Marco Tarquinio, europarlamentare del Partito Democratico ed ex direttore del quotidiano Avvenire, è intervenuto ai microfoni di Radio Cusano Campus, durante la trasmissione Greenwich – Una finestra sul mondo, in concomitanza con i lavori della plenaria in corso a Strasburgo. Il fulcro del suo intervento ha riguardato i due principali temi in discussione in vista del Consiglio Europeo di giovedì 19 dicembre: il sostegno a Kiev e la gestione dei flussi migratori.

Sostegno a Kiev sì, ma umanitario: basta armi”

Il giorno successivo all’intervento della premier Meloni in Parlamento, durante il quale ha ribadito la fermezza del sostegno militare italiano all’Ucraina, l’on. Tarquinio ha espresso una posizione chiara:
Io sono favorevole al fermo sostegno a Kiev, ma deve essere un sostegno umanitario e politico. Abbiamo sotto gli occhi il fallimento di anni di politiche di guerra: il fallimento di Putin e dei Paesi occidentali che hanno fatto la guerra con i corpi degli ucraini. Tre anni dopo, abbiamo un Paese devastato dalla guerra, con un milione di persone che si nascondono per sfuggire alla leva e trecentocinquantamila disertori. In Russia, il numero è ancora più alto. Chi può evitare di farsi uccidere al fronte lo fa; ci vanno i figli dei poveri, quelli che non hanno scelta.

“Dobbiamo uscire da questo circuito sanguinoso -ha aggiunto Tarquinio-. Questa mattina, a Strasburgo, abbiamo incontrato la presidente georgiana. Un’altra situazione drammatica: un Paese invaso da Putin nel 2008, a cui sono state strappate due regioni annesse alla Russia. Lì si sta sviluppando una resistenza strategica non violenta, e questa è la direzione da seguire. L’Europa deve sostenere Kiev anche senza i carri armati, puntando sulla forza diplomatica che un tempo ha contrastato l’Unione Sovietica, senza continuare a sacrificare vite sul campo. So che la mia posizione è complessa, ma molti italiani condividono l’idea che non si debba continuare a inviare armi.”

L’idea di pace di Donald Trump

Project 2025 prevede soluzioni per porre fine al conflitto in Ucraina: le quattro regioni contese sotto il controllo della Russia e due aree smilitarizzate affidate all’Europa. Tuttavia, istituzioni come NATO e UE non rischiano di trasmettere il messaggio che un Paese ben armato possa appropriarsi con la forza di porzioni di territorio sovrano?

Tarquinio ha commentato: “Questa è la logica della guerra. Quando parlano le armi, non si può semplicemente dire che da un giorno all’altro chi ha conquistato un territorio con il sangue debba restituirlo. Due anni e mezzo fa si diceva già: continuare a incoraggiare lo scontro armato porterà a un armistizio che consoliderà ciò che è stato conquistato con la forza.

Dobbiamo fermare la carneficina il prima possibile, perché c’è ancora una flebile speranza di battere un’altra via. La recente proposta di Zelensky prevedeva di congelare la linea del fronte e negoziare, senza dare nulla per scontato. Tuttavia, bisogna vedere se l’Ucraina sarà in grado, all’ombra di Trump, di negoziare con forza. Temo di no. Questa è un’ulteriore conferma del fallimento della guerra. Non dimentichiamo che Trump è colui che ha negoziato l’uscita degli USA dall’Afghanistan, con tutte le conseguenze che conosciamo. Quando Trump negozia, lo fa sulla pelle dei più deboli.”

Migranti: il modello Italia-Albania è fallimentare

Tra i temi caldi a Strasburgo, anche la gestione dei flussi migratori. Sul modello Italia-Albania, Tarquinio ha espresso forti critiche: “Uso le parole di Marta Kos, la commissaria europea per l’allargamento per i Balcani: il patto Italia-Albania non è un memorandum, è un patto bilaterale ed è un fallimento. Ciò che mi preoccupa è l’atteggiamento dell’Europa nei confronti dei rifugiati di guerra. Per l’accoglienza di rifugiati ucraini e siriani, ancora non abbiamo alcuna sicurezza”: