La Lega è con il suo leader. E se Matteo Salvini venisse condannato nel processo Open arms che venerdì si chiuderà a Palermo, il partito scenderà in piazza. Nessuna mobilitazione in Sicilia – colpa del flop dell’ultima volta, a ottobre, e dell’impegno con la Manovra nelle stesse ore a Montecitorio – ma alcuni gazebo saranno allestiti sabato e domenica a Roma e Milano. Meglio attendere la sentenza, insomma. Poi si vedrà. Di sicuro il vicepremier sarà a Palermo venerdì. E’ accusato di sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio per aver impedito, da ministro dell’Interno, lo sbarco di 147 migranti soccorsi dalla ong Open Arms e rimasti in mare 19 giorni, nell’agosto 2019. Per lui il pm ha chiesto sei anni di carcere. Sul verdetto, non circola ottimismo nel partito. A bassa voce molti temono comunque una condanna, anche se più lieve di 6 anni. E reagiscono con amarezza al pensiero, per il segnale di debolezza che l’eventualità darebbe al governo più che al partito.

Lega, si teme la condanna anche se più lieve rispetto ai sei anni

Lo spirito più battagliero è incarnato dai ‘colonnelli’ del segretario. In testa Andrea Crippa, uno dei vice di Salvini. Fedele al suo stile agguerrito e senza peli sulla lingua, rimarca: “Un’eventuale condanna sarebbe un fatto gravissimo, una condanna all’intero popolo italiano, al Parlamento e quindi al governo eletto direttamente dai cittadini”. Crippa quindi annuncia: “Tutto il partito è pronto alla mobilitazione in caso di condanna”. Niente di più, ma finora è esclusa un’iniziativa a Palermo anche per ragioni di collegamenti con l’isola e complice il clima natalizio. Ma la preoccupazione risuona anche al Senato. Se ne fa portavoce Marco Dreosto. Con un inciso, parlando di immigrazione e forse approfittando della presenza della premier Giorgia Meloni in Aula (ha riferito sul prossimo Consiglio europeo), il senatore attacca: “E’ scandaloso, lo ripeto scandaloso, che un ministro della Repubblica sia portato a processo per aver fatto il proprio dovere. Difendere i confini non è un reato, è un dovere e un atto di responsabilità”. E la vicinanza – assicura – non è solo come leghisti, ma come italiani. Poco dopo, la premier si associa e ribadisce “la solidarietà di tutto il governo” provocando l’applauso del centrodestra. Tutti in piedi, senatori e i ministri presenti.