A una settimana abbondante dalla capitolazione del regime di Bashar al-Assad in Siria, il nuovo governo istituito dai ribelli filo-turchi è guardato con prudenza dalle cancellerie occidentali. Le IDF (Forze di Difesa Israeliane) hanno fatto sapere che occuperanno i territori del Golan, parzialmente conquistati da Israele nella guerra arabo-israeliana del 1967, fino alla fine dell’inverno. Il presidente Joe Biden assicura che non ci sarà un rinvigorimento dell’ISIS e il G7 tenta di compattarsi per trovare una linea uniforme.
Siria, Capuozzo: “Difficile un regime solido con un quadro così frazionato”
Tony Capuozzo, ex direttore del TG5 e storico inviato di guerra, è intervenuto durante la trasmissione “Greenwich – Una finestra sul mondo” su Radio Cusano Campus, analizzando l’atteggiamento che l’Occidente riserva al quadrante mediorientale, con un parallelo su ciò che successe in Afghanistan nel 2019 con la presa di potere dei talebani.
“L’Afghanistan -ha affermato Capuozzo- è un Paese tutto sommato omogeneo rispetto alle tradizioni. Nonostante le etnie diverse e le sfumature religiose, la Siria è un mosaico vero e proprio. È presente una comunità cristiana millenaria, molto importante. Nella base popolare dell’ex presidente Assad ci sono gli sciiti alauiti, i curdi e i ribelli, a loro volta divisi in gruppi e tendenze. Credo che sarà molto difficile vedere un regime solido con un quadro così frazionato: era difficile tenere unito il Paese con un dittatore spietato come Assad, figurarsi con un progetto di democrazia così debole”.
“La Siria -ha aggiunto Capuozzo- è il cuore del Medio Oriente, si giocano molti appetiti, soprattutto quelli della Turchia. In queste ore arriva la conferma che il Turkish Stream, il gasdotto che attraverso la Siria e il Qatar porterebbe il gas in Europa, è operativo. Questo ridurrebbe la dipendenza dal gas russo e renderebbe la Turchia il rubinetto principale del Vecchio Continente. Le capitali arabe più moderate, che non vengono prese in considerazione, credo siano tra le prime a guardare preoccupate gli sviluppi in Siria”.
Il ruolo della Turchia di Erdogan
I ribelli che si sono insediati nel nuovo governo siriano si definiscono filo-turchi e fanno riferimento a un gruppo di fazioni che si sono schierate con la Turchia durante la guerra civile siriana nel 2011. Anche questi gruppi sono eterogenei e comprendono milizie locali, ex combattenti dell’opposizione siriana e gruppi jihadisti. L’intervento turco in Siria è stato motivato da una serie di fattori strategici, tra cui la lotta contro i curdi siriani, l’opposizione al regime di Bashar al-Assad e l’influenza regionale. Ma che ruolo gioca Erdogan, dunque? Considerando il sostegno dichiarato per la causa palestinese dall’inizio dello scoppio del conflitto a Gaza, questo colpo in Siria ha fortemente indebolito le milizie sciite libanesi filo-iraniane di Hezbollah.
Su questo punto in particolare, Tony Capuozzo è stato chiaro: “Non bisogna dimenticarsi che Erdogan fa parte della NATO: ha mantenuto i rapporti con Putin, ma vendeva i droni all’Ucraina. Erdogan è un grande giocatore di poker e la sua caratteristica più evidente è l’imprevedibilità. Il suo unico vero obiettivo probabilmente è la costruzione di una potenza che sia più di una forza regionale.”