È l’inizio di un mistero lungo quindici anni, ancora senza risposta.
L’inizio delle ricerche
Non è il classico caso di allontanamento momentaneo, magari dovuto a un momento di riflessione e gli inquirenti lo capiscono subito.
I coniugi sono disperati: Silvia ha problemi di salute per cui necessita assistenza e cure appropriate. Nonostante l’età, viene descritta “come una bambina di cinque” raccontarono alla trasmissione “Chi l’ha visto?”.
Inoltre, soffre di un difetto congenito per cui pronuncia in modo gutturale alcune consonanti. L’unica certezza è che la donna deve essere ritrovata al più presto.
Le ricerche partono immediatamente. Oltre le forze dell’ordine, alla protezione civile e ai vigili del fuoco, partecipano anche squadre di volontari, disseminate tra Lodi e le zone limitrofe.
Qualcosa, però, non quadra: Silvia sembra essere diventata un fantasma. Dov’è andata? Perché non ritorna a casa? Lo spettro di un evento più oscuro, come l’ipotesi di un rapimento, è sempre più preponderante nella vicenda.
Gli avvistamenti della donna
Nei giorni successivi, numerose segnalazioni arrivano ai genitori, sia da conterranei che nelle città limitrofe. Alcune persone asseriscono di averla vista il 20 dicembre tornare a casa autonomamente, ma lì non c’è mai arrivata.
Nonostante i suoi 84 anni all’epoca, il padre di Silvia non ha mai smesso di cercarla, pedalando in lungo e in largo a bordo della sua bicicletta, dalla mattina fino alla sera.
Il mese successivo, nel gennaio 2010, diversi testimoni raccontano di averla vista tra San Donato e San Giovanni Milanese, non troppo distante dall’abitazione di famiglia.
Silvia potrebbe essere stata rapita
Quel caffè, preso insieme ai genitori il giorno della scomparsa, rappresenta per Silvia il suo unico contatto esterno con la realtà.
Una reazione di impulso, quella di scappare via dal locale in lacrime, motivato da un momento difficile e assolutamente non calcolato.
Non ha con sé documenti, denaro o beni di prima necessità, nulla che potesse permetterle di vivere lontano dai propri familiari.
Potrebbe aver preso un treno ed essere caduta vittima di un malintenzionato, una persona che non le permette di tornare a casa.
Richiesta la morte presunta della 39enne
Nel 2020, a distanza di quindi anni dalla scomparsa, il Tribunale di Lodi, con un decreto del 20 luglio, ordina la pubblicazione della richiesta di morte presunta di Silvia Tagliabue.
L’atto presente sul sito della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, invita a far pervenire informazioni, relative alla vicenda o potenziali avvistamenti, entro sei mesi dalla pubblicazione.
Nonostante tutto, i familiari della donna, oggi 54enne, non si arrendono e proseguono autonomamente le ricerche, nella speranza di riabbracciarla al più presto, nonostante questo lungo silenzio.
I numeri da chiamare in caso di avvistamento
Chiunque abbia notizie relative alla donna è invitato a chiamare tempestivamente il servizio d’emergenza al 112 o di fornire, informazioni utili, anche anonime, sullo stato di salute di Silvia.
Qualora la scelta di allontanarsi fosse volontaria, una telefonata, un messaggio o una lettera potrebbe porre fine all’incubo vissuto dai genitori definitivamente.
Una storia che presenta alcuni punti in comune con questa drammatica vicenda è quella di Barbara Wojciechowska, scomparsa da Napoli nel 2015 e mai più ritrovata.
Madre di tre figli, sposata, si allontana senza dare spiegazione, interrompendo tutti i contatti con i parenti. A oggi, le ricerche proseguono, divise tra le forze dell’ordine e un investigatore privato.