A dicembre, assieme alle luminarie del Natale e alla corsa ai regali, sono ormai diventate tradizionali le polemiche che scatena la classifica sulla qualità della vita nelle città che pubblica – ormai da 35 anni – il Sole 24 Ore. Non è l’unico giornale che dedica uno spazio importante a una graduatoria simile. Fatto sta che, ogni anno, l’iniziativa del quotidiano economico riesce a imporsi nel dibattito politico perché puntualmente premia le città del nord a discapito di quelle del sud.

Dal punto di vista dei numeri, intesi come servizi e opportunità, non ci sono dubbi: si vive meglio nel settentrione. Nel Mezzogiorno, si può essere ugualmente e anche di più felici. Ma, statisticamente, arrangiandosi.

Questo, con buona pace di De Luca Vincenzo, il Governatore della Campania che rivendica per la sua regione primati su primati, come Maurizio Crozza fa sapere al grande pubblico nella sua parodia. Ma soprattutto dando ragione a un altro De Luca: Erri, lo scrittore napoletano. Il quale, già da qualche anno, ha alzato bandiera bianca davanti a queste classifiche sostenendo che è meglio non tenere proprio conto di Napoli, ad esempio: “È troppo fuori scala per essere misurata”. Intanto, quest’anno, Partenope è penultima in classifica.

La classifica delle città sulla qualità di vita

E vabbè: una licenza poetica, se non la si concede a Erri De Luca, sarebbe difficile farlo a beneficio di altri. I poeti non scrivono indicando numeri, ma stati d’animo e sentimenti.

Tuttavia, anche Erri De Luca, anche quest’anno, avrà storto la bocca davanti alla classifica 2024 del Sole secondo la quale la città italiana dove si vive meglio è Bergamo. Seconda Trento. Terza Bolzano. Tra le prime dieci, quella più a sud è Ascoli (decima). La prima che si può considerare meridionale è Cagliari (44esima). Le ultime tre postazioni, invece, sono occupate da Crotone, Napoli e Reggio Calabria: più sud di così, si muore. Anche quest’anno, la mazzata è servita.

Dalla città simbolo del Covid al primato

Al di là di De Luca (Erri), bisogna dire, in ogni caso, che molti napoletani e, in genere, molti meridionali la stanno prendendo con sportività. Del resto, anche calcisticamente, questo sembra l’anno dell’Atalanta, primatista in serie A (tra l’altro proprio a discapito del Napoli secondo).

Bergamo, in ogni caso, vive il proprio riscatto dopo i mesi bui del Covid, quando divenne la città simbolo della pandemia, con la fila dei camion militari che trasportavano le bare

Il sindaco Pd Giorgio Gori, ora europarlamentare, nonché la prima cittadina attuale che gli è succeduto dallo scorso giugno, Elena Carnevali, possono ritenersi soddisfatti. Quando la colonna dei 70 mezzi militari portava via le salme, era il 18 marzo 2020. Quell’anno, il centro orobico si classificò 52esimo. Quest’anno, invece, è arrivato per la prima volta il primato assoluto della classifica del Sole grazie a un balzo in avanti compiuto in tutti i 90 indicatori con i quali si compone la classifica.

Il Sud fanalino di coda: la rabbia del sindaco di Reggio Calabria

Per quanto riguarda il Sud, invece, sembra un malato cronico ma anche al suo riguardo non mancano lampi di luce, uno spiraglio di cambio di marcia:

“Il trend del Pil pro capite che premia Palermo, Caltanissetta e Nuoro; il valore tendenziale delle presenza turistiche con Isernia, Frosinone ed Enna a registrare i valori più elevati. L’aumento dell’attrattività sul piano economico, si accompagna a una maggiore accessibilità sul fronte dell’affitto o acquisto di immobili e a una minore inflazione, creando condizioni potenzialmente favorevoli per il futuro”

scrive il giornale diretto da Fabio Tamburini.

E tuttavia, il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà l’ha messa così sui social

Le polemiche di Roma e Palermo, la fatalità di Napoli

Come da tradizione, la classifica del Sole 24 Ore ha dato poi modo di regolare alcuni conti politici.

A Roma, ad esempio, Carlo Calenda ha avvertito il sindaco dem Roberto Gualtieri che nella capitale, crollata di 24 postazioni in classifica (adesso è 59esima) con troppi cantieri ancora aperti in vista dell’imminente Giubileo, c’è “un rischio collasso”.

A Palermo, invece, declassata dall’88esimo al centesimo posto, è stata la Cgil a bacchettare il sindaco di centrodestra Roberto Lagalla.

A Napoli, infine, altra grande delusa, non sono giunti commenti diretti per la città governata dal neo presidente dell’Anci Gaetano Manfredi. Ma solo fatalità, aggrappandosi per l’ennesima volta alle parole di Erri De Luca, come accennato:

“Ignoro i criteri di valutazione, ma dubito che siano adeguati allo scopo. C’è qualità di vita in una città che vive anche di notte, con bar, negozi, locali aperti e frequentati, a differenza di molte città che alle nove di sera sono deserte senza coprifuoco. Considero qualità della vita poter mangiare ovunque cose squisite e semplici a prezzi bassi, che altrove sarebbero irreali. Considero qualità della vita il mare che si aggira nella stanza del golfo tra Capri, Sorrento e Posillipo. Considero qualità della vita il vento che spazza il golfo dai quattro punti cardinali e fa l’aria leggera. Considero qualità della vita l’eccellenza del caffè napoletano e della pizza. Considero qualità di vita la cortesia e il sorriso entrando in un negozio, la musica per strada. Considero qualità della vita la storia che affiora dappertutto. Considero qualità della vita la geografia che consola a prima vista, e considero qualità della vita l’ironia diffusa che permette di accogliere queste graduatorie con un ‘Ma faciteme ‘o piacere’. Per consiglio, nelle prossime statistiche, eliminate Napoli: è troppo fuori scala, esagerata, per poterla misurare”

Tuttavia, c’è da chiedersi fino a quando i De Luca della politica potranno continuare a nascondersi dietro i De Luca della letteratura.