Chiudere i negozi durante i giorni festivi per migliorare la qualità di vita dei lavoratori e garantire loro il diritto al riposo: è questa la proposta di legge che, nei giorni del frenetico shopping natalizio, ha acceso il dibattito in commissione attività produttive alla Camera. Il provvedimento, firmato dai deputati Giovine e Bignami (Fratelli d’Italia), punta a superare la liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura delle attività commerciali, introdotta nel 2012 dall’allora governo Monti.
I giorni interessati dalla chiusura forzata sarebbero, secondo il provvedimento, Natale, Santo Stefano, Capodanno, Pasqua, Primo Maggio e Ferragosto. Esentati dall’obbligo di stop, invece, cinema, bar, ristoranti, gelaterie e attività presenti in stazioni, aeroporti, porti e aree di servizio stradali.
Chiusura negozi nei giorni festivi, la proposta di FdI divide
Presentata nei giorni scorsi, la proposta di FdI di chiudere i negozi durante i giorni festivi non è stata accolta da un generale favore.
Diverse associazioni di categoria, tra cui Confesercenti, hanno infatti sottolineato come una simile misura rischi di favorire ulteriormente i colossi online a scapito dei piccoli e medi imprenditori, su cui già grava il peso di una competizione impari che, negli ultimi dieci anni, ha portato alla chiusura di oltre 100mila attività commerciali del Paese e alla drastica diminuzione del numero di nuove iniziative imprenditoriali.
Chiusura negozi durante feste, il parere di Confesercenti
Ma quali effetti ha avuto la liberalizzazione delle aperture commerciali sul tessuto produttivo italiano? Lo spiega a Tag24 Mauro Bussoni, segretario generale di Confesercenti, ripercorrendo quanto accaduto nell’ultimo decennio:
«Tredici anni fa, il governo Monti avviò la liberalizzazione degli orari e dei giorni di apertura delle attività commerciali. L’obiettivo dichiarato fu quello di aumentare l’occupazione, garantire una crescita del Pil e migliorare le condizioni per l’economia.
All’indomani di questa svolta, Confesercenti fu l’unica organizzazione a mettere in campo un’azione decisa, raccogliendo le firme per una proposta di legge di iniziativa popolare per evitare si arrivasse ad aperture eccessive, 24 ore su 24, delle attività commerciali».
Confesercenti: in dieci anni chiuse 140mila attività
Nonostante le diverse iniziative legislative, spiega Bussoni, la liberalizzazione degli orari non è stata più modificata, determinando cambiamenti nelle abitudini dei consumatori e degli imprenditori:
«Negli anni sono state affossate varie proposte di legge, anche da alcune associazioni imprenditoriali, e le cose sono andate avanti nel segno di quella liberalizzazione iniziata nel 2012. I consumatori, nel frattempo, si sono abituati alle attività sempre aperte. Gli imprenditori, in qualche modo, hanno iniziato ad autoregolamentarsi.
L’effetto della liberalizzazione degli orari, tuttavia, è stato quello di trasferire quote di mercato dai piccoli ai grandi, determinando la chiusura, in questi dieci anni, di almeno 140mila attività commerciali».
Confesercenti, ok chiusure ma tutelare località turistiche
Secondo Confesercenti, pertanto, la proposta di legge presentata da Fratelli di Italia non incide sui nodi che dovrebbero essere affrontati per ridare slancio al settore del commercio:
«La proposta presentata in questi giorni, con le chiusure obbligatorie in occasione di sei festività, nei fatti non cambia molto la situazione che ho descritto. Il punto, casomai, è che simili obblighi rischierebbero di creare delle situazioni inopportune per le località turistiche, dove le aperture nelle giornate di festa sono cruciali.
Il vero problema, oggi, è quello di creare equilibrio tra le attività commerciali. Esistono troppe sproporzioni tra i piccoli esercizi, le attività online – che spesso operano al di fuori di ogni tipo di regola – e la grande distribuzione, che in questi anni ha drenato importanti quote di mercato a svantaggio dei più piccoli».
Confesercenti: servono più regole per colossi web
Ecco perché Bussoni auspica interventi che, in maniera più decisa, riescano a riequilibrare le distorsioni create dall’arrivo dei colossi dell’e-commerce:
«È in questi squilibri che occorre intervenire, altrimenti rischiamo di avere città vuote e senza servizi. Per questo, come Confesercenti, ci posizioniamo in modo neutro rispetto alla proposta presentata da FdI.
Per noi è prioritario intervenire per garantire la presenza delle attività di vicinato, creando una fiscalità di vantaggio che permetta a queste di essere concorrenziali. Dall’altro lato, bisogna porre delle regole a quanto accade sul web, intervenendo sulla tassazione, sulle promozioni, sulla pubblicità».
Confesercenti: non sempre aperture festive danno guadagno
Cosa fare, invece, sul fronte della tutela dei lavoratori? Secondo il segretario di Confesercenti occorre garantire i giusti equilibri:
«Si tratta di un fronte da tutelare, ovviamente. Tuttavia è bene considerare che le aperture domenicali o straordinarie sono normalmente praticate dalle attività in grado di gestire una turnazione e garantire il riposo ai dipendenti. Il punto è saper dare i giusti equilibri. Anche perché non è detto che le aperture nei giorni festivi determinino, per tutti gli esercizi, i risultati sperati in termini di produttività e aumento dei consumi».
Confesercenti: priorità è combattere desertificazione
Il punto cruciale, tuttavia, è per Bussoni riportare al centro dell’attenzione il problema della desertificazione commerciale che sta cancellando le economie dei territori, specialmente quelli più periferici:
«Si tratta di un dramma che denunciamo da tempo. Gli esercizi chiudono e non si aprono più nuove imprese. Il rischio desertificazione, in alcuni settori, è talmente evidente che stiamo rischiando di rimanere senza servizi, specialmente nei piccoli comuni e nelle località minori. I territori stanno perdendo economia.
Dobbiamo fare davvero molta attenzione, perché spostare tutto sul web significa delocalizzare le vendite e impoverire i territori, facendo arrivare i prodotti ma non i servizi. L’interesse dei consumatori lo si fa garantendo la pluralità dal punto di vista dell’offerta, non garantendo un vantaggio sproporzionato ad alcuni e sottraendo a chi ha bisogno. Anche perché, alla fine, i costi di questo impoverimento vengono pagati da noi tutti».
Chiusura negozi nei giorni festivi, il dibattito
- Proposta di chiusura dei negozi durante le festività: Presentata alla Camera, mira a limitare le aperture commerciali nei giorni festivi principali per garantire il riposo dei lavoratori. La proposta esclude alcune attività essenziali, come bar e ristoranti.
- Critiche e rischi evidenziati da Confesercenti: La chiusura obbligatoria potrebbe avvantaggiare i colossi dell’e-commerce a scapito dei piccoli commercianti, già penalizzati dalla concorrenza impari e dalla liberalizzazione introdotta dal governo Monti nel 2012.
- Impatto della liberalizzazione: Negli ultimi dieci anni, si è osservata la chiusura di circa 140mila attività commerciali. I consumatori si sono abituati alle aperture continue, ma il costo è stato pagato dai piccoli esercenti e dal tessuto economico locale.
- Proposte alternative: Confesercenti suggerisce interventi per riequilibrare il settore, come una fiscalità agevolata per i piccoli negozi e regole più stringenti per le piattaforme di e-commerce, per combattere la desertificazione commerciale e promuovere uno sviluppo più equo.