Si chiude un 2024 con diversi aspetti positivi per Forza Italia ed il suo leader Antonio Tajani. Il partito resta il secondo nella coalizione di centrodestra, ben distante da Fratelli d’Italia e avanti di pochissimo rispetto alla Lega: i risultati elettorali nelle elezioni regionali in Umbria, Emilia-Romagna e Liguria (pur terminate con risultati diversi) hanno mostrato che FI ha ancora una forza attrattiva per molti elettori.
L’anno che si chiude però si è caratterizzato anche per diverse schermaglie con i due alleati di governo. I leghisti sono stati spesso i bersagli di risposte che denotano una differenza di vedute un po’ troppo sospetta per rientrare nella normale “dialettica” politica: un esempio fra i tanti riguarda l’abolizione della legge Bossi-Fini e una più generale riforma della cittadinanza italiana.
Tajani ne aveva proposta una sua versione, lo “Ius Italiae“, fuga in avanti poco gradita alla Lega, per la quale la situazione attuale va bene così com’è. Il 2025 si prospetta quindi un anno interessante per Forza Italia, se non altro per capire se il vicepremier e ministro degli Esteri saprà tenere il punto su dossier delicati come le regionali in Campania o l’autonomia differenziata.
I difficili rapporti con la Lega, dalla cittadinanza all’autonomia
Non c’è un’assoluzione da un processo a segnare il 2024 politico di Antonio Tajani, ma un’idea fissa a guidare la sua azione alla guida di Forza Italia: rappresentare l’anima liberale e centrista di un governo di “destra-centro”.
Se le posizioni e la dialettica di Fratelli d’Italia e Lega sono molto chiare su determinati argomenti, FI a sua volta spesso ha tenuto ad affermare che gli eredi politici di Silvio Berlusconi hanno una postura diversa. Prendiamo ad esempio la cittadinanza: se un superamento dell’attuale legge Bossi-Fini è invocata un po’ trasversalmente, il modo per farlo differisce ovviamente a seconda degli interlocutori.
Agli inizi di ottobre Tajani aveva presentato lo “Ius Italiae“, un modo per far ottenere già a 16 anni la cittadinanza italiana per quelle persone che, nate in Italia o arrivate prima dei 5 anni, risiedano ininterrottamente per dieci anni nel nostro Paese e concludano con profitto gli studi della scuola dell’obbligo.
Un qualcosa che è ben lontano dall'”aprire i confini” che meloniani e leghisti imputano ai referendum proposti da PD e alleati, ma che allo stesso tempo è una proposta foriera di possibili spaccature nell’alleanza di centrodestra. Il tema della cittadinanza aveva rappresentato, insieme alla questione Sangiuliano-Boccia, la principale querelle politica del periodo, senza però che né Tajani né FI insistessero più di tanto per far avanzare la loro proposta alla Camera e al Senato.
Il problema principale, infatti, è che FdI e Lega sono sordi su quest’argomento, temendo che questa “fuga in avanti” rappresenti uno scostamento troppo netto rispetto alla volontà dei loro elettori. Frizioni fra leghisti e forzisti si sono viste anche per quanto concerne il progetto dell’autonomia differenziata: a parole tutti vogliono dare attuazione al Titolo V della Costituzione, ma la devolution sognata dai governatori in quota Lega si è scontrata con la sentenza dei giudici della Cassazione.
Questi avevano giudicato di parziale incostituzionalità la riforma promossa dal ministro Calderoli, trovando il plauso (non proprio nascosto) di Tajani e dei governatori in quota Forza Italia, come il calabrese Roberto Occhiuto: il supplemento di riflessione richiesto per la definizione dei Lep sembra sposarsi bene con il desiderio del leader di FI di avere via libera alla riforma sulla giustizia, garantita dal fatto che la premier Giorgia Meloni e i maggiori esponenti di FdI abbiano l’aiuto necessario per la riforma del premierato.
Ucraina e Siria: alla ricerca di un ruolo per l’Italia
Come visto, i tre partiti che compongono l’attuale maggioranza di governo hanno avuto i loro momenti di scontri e di ripicche all’interno anche di alcune commissioni di Camera e Senato. Un possibile altro punto di frizione con gli alleati, in particolar modo la Lega, riguarda il conflitto russo-ucraino: l’Italia ha votato recentemente l’invidio di un altro pacchetto di aiuti militari (secretati) e non all’Ucraina, con i leghisti che preferirebbero un altro tipo di azione da parte della diplomazia italiana.
Tajani ha sempre rimarcato come il ruolo dell’Italia debba svolgersi nel più pieno spirito atlantista e che nessun soldato italiano andrà mai a combattere contro la Russia. Nessuno vuole abbandonare gli ucraini al loro destino, ma allo stesso tempo il 2025 sembra preannunciarsi come un anno grigio affinché il conflitto finisca.
A chi lamenta una scarsa incisività italiana sul piano geopolitico internazionale, viene in soccorso anche la generica condanna di ciò che sta accadendo nella striscia di Gaza dall’ottobre 2023 e, più di recente, lo sconvolgimento politico che ha portato alla caduta di Assad in Sira. In quest’ultimo caso, l’Italia è stato l’unico paese europeo a cercare contatti ufficiali – a livello di ambasciate – con gli omologhi siriani: una mossa probabilmente dettata dalla volontà di evitare che tanti profughi siriani scelgano l’Italia come loro meta.
