“Merci Gisèle”, così hanno gridato centinaia di donne radunate fuori dal tribunale di Avignone. Il caso di Gisèle Pelicot non è solo una storia di abusi ma un potente simbolo di resistenza e cambiamento. La vicenda ha scosso la Francia e ha avuto risonanza internazionale portando alla luce uno dei casi di violenza sessuale più discussi degli ultimi anni. La decisione della 72enne di denunciare pubblicamente gli abusi, senza più paura, ha ispirato donne di tutto il mondo. La francese ha così sollevato il velo sul patriarcato e sulla cultura dello stupro diventando anche un’icona femminista.
Gisèle Pelicot: da vittima a simbolo
Il caso di Mazan rappresenta uno degli episodi più noti di abusi sessuali emersi negli ultimi anni. Dominique Pelicot, il principale imputato, insieme ad altri 50 uomini, è stato processato per aver commesso crimini contro la sua ex moglie tra il 2011 e il 2020. L’uomo l’ha drogata regolarmente, violentata e ha orchestrato stupri e abusi di altre persone anche in luoghi diversi.
L’aspetto più agghiacciante è stato il metodo con cui Pelicot ha documentato e organizzato questi abusi. Gli investigatori hanno scoperto una cartella denominata “Abus” (abuso) su una chiavetta USB, contenente i contenuti visivi di oltre 200 stupri e un elenco di più di 90 nomi. Dopo due anni di indagini, le autorità hanno identificato 51 uomini coinvolti di età compresa tra i 26 e i 74 anni.
Gisèle Pelicot ha mostrato straordinaria forza non solo nel denunciare gli abusi subiti ma anche nel prendere la decisione di rinunciare all’anonimato previsto dalla legge francese. Ha richiesto che il procedimento fosse reso pubblico con l’obiettivo di aiutare altre vittime di violenze sessuali.
La donna non conserva memoria diretta delle violenze subite ma durante il processo molte registrazioni video degli abusi sono state proiettate in aula. Nonostante il peso emotivo di visionare quegli atti, ha dichiarato di non essersi mai pentita della sua scelta ritenendo fondamentale che la sua vicenda fosse portata alla luce per dare forza ad altre vittime.
Volevo che tutte le donne vittime di stupro… Voglio che queste donne dicano: Madame Pelicot l’ha fatto, possiamo farlo anche noi. Non voglio che si vergognino più. La vergogna non è nostra, è loro… Sto esprimendo la mia volontà e determinazione a cambiare questa società.
Il coraggio di Gisèle Pelicot è stato un potente gesto contro il silenzio e la vergogna che spesso circondano la violenza sessuale. Ha contribuito ad un cambiamento significativo nella percezione di questi crimini. Dopo un processo durato tre mesi e mezzo, il 19 dicembre, Dominique Pelicot è stato condannato a 20 anni di carcere per aver drogato e violentato l’ex moglie, oltre ad aver organizzato gli abusi di altri uomini mentre lei era incosciente. Gli altri imputati sono stati ritenuti colpevoli di vari reati, tra cui violenza sessuale, tentato stupro e stupro aggravato.
➖ Dominique #Pelicot condamné à 20 ans de réclusion
— FRANCE 24 Français (@France24_fr) December 19, 2024
➖ Le déroulé des peines pour les co-accusés commence
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L’impatto di Gisele Pelicot: un’icona del femminismo contemporaneo
Il processo ha avuto una risonanza significativa sia in Francia che a livello internazionale. I media globali hanno seguito il caso di Gisèle Pelicot rendendo ancora più diffusa la sua storia e la sua coraggiosa testimonianza.
Anche se gli imputati hanno spesso fatto riferimento alle loro “intenzioni”, il processo ha evidenziato con forza l’importanza cruciale del “consenso”, un principio imprescindibile che va oltre le specifiche previsioni legislative.
Parlo a nome di tutte quelle donne che vengono drogate e non lo sanno… in modo che nessun’altra donna debba sopportare la sottomissione chimica.
Il caso ha assunto un significato che va ben oltre la ricerca di giustizia. Gisèle Pelicot ha denunciato “una società macho e patriarcale” e ha invocato “un cambiamento nel nostro modo di guardare allo stupro”. La sua testimonianza ha ispirato una solidarietà collettiva tra donne di diversi origini ed estrazione sociale, tutte accomunate dalle loro storie personali. Molte di queste si rivolgono a lei per nome e le esprimono gratitudine con un semplice ma potente messaggio: “Merci, Gisèle”.
Per le strade di diverse città francesi compaiono scritte in bianco e nero come: “Gisèle, le donne ti ringraziano” o “Gisèle, sei più forte di loro”. Alla fine di novembre, una marcia contro la violenza sessuale ha attirato un numero record di circa 100mila persone in tutta la Francia. Una simile manifestazione di solidarietà si è verificata anche davanti al tribunale di Avignone. È una nonna che è diventata un’icona femminista e rivoluzionaria con i suoi caratteristici capelli rossi tagliati a caschetto.
Chi è Gisèle Pelicot
Nata nel 1952 in Germania, Gisèle Pelicot si è trasferita in Francia all’età di cinque anni. A 19 anni ha conosciuto Dominique, che sarebbe poi diventato suo marito. Si sono sposati dopo due anni e hanno avuto tre figli: David, Florian e Caroline. Durante il matrimonio hanno attraversato periodi di infedeltà e separazione.
La 72enne ha lavorato per decenni nei servizi logistici delle centrali nucleari francesi. Dopo il pensionamento, nel 2013, la coppia si è trasferita a Mazan, nel sud-est della Francia. Nel 2020, Dominique Pelicot è stato arrestato per aver filmato sotto le gonne di quattro donne in un supermercato locale, un episodio che ha portato alla scoperta del vero motivo dietro i preoccupanti vuoti di memoria di Gisèle. Questo evento ha dato avvio alle indagini che hanno poso scoperto anni di abusi verso la moglie.