Non è stata inquadrata la saldatura tra le cartelle esattoriali e una nuova sanatoria per il 2025. E proprio mentre molti attendevano una nuova Definizione agevolata, si attiva un accertamento esecutivo. Alcune cartelle esattoriali saranno cancellate e verranno approvati nuovi piani di dilazione delle somme dovute.
Così entra nel vivo la riforma della riscossione, nonostante le richieste per la Rottamazione quinquies delle cartelle esattoriali. L’ultimo dibattito è stato infruttuoso.
Nei giorni scorsi sono stati esaminati diversi emendamenti collegati al disegno di legge delega fiscale.
Gran parte dei provvedimenti capisaldi della Manovra 2025 sono stati confermati; nei prossimi giorni, tra il 28 e il 29 dicembre, è atteso il via libera definitivo del Senato.
Per comprendere meglio come funziona l’accertamento esecutivo, uno strumento che semplifica la riscossione dei debiti fiscali senza passare per la cartella esattoriale, ti invitiamo a guardare il video “Lo strumento dell’accertamento esecutivo” realizzato da Formazione Ifel. In questo video, vengono spiegati in modo chiaro e approfondito i passaggi di questa nuova procedura e le implicazioni per i contribuenti.
Vediamo insieme cosa ci aspetta nel 2025 e perché le cartelle esattoriali perdono potere.
Accertamento esecutivo senza cartelle esattoriali 2025
La riforma del sistema di riscossione è iniziata con la legge di Bilancio 2020, con l’introduzione delle nuove regole sull’accertamento esecutivo, un meccanismo che rafforza e semplifica la riscossione di tributi ed entrate patrimoniali da parte degli enti pubblici.
L’accertamento esecutivo rappresenta un sistema diretto per recuperare le somme dovute senza dover ricorrere all’affidamento all’Agenzia delle Entrate – Riscossione e all’emissione della cartella esattoriale con l’iscrizione a ruolo del debito.
L’accertamento esecutivo include, in un unico atto, due provvedimenti:
- accertamento fiscale: un atto nel quale viene comunicato l’importo dovuto per tasse, imposte, violazioni del Codice della Strada o altre somme;
- esecuzione forzata: l’atto rappresenta un provvedimento con un titolo esecutivo. In altre parole, è uno strumento legale efficace per avviare la procedura di recupero forzato, come ad esempio pignoramenti, ipoteche, ecc., se il contribuente non paga quanto dovuto entro i termini previsti dalla legge.
Come riportato da fiscooggi.it, l’accertamento esecutivo era una procedura prevista esclusivamente per le tasse, come ad esempio IRPEF, IVA, IRAP (a partire dal 2010). Attualmente, la procedura è stata estesa anche a:
- tributi locali (es. IMU, TARI, Tosap, imposta sulla pubblicità);
- entrate patrimoniali (es. oneri di urbanizzazione, bollette idriche);
- sanzioni;
- imposta di registro;
- imposta sulle successioni e sulle donazioni;
- in caso di omesso o tardivo invio delle dichiarazioni, liquidazione delle imposte derivanti;
- ad eccezione delle multe stradali, per cui valgono le norme previste dal Codice della Strada.
- tasse automobilistiche;
- addizionali e molte altre.
Pignoramenti e fermi diretti senza cartelle esattoriali
L’accertamento esecutivo è un atto che, per avere efficacia legislativa, deve contenere diversi elementi, tra cui:
- intimazione a pagare entro il termine previsto:
- 30 giorni per le entrate tributarie;
- 60 giorni per le entrate patrimoniali;
- notizie in merito alla procedura esecutiva in presenza di inadempienza del contribuente (mancato pagamento);
- l’atto è un titolo esecutivo esplicitamente dichiarato che permette l’avvio delle procedure cautelari ed esecutive per il recupero del credito, come ad esempio pignoramenti, ipoteche, fermi amministrativi.
Cosa cambia nel 2025: nuove procedure della riscossione
Tornando ai dettagli della riforma della riscossione, le principali novità introdotte nel corso degli atti e rafforzate col Decreto Legislativo n. 110 del 29 luglio 2024 sono molto significative, volte a un aggiornamento continuo per raggiungere l’obiettivo: la riscossione dei debiti.
Pertanto, dopo la scadenza del termine, non serve più inviare una cartella esattoriale. L’ente creditore, infatti, può procedere con il recupero forzato tramite:
- Agenzia delle Entrate – Riscossione;
- altri concessionari locali.
Attenzione, in presenza di un rischio per la riscossione, come ad esempio nei casi in cui il debitore potrebbe rendersi insolvente, l’ente può agire in forma anticipata senza aspettare i 60 giorni.
In aggiunta agli interventi di recupero dei crediti senza le cartelle di pagamento, sono stati pianificati altri provvedimenti volti all’integrazione dell’implementazione della riscossione.
Addio alla cartella esattoriale: Cosa cambia
Si tratta della necessità di snellire le procedure di recupero dei debiti; pertanto viene eliminata la cartella esattoriale come tentativo di recupero dei crediti o strumento per avviare la procedura cautelare ed esecutiva come fermo amministrativo, pignoramenti, ipoteche per alcune imposte, tra cui:
- imposte statali: registro, successione;
- debiti da sgravi fiscali o crediti d’imposta.
Molti contribuenti non riceveranno più la cartella esattoriale, ma si vedranno notificare un avviso di accertamento esecutivo, nel quale sono previsti 60 giorni per procedere al pagamento delle somme dovute.
Trascorsi 30 giorni dalla data di scadenza del pagamento, senza regolarizzazione o richiesta di rateizzo, l’Agenzia attiva il recupero forzato.
La legge dispone che, una volta affidate le somme all’ente impositore, l’esecuzione venga sospesa, salvo eccezioni, per:
- 180 giorni, se la riscossione è affidata ad altri;
- 120 giorni, se gestita dallo stesso ente che ha emesso l’avviso.
Cancellazione delle cartelle esattoriali inesigibili
Proprio per garantire una maggiore risposta nel recupero delle somme dovute, le cartelle esattoriali iscritte a ruolo da più di 5 anni, con recupero infruttuoso del credito, saranno cancellate d’ufficio.
La nuova normativa prevede l’applicazione della cancellazione dei debiti che riguardano:
- debitori falliti;
- contribuenti deceduti;
- nullatenenti.
Mai come prima, la riscossione dei debiti sarà più attiva, tant’è vero che, nonostante la cancellazione, il debito residuo tornerà all’ente creditore originario (come, ad esempio, Comune, INPS, e così via), che potrà decidere se avviare nuove procedure o depennare definitivamente la pendenza debitoria.
In sintesi: le novità della riforma della riscossione dei debiti
Con la riforma, la riscossione dei tributi diventa più rapida e snella. In particolare:
- Il contribuente ha meno tempo per pagare o contestare l’importo (60 giorni invece di 90 giorni).
- Dopo il termine di pagamento, l’azione di recupero inizia rapidamente.
- La possibilità di rateizzare il debito o di chiedere la sospensione delle azioni di recupero è prevista, ma con tempistiche più strette rispetto al passato.
- L’esecuzione forzata (come il pignoramento) è sospesa per 180 giorni, ma poi può ripartire se il debito non viene saldato.