La manovra 2025 arriva allo snodo cruciale, i parlamentari della maggioranza si dicono sicuri che sarà approvata regolarmente entro la fine dell’anno scongiurando l’esercizio provvisorio. Ma, due anni dopo le elezioni, quindi ora che si è giunti a metà mandato, quali sono le partite aperte che segneranno la seconda fase del Governo Meloni?
Dalla scuola ai sostegni, dal fisco alla previdenza, sono almeno otto. Questo, al netto dei malumori che si raccolgono, oltre che dall’apposizione (il che è fisiologico), anche dagli ambienti più vicini al centrodestra come quelli liberali, tanto che l’economista della Luiss (nonché della Adam Smith Society) Veronica De Romanis ha bollato la legge di bilancio che sta partorendo la maggioranza come “poco coraggiosa e non incisiva”.
Manovra 2025, le otto partite che segneranno la Meloni 2.0
Insomma, altro che Milei e la sua motosega. Per i liberali, la manovra di Giancarlo Giorgetti e Giorgia Meloni è timida, per usare un eufemismo:
“Per la terza volta di seguito, Meloni perde la possibilità di far capire qual è il Paese che vuole: se vediamo l’impatto della manovra per il 2025, è di soli 2 decimi di punto. Il Pil programmatico rispetto al Pil tendenziale è superiore di 3 punti percentuali, davvero poca roba”
ha dichiarato De Romanis al Riformista.
Ma tant’è: se si avanza col passo lento di una lumaca e le sforbiciate restano sotto il segno del “Milei ma non posso”, le partite che la maggioranza deve chiudere in questi ultimi giorni della sessione di bilancio cominceranno a mettere le fondamenta anche per la seconda fase del primo Governo Meloni.
Questo, dal punto di vista politico, lo si può evincere anche dal fatto che la premier ha deciso di far ritirare l’emendamento alla manovra che prevedeva di portare lo stipendio degli otto ministri non parlamentari al livello di quelli che siedono anche in Parlamento. “Non reggiamo agli attacchi dell’opposizione”, avrebbe confidato al ministro Guido Crosetto ordinando la retromarcia. E oggi, un Ignazio La Russa un pò con il dente avvelenato, dopo aver accompagnato la presidente del Consiglio alla macchina che l’attendeva sotto Palazzo Madama, l’ha messa così:
“Si trattava di equiparare i compensi. Ma della proposta di abbassare quelli dei parlamentari, chissà perché, non ne ho più sentito parlare”
Manovra 2025, aumento degli stipendi ai ministri: spunta un @Ignazio_LaRussa col dente avvelenato pic.twitter.com/Pa91Be9IHQ
— Tag24 (@Tag24news) December 17, 2024
La partita delle indennità
E comunque: la prima delle partite legate alla manovra che la maggioranza deve definire è quella delle indennità. È in arrivo, infatti, una stretta su quella di disoccupazione: dal 2025, un lavoratore dimissionario da un lavoro a tempo indeterminato nei 12 mesi precedenti potrà avere la Naspi solo se ha 13 settimane di contribuzione con il secondo datore per cui smette di lavorare. L’obiettivo è di evitare che il lavoratore assunto sia poi licenziato dopo un breve periodo al solo fine di chiedere l’indennità di disoccupazione mentre in realtà continua a lavorare in nero.
La partita della scuola
Per il mondo della scuola, sono previste le assunzioni di 1610 (e non 5000, come si era creduto in un primo momento) professori di sostegno: i fondi per la valorizzazione del sistema scolastico hanno l’obiettivo proprio di rispondere all’aumento del numero di studenti con disabilità certificata. Si tratta di 21,6 milioni nel 2025, 74 milioni per il 2026, 71,7 dal 2027 al 2031 e 74 milioni per il 2032. Il Governo Meloni sa che questa è una partita particolarmente dedicata perché la scuola è tradizionalmente un bacino elettorale della sinistra.
La partita dell’energia
Per la manovra che sta per essere varata c’è anche un emendamento sulle concessioni della distribuzione elettrica che potranno essere prorogate fino a 40 anni per coloro che presentano un piano di investimenti che faccia migliorare il servizio, incrementi le fonti rinnovabili e potenzi le infrastrutture di rete.
La partita dell’informazione
Una patata bollente rimane da maneggiare sul fronte dell’informazione. Qui, infatti, anche se Forza Italia era di parere contrario, Fratelli d’Italia e Lega hanno deciso di ridurre al lumicino (solo 20 milioni) il fondo a disposizione delle imprese nel settore dell’editoria e delle “persone fisiche esercenti punti vendita esclusivi per la vendita di giornali e riviste”, vale a dire le edicole. Sempre sul fronte dell’informazione, poi, c’è da conteggiare anche la web tax al 3% che Palazzo Chigi vorrebbe riservare alle imprese che realizzano ricavi derivanti da servizi digitali per almeno 750 milioni di euro l’anno.
La partita dei sostegni
L’Assegno di inclusione, uno dei mezzi con il quale è stato superato il Reddito di cittadinanza, vedrà allargarsi la sua platea: il tetto Isee entro il quale si potrà chiedere il sussidio da 9360 euro sale a 10140 euro. Il valore del reddito familiare massimo, poi, sale a 6500 euro e a 8190 il tetto di reddito per le famiglie con anziani o disabili. Sul fronte lavoro, inoltre, il Supporto per la formazione e il lavoro per i cosiddetti “occupabili” resterà legato alla partecipazione a misure di formazione e inserimento, ma vedrà l’Isee passare da 6000 a 10140 euro e l’assegno che si intasca da 350 a 500 euro al mese. Il sussidio, per chi segue un corso di formazione, potrà valere per due anni.
La partita della previdenza
Quante volte si dice che la pensione per i giovani è sempre più a rischio e, in proiezione, sempre più povera? Per questo, dal 2025, i nuovi assunti potranno aumentare il proprio tesoretto contributivo versando all’Inps una quota aggiuntiva dell’aliquota pensionistica pur mantenendosi entro il limite dei 2 punti percentuali. In ogni caso, i contributi in più non conteranno per la maturazione degli importi per andare in pensione anticipata, ma saranno deducibili al 50% dal proprio reddito e contribuiranno, naturalmente, ad avere un pensione più ricca una volta raggiunti i 67 anni di età.
La partita del fisco
La manovra 2025 conterrà, sul fronte fisco, una novità per l’imposta sul reddito delle società, l’Ires. L’intento della premiata ditta Meloni-Giorgetti è ridurre la platea dei beneficiari di uno sconto di 4 punti percentuali. Lo sconto fiscale si dovrebbe applicare, infatti, solo a tre condizioni. La prima: che almeno l’80% degli utili dell’esercizio in corso al 31 dicembre 2024 venga accantonato in una apposita riserva. La seconda: che almeno il 30% degli utili accantonati sia destinato a investimenti con l’acquisto (per almeno 20mila euro) di beni fatti in Italia. La terza: l’importo destinato agli investimenti deve essere anche pari ad almeno il 24% degli utili dell’esercizio in corso al 2023.
La partita delle mance (con quella che farebbe drizzare i capelli a Milei)
Non c’è manovra, poi, che non preveda qualche mancia, qualche sussidio più o meno a pioggia. In quella del 2025, ad esempio, ci dovrebbe essere un fondo per l’economia del mare, uno per gli oratori delle parrocchie, uno per le donne vittime di violenza e, visto che nel 2027 ricorrerà il bicentenario della morte di Alessandro Volta, un contributo di 6 milioni di euro per omaggiare l’inventore del primo generatore elettrico. A Milei si drizzerebbero i capelli.