Tornando invece alla guerra che oppone Israele ad Hamas, la vicinanza italiana agli israeliani è sempre stata chiara nelle parole dei maggiori esponenti di Forza Italia, compreso lo stesso leader. Il diritto di difendersi da parte di Israele non ha trovato precise risposte alle accuse di genocidio nei confronti della popolazione palestinese di cui si sarebbe macchiato l’esercito israeliano, mentre il mandato d’arresto emesso dalla Corte Penale Internazionale verso il premier israeliano Netanyahu è stato un altro momento di scontro fra Salvini e Tajani.
Il ministro della Difesa Crosetto aveva commentato negativamente la sentenza della Cpi, affermando che il paragone con i terroristi non è sostenibile, mentre il leader leghista aveva riferito che Netanyahu sarebbe potuto entrare in territorio italiano come e quando avrebbe voluto. La risposta di Tajani?
Putin ha invaso un Paese, mentre Netanyahu no…
Infine, non può non esser citata la questione – molto delicata – che ha coinvolto la giornalista de Il Foglio e di Chora Media Cecilia Sala. Detenuta dalla fine di dicembre nel carcere di Evin, in Iran, senza che le autorità iraniane abbiano formulato accuse precise a suo carico, la giornalista si trova in una cella di isolamento in condizioni molto dure.
Tajani ha promesso di fare tutto il possibile per riportare la 29enne a casa, collaborando con la premier Meloni, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Mantovano e il ministro della Giustizia Nordio. In molti sperano che il ministro degli Esteri sia tanto capace da non dare l’impressione di subire i diktat del regime iraniano.
Il 2025 forzista: anima europeista e centrista
A fine dicembre, i profili social di FI avevano ricordato come secondo Vis Factor Tajani nel 2024 fosse “il ministro più amato dagli italiani“. Riconoscimento simbolico, certo, ma che fa il paio con alcuni risultati concreti: il voto delle urne. Quest’anno infatti è stato caratterizzato da diverse elezioni, una più generale (le Europee di giugno) e poi da quelle regionali in Liguria. Umbria ed Emilia-Romagna.
I risultati sono stati confortanti, se ci focalizziamo soltanto su FI: nella formazione del Parlamento europeo un ex esponente forzista come Raffaele Fitto ha ottenuto una vicepresidenza esecutiva (certo, ora fa parte di Fratelli d’Italia, ma magari può valere l’inizio della carriera politica…) ma Tajani può fregiarsi di un buon 9,7%.
Il secondo posto dietro i meloniani è stato poi confermato anche alle regionali ligure, umbre ed emiliano-romagnole: sempre al di sopra della Lega, seppur in alcuni casi (come in Emilia-Romagna) con uno scarto davvero esiguo. Resta comunque la soddisfazione di un partito che vuole anche lanciarsi nel futuro mantenendo bene in mente l’esempio della leadership di Berlusconi, ma proprio qui sembrano arrivare i possibili problemi per il 2025 di FI.
Se fare la gara sui leghisti è un conto, pensare ad un altro Berlusconi che scende in campo (cioè in politica) può essere un problema di non agevole soluzione per Tajani. Pier Silvio, infatti, viene descritto come particolarmente insoddisfatto dell’azione del governo verso il mondo delle televisioni e dell’editoria, lamentando anche un’età troppo elevata all’interno di Forza Italia.
Anche Marina Berlusconi viene indicata come possibile competitor politica della stessa FI che il padre contribuì a fondare, anche se la diretta interessata aveva smentito un suo prossimo impegno politico. Se ciò rientra nel campo della “fantapolitica”, il 2025 presenta però un appuntamento certo: le regionali in Campania.
Non c’è ancora una data certa (forse l’autunno), ma sia centrodestra che centrodestra sono alle prese con problemi nella scelta dei possibili candidati. Il PD non ne vuole più sapere di Vincenzo De Luca, mentre Tajani avrà il suo bel da fare nel convincere Lega ma soprattutto Fratelli d’Italia che Fulvio Martusciello è la figura giusta per restituire la regione campana ad un esponente di centrodestra.
I tre punti salienti dell’articolo
- Forza Italia e le sfide interne: nonostante il buon risultato alle elezioni regionali e la posizione di secondo partito nella coalizione di centrodestra, Forza Italia ha vissuto delle difficoltà nei rapporti con alleati come la Lega, in particolare su temi come la cittadinanza e l’autonomia differenziata. La proposta di Tajani dello “Ius Italiae” ha incontrato resistenze, così come le divergenze sulla riforma dell’autonomia.
- Geopolitica e conflitti internazionali: Tajani ha cercato di posizionare l’Italia come attore atlantista e ha affrontato tensioni anche sul conflitto russo-ucraino, con la Lega che ha richiesto un approccio più moderato. Inoltre, l’Italia ha cercato di avere un ruolo attivo in Siria e Gaza, ma le divergenze interne, specialmente con la Lega, sono emerse, come nel caso delle dichiarazioni su Netanyahu.
- Il futuro di Forza Italia e le elezioni regionali: sebbene i risultati elettorali siano stati positivi, il partito affronta sfide per il futuro. Il possibile coinvolgimento di membri della famiglia Berlusconi in politica e la necessità di trovare un candidato forte per le regionali in Campania sono questioni cruciali per il 2025.