Il centrodestra ‘dedica’ a Matteo Renzi una norma nella Manovra di Bilancio 2025, il cosiddetto ‘emendamento anti-Renzi‘ con cui intende porre uno freno ai compensi esteri per i membri del Parlamento e dell’esecutivo.

Una norma ad personam secondo qualcuno, scritta appositamente per colpire il senatore di Italia Viva da tempo al centro di polemiche e attacchi mediatici per le sue consulenze in Arabia Saudita.

Immediate e vibranti le proteste di Italia Viva, anche se non sarebbe la prima volta che il Parlamento prova a legiferare sulla materia. Ci aveva già provato senza successo il Movimento 5 Stelle nel 2023.

Questa volta potrebbe andare diversamente?

Che cos’è l’emendamento anti-Renzi

Tra i nuovi emendamenti, depositati dai relatori di maggioranza in commissione Bilancio alla Manovra 2025, c’è anche una proposta per vietare ai membri del Governo e del Parlamento di percepire compensi da Stati esteri extra Ue.

La ratio della norma è quella di tutelare il Parlamento dal rischio di ‘influenze straniere’.

L’emendamento è stato immediatamente ribattezzato ‘emendamento anti-Renzi’ in riferimento proprio alle consulenze dell’ex premier in Arabia Saudita. Consulenze e conferenze retribuite che, in caso di approvazione della norma, il leader di Italia Viva dovrebbe abbandonare.

L’emendamento prevede il divieto totale per parlamentari e membri del Governo di avere incarichi retribuiti da soggetti pubblici o privati con sede legale e/o operativa al di fuori dell’Unione Europea. Per i trasgressori è previsto l’obbligo di versare il compenso percepito allo Stato entro trenta giorni dall’erogazione.

L’emendamento che è stato approvato dal Governo modifica una proposta di Fratelli d’Italia, precedentemente bocciata, che fissava a 50 mila euro il limite consentito dalla legge. La nuova norma adesso è al vaglio della Commissione Bilancio di Montecitorio e in caso di approvazione diventerebbe parte integrante della nuova Legge di Bilancio.

Matteo Renzi accusa: “Norma sovietica per colpire l’opposizione”

Immediate le proteste degli esponenti di Italia Viva che accusano il Governo di voler colpire il loro leader. Lo stesso Matteo Renzi ha un’idea molto chiara in merito: la norma è stata scritta dalla maggioranza per colpirlo a causa della sua entrata nella coalizione di centrosinistra.

“Meloni ha paura che il nostro 2-3% sia decisivo per la sconfitta della destra. E allora colpisce un avversario con una legge ad personam, una cosa mai vista in 70 anni di storia repubblicana.”

Accusa dalle colonne del Corriere della Sera dove parla di ‘esproprio’ e di ‘norma sovietica’ e di ‘deriva sudamericana‘, per sottolineare il tentativo della maggioranza di colpire l’opposizione.

“Tutti sanno che questa è una norma ad personam. La cosa più incredibile è che per la prima volta si sancisce il diritto dello Stato di tassare al 100% il lavoro di un cittadino”.

Renzi, inoltre, evidenzia come tale norma possa determinare un precedente pericoloso, perché dice: “oggi il governo di destra lo fa a me, domani il governo di sinistra potrebbe farlo ad altri”.

In un post social, infine, ribadisce le accuse contro il Governo e annuncia battaglia in Senato.

“In questa Legge di Bilancio aumentano i pedaggi autostradali, tagliano i fondi ai ricercatori, riducono i soldi ai comuni ma raddoppiano lo stipendio a ministri e sottosegretari. E chi prova a fare opposizione seriamente viene aggredito con norme ad personam. Chiederemo conto alla Meloni di queste nefandezze già mercoledì in Senato. Vediamo se stavolta risponde o va via prima come l’ultima volta”.

Il precedente fallito nel 2023 dai Cinquestelle

Nel marzo del 2023, in pieno scandalo Quatargate, il Movimento 5 Stelle presentò una mozione a prima firma del deputato Francesco Silvestri in cui si chiedeva un impegno da parte del Governo a vietare per i rappresentati di Governo, Parlamento ed enti territoriali di ricevere compensi da Stati esteri. La proposta fu bocciata per l’astensione di Pd, Iv e Azione. A favore votò per il centrosinistra solo Avs e M5s.

L’ex alleato Calenda: “Norma sacrosanta”

Nella polemica si inserisce anche il leader di Azione Carlo Calenda divenuto, dopo il fallimento del progetto del Terzo Polo nel 2022, tra i più coerenti avversari dell’ex presidente del Consiglio. Nel marzo del 2023, Calenda votò contro la proposta del Movimento 5 Stelle contribuendo alla sua bocciatura e al salvataggio di Renzi. Negli ultimi due anni, però, pare abbia cambiato idea dal momento che oggi sui social scrive:

“È ovvio e sacrosanto che sia vietato prendere soldi durante lo svolgimento del mandato parlamentare da paesi stranieri e da società collegate ai governi di paesi stranieri, ma questo divieto va integrato con il dovere di astensione da voti su materie che hanno a che fare, in generale, con altre fonti di reddito anche “italiane”.

Un post estremamente critico, in cui l’ex Ministro dello Sviluppo Economico interviene anche sulla vicenda relativa all’aumento degli stipendi dei ministri non eletti in Parlamento, proposto con un emendamento in Manovra dal Governo. Una proposta che al pari di quella relativa alla norma anti-Renzi, sta suscitando numerose polemiche.

In conclusione

Il Governo ha presentato un emendamento alla Manovra di Bilancio 2025, soprannominato “anti-Renzi”, per vietare ai membri del Parlamento e dell’esecutivo di ricevere compensi da Stati esteri non appartenenti all’UE.

La norma, criticata come “ad personam” da Italia Viva e dallo stesso Renzi, mira a prevenire influenze straniere. Renzi accusa il Governo di volerlo colpire per la sua alleanza con il centrosinistra.

Nel 2023, il Movimento 5 Stelle aveva proposto una norma simile, ma fu bocciata. L’ex alleato Carlo Calenda, invece, sostiene la proposta, considerandola sacrosanta per evitare conflitti di interesse.