Anna Cisint è stata eletta a giugno europarlamentare per la Lega. Dal 2016 al 2024 ha ricoperto il ruolo di sindaca di Monfalcone, uno dei comuni italiani con la più alta percentuale di residenti stranieri (30%). Ha firmato il libro Ora basta, in cui racconta la sua esperienza personale rispetto all’islam radicale e alla mancata integrazione di alcune comunità che, pur vivendo in Italia, tendono a seguire le proprie leggi religiose anche in ambito giuridico, sovrapponendole alla normativa italiana.

Cisint è intervenuta ai microfoni di Radio Cusano Campus, durante la trasmissione Greenwich – Una finestra sul mondo, per discutere del ruolo dell’Europa nella lotta all’immigrazione irregolare e per analizzare l’impatto dell’Islam nella società italiana.

La battaglia contro l’islam radicale

Sull’estremizzazione dei concetti religiosi, Cisint ha affermato con decisione: “La mia battaglia contro l’islam radicale non è conclusa: è ormai una missione guidata dalla consapevolezza di ciò che accade e che, purtroppo, accadrà in Europa e in Italia. La mia esperienza, prima da cittadina e poi da sindaca, mi ha dato una consapevolezza concreta e quotidiana di cosa significhi l’islamizzazione integralista di un paese o di una città”.

“Mi stupisco sempre di come ciò sia possibile -ha aggiunto Cisint-. Vedo una mancanza di dignità da parte di una fetta della popolazione e della politica. Per combattere questo processo serve amore verso le proprie radici profonde, verso la propria cultura. La politica, invece, accetta qualsiasi tipo di sopruso da queste religioni così violente. Certamente ci sono persone islamiche moderate, ma l’Islam, come religione, non è moderato. È un modello culturale che, quando si sovrappone agli altri, li annienta. È incompatibile con il modello occidentale e, soprattutto, con il nostro sistema giuridico”.

“Bisogna ricordare -ha sottolineato Cisint- che la parità di genere in Italia è un fatto giuridico: non si può ignorare. Non si possono tollerare le spose bambine; segregare una donna in casa impedendole di imparare la lingua italiana è un reato. La cosa più grave è che una parte della politica italiana accetta supinamente questo percorso. Non si può scegliere tra applicare le norme del diritto italiano o quelle del diritto islamico: sono in netto contrasto. Nei paesi islamici è la religione a decidere; in Italia deve decidere lo Stato.”

Queste parole evocano un monito già espresso da Oriana Fallaci, ripreso dall’on. Cisint per sottolineare l’urgenza di una riflessione.

Il ruolo dell’Unione Europea

Cisint, nel suo intervento, ha più volte richiamato le responsabilità della politica, sia italiana che europea. Alla domanda sull’urgenza di una postura più incisiva da parte dell’UE, considerando il malcontento manifestato dai paesi di frontiera (tra cui l’Italia) fin dal Patto di Dublino, Cisint ha risposto: “L’Europa è una delle maggiori responsabili di questa situazione. Noi della Lega stiamo combattendo questa modalità operativa che Bruxelles continua a seguire, anche se si respira un’aria diversa. Ho appena terminato il mio intervento in plenaria a Strasburgo su questo problema, legato all’applicazione rigida della Sharia”.

“L’Europa ha perso di vista cosa significhi amare la propria storia e le proprie tradizioni -ha aggiunto Cisint-. Una globalizzazione mal gestita ha portato danni enormi, tra cui l’abuso del multiculturalismo. Nei passati cinque anni, l’Europa si è dimostrata impreparata e poco rispettosa della dignità dei popoli che la compongono. Noi oggi stiamo conducendo una grande lotta: siamo il terzo gruppo al Parlamento Europeo e speriamo di instillare consapevolezza sulla necessità di un cambio di rotta.

La difesa dei confini è fondamentale -ha affermato Cisint-. Solo venti giorni fa sono stata sulla rotta balcanica: si parla molto degli scafisti, e il nostro ministro rischia il carcere per aver difeso il suo popolo, ma una parte sostanziale del problema migratorio si trova nei Balcani. Ho visto con i miei occhi che da lì entrano quasi esclusivamente uomini, tutti provenienti da paesi che non sono in guerra e quasi tutti di religione islamica. Il loro obiettivo è arrivare nel nostro paese. Quello che mi ha sconvolto è scoprire che l’Unione Europea finanzia centri per i migranti non destinati al rimpatrio, situati ai confini dell’Europa. La Croazia respinge i migranti irregolari, indirizzandoli in questi centri, dove vengono messi nella condizione di percorrere la rotta balcanica irregolarmente”.

C’è da chiedersi: cosa vogliamo per il futuro? Legalità? Confini sicuri? L’attuale modus operandi non garantisce la sicurezza dei confini. La politica deve mettere questa tematica tra le sue priorità più urgenti”, ha concluso Cisint.