Condannato all’ergastolo Costantino Bonaiuti, l’ingegnere Enav di 61 anni che nel gennaio 2023 sparò e uccise l’ex fidanzata Martina Scialdone davanti a un ristorante di via Amelia, nel quartiere Tuscolano. I giudici della Corte d’Assise di Roma hanno accolto l’intero impianto accusatorio, riconoscendolo colpevole di omicidio volontario pluriaggravato.

La sentenza di condanna per Costantino Bonaiuti

Nella lunga requisitoria di martedì mattina, i pm Barbara Trotta e Daniela Cento avevano chiesto che venissero riconosciute a Bonaiuti le aggravanti del legame affettivo, dei motivi futili e abietti e della premeditazione, oltre al reato di porto abusivo di arma da fuoco, per aver portato con sé la pistola usata per il delitto, che deteneva ad uso sportivo.

La richiesta dell’accusa era stata chiara: ergastolo, più 18 mesi di isolamento diurno.

“Quello fra lui e la vittima era un rapporto molto tormentato”, hanno dichiarato i pm in aula. Secondo loro, “ciò che ha fatto deragliare Bonaiuti è stata la volontà della donna di essere libera e di avere un’altra relazione”. I giudici, alla fine, hanno dato loro ragione, condannando il 61enne al massimo della pena prevista. Le motivazioni della sentenza saranno rese note entro 90 giorni.

È andata come volevamo e speravamo. Timore c’è sempre sui verdetti ma giustizia è stata fatta. Martina non tornerà, una vita è stata spezzata. C’è la sofferenza di tante famiglie, anche quella dell’assassino. Non ci sono vincitori o vinti,

il commento dei familiari dopo il verdetto. Lo riporta l’Ansa.

Il femminicidio di Martina Scialdone a Roma

Secondo le ricostruzioni, Costantino Bonaiuti sparò a Martina Scialdone su un marciapiede a pochi metri dal ristorante in cui avevano cenato, al culmine di una lite iniziata proprio all’interno del locale. Era il 13 gennaio 2023.

I presenti hanno raccontato che i toni tra i due si fecero sempre più accesi, fino a quando la 34enne non decise di rifugiarsi in bagno, in lacrime. Il titolare del ristorante, notando la scena, provò a intervenire. Bonaiuti, però, gli rispose: “Fatti i ca**i tuoi”.

Quando entrambi uscirono, si consumò la tragedia. Martina fu colpita al petto sotto gli occhi del fratello Lorenzo, che poco prima l’aveva raggiunta per accertarsi che stesse bene dopo aver ricevuto alcuni suoi messaggi allarmanti.

Secondo gli agenti che per primi intervennero sul posto, “continuava a ripetere: vi prego, salvatela”. Per la donna, però, non c’era già più nulla da fare. “Mi ha sparato davvero”, furono le sue ultime parole.

Come avvocata si occupava principalmente di violenza di genere. Accettò quell’ultimo appuntamento per dire “basta” all’uomo, che il giorno prima le aveva scritto: “Non cadere nel ‘chiodo schiaccia chiodo’, me lo hai promesso. Vita mia ti supplico, non mi lasciare”.

La versione dell’imputato e il ricordo della vittima

Dopo l’omicidio, Bonaiuti si diede alla fuga. Fu fermato qualche ora più tardi nell’appartamento che condivideva con l’ex moglie in via Monte Grimano, zona Colle Salario-Fidene.

Stando alla sua versione, colpì la 34enne per sbaglio, dopo aver estratto la pistola per puntarsela alla tempia e fingere un suicidio, per impietosirla.

“Sono un cadavere vivente da quel giorno, mi trascino”, ha detto in aula, negando di aver premeditato il delitto. Durante le sue dichiarazioni, i familiari della vittima, che si sono costituiti parte civile nel processo, sono usciti in segno di protesta.

Martina era rettitudine e trasparenza assieme. Si faceva carico del prossimo, figurarsi di qualcuno che stesse, a suo dire, soffrendo per lei,

ha ricordato la madre in un’intervista al Corriere della Sera. Una donna forte e con ancora tutta la vita davanti, che, come Giulia Cecchettin, ha pagato caro il suo senso di responsabilità e il suo affetto.

Una sintesi per punti del caso

  • Condanna di Costantino Bonaiuti: l’ingegnere di 61 anni Costantino Bonaiuti, accusato di aver ucciso la sua ex fidanzata Martina Scialdone nel gennaio 2023, è stato condannato all’ergastolo per omicidio volontario pluriaggravato e porto abusivo di armi da fuoco.
  • La tragedia e il contesto: l’omicidio si consumò dopo una lite in un ristorante. Bonaiuti, armato di pistola, sparò a Martina sotto gli occhi del fratello. La vittima, una legale esperta in violenza di genere, aveva accettato l’incontro per chiudere definitivamente la loro relazione.
  • Reazioni e riflessioni: i familiari della vittima hanno dichiarato che, benché sia stata fatta giustizia, non ci sono vincitori né vinti